Becciu, in Australia scoppia il caso ma l'avvocato di una delle vittime smentisce: «Mai ricevuto soldi»

Becciu, in Australia scoppia il caso ma l'avvocato di una delle vittime smentisce: «Mai ricevuto soldi»
Becciu, in Australia scoppia il caso ma l'avvocato di una delle vittime smentisce: «Mai ricevuto soldi»
di Franca Giansoldati
Lunedì 5 Ottobre 2020, 16:51 - Ultimo agg. 6 Ottobre, 08:18
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Città del Vaticano – L'affaire Becciu si allarga all'Australia. Non solo in Italia ma anche in Australia prende corpo l'avvio di una verifica per fare luce sul caso giudiziario del cardinale Pell, il cui processo potrebbe essere stato inquinato dall'acquisto di testimoni, come hanno evidenziato alcuni documenti relativi all'inchiesta in corso in Vaticano per l'utilizzo dei fondi riservati della Segreteria di Stato. 

Mentre stamattina Papa Francesco ha ricevuto in udienza monsignor Adolfo Tito Yllana, nunzio apostolico a Sidney, l'avvocato australiano del cardinale Pell, Robert Richter, ha chiesto pubblicamente l'avvio di una indagine sui 700mila euro che sarebbero andati a sostenere le accuse di pedofilia contro il porporato australiano. «Da questi articoli traggo l'indicazione che serve una indagine corretta da parte di tutte le autorità fiscali per tracciare il denaro giunto in Australia», ha dichiarato Richter all'Australian Financial Review.

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L'ipotesi di aver corrotto i testi viene però smentita, dall'avvocata di una delle presunte vittime. Al Sidney Morning Gerald Viv Waller, avvocatessa che difende l'uomo che vuole restare anonimo, ha respinto ogni ipotesi sul fatto che il suo cliente possa essere stato pagato: «Il mio cliente nega ogni conoscenza o ricevuta di alcun pagamento».

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Nel 2018 Pell, oggi 79enne e all'epoca prefetto della Segreteria vaticana per l'Economia, fu costretto per imposizione di Papa Francesco di lasciare Roma per farsi processare in Australia, dal tribunale dello Stato di Victoria, con la pesantissima accusa di avere abusato di due chierichetti in sacrestia al termine di una messa domenicale quando era arcivescovo di Melbourne. I fatti fanno riferimento agli inizi degli anni Novanta. Il cardinale venne condannato, poi detenuto in carcere, dove è rimasto 400 giorni, e infine, lo scorso aprile, scagionato con una sentenza della Corte suprema australiana. Pell non ha mai smesso di dichiararsi innocente. 

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La scorsa settimana è tornato a Roma, ufficialmente per riprendere possesso, e chiudere, l'appartamento in cui abitava, a pochi metri dalle mura vaticane. Nel frattempo, però, in Vaticano è esploso il caso Becciu: il cardinale Angelo Becciu, ex Sostituto agli Affari generali della Segreteria di Stato, silurato da Francesco. All'origine di questa clamorosa punizione - a quanto riferito dallo stesso Becciu dopo una burrascosa udienza con il Papa - ci sarebbero le accuse di "peculato" per avere aiutato i suoi fratelli con fondi vaticani. Accuse che nascono dall'indagine che in questi mesi la magistratura vaticana, con il supporto della Guardia di finanza italiana, sta svolgendo sulla sospetta compravendita di un immobile a Londra da parte della Segreteria di Stato all'epoca in cui Becciu era Sostituto, ossia numero tre della catena di comando vaticana dopo il Papa e il Segretario di Stato

Pell, che con il cardinale sardo non ha mai avuto buoni rapporti la scorsa settimana ha commentato il licenziamento di Becciu con parole di soddisfazione. «Il Santo Padre è stato eletto per pulire le finanze vaticane. La partita è lunga e bisogna ringraziarlo e fargli le congratulazioni per gli ultimi sviluppi». Non solo: la breve nota si concludeva con un ultima frase sibillina: «Spero che continui la pulizia sia in Vaticano che a Victoria». Un accenno neanche tanto velato all'ipotesi, tutta da dimostrare, che dietro il processo nello Stato australiano di Victoria si possano essere stati episodi di corruzione. 
 

 



 

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