Becciu reintegrato dal Papa al Concistoro, dopo due anni gli riconosce la presunzione di innocenza in attesa della sentenza

C'è stata una telefonata tra i due

Becciu reintegrato dal Papa al Concistoro, dopo due anni gli riconosce la presunzione di innocenza in attesa della sentenza
di Franca Giansoldati
Lunedì 22 Agosto 2022, 14:35 - Ultimo agg. 23 Agosto, 13:10
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Città del Vaticano – Finora costretto ad una sorta di esilio forzato dal Papa, escluso da tutti i riti e le cerimonie cardinalizie, dopo la punizione che Francesco gli aveva inflitto - due anni fa - per l'affaire del palazzo di Londra senza aspettare la sentenza di condanna del tribunale vaticano, il cardinale Angelo Becciu domenica prossima potrà partecipare al concistoro, invitato personalmente dal pontefice che, di fatto, con una telefonata lo avrebbe reintegrato nelle sue prerogative cardinalizie, anche se fonti vaticane citate dalla agenzia di stampa Ascanews hanno fatto notare che si tratta solo di un invito ad una cerimonia. In ogni caso una mossa inedita e tutta da interpretare, quasi un modo per chiedere scusa per non avere rispettato il principio della presunzione di innocenza visto che la condanna anzitempo di Francesco la ha comminata dopo avere preso visione dello scoop di un settimanale che anticipava le accuse del promotore di giustizia vaticano (una specie di pm).

L'annuncio di questo insolito passaggio papale è stato fatto ieri mattina dal diretto interessato, il cardinale Becciu al termine della messa che celebrava a Pattada, il suo paesino natale in Sardegna. Parlando ad un centinaio di fedeli, soprattutto turisti, si è scusato perchè domenica prossima non sarebbe stato con loro, aggiungendo a corredo che il Papa lo aveva chiamato per confermargli la sua partecipazione al concistoro che si aprirà il prossimo fine settimana. Di fatto questo nuovo tassello costituisce un altro gradino per la riabilitazione del cardinale Becciu, naturalmente in attesa dell'esito del maxi processo che va avanti da un anno e mezzo e si prospetta piuttosto lungo, anche per la mole dei testimoni che saranno chiamati a deporre, tra cui il segretario di Stato, Pietro Parolin e il Sostituto alla Segreteria, monsignor Pena Parra.

Becciu è uno dei dieci imputati chiamati a rispondere di vari reati. A lui viene contestata la subornazione di teste e il peculato.

Secondo l'accusa avrebbe stornato 125 mila euro dei fondi destinati alla carità per finanziare le attività di una cooperativa della Caritas di Ozieri che garantisce lavoro a 60 migranti e che è gestita da uno dei suoi fratelli. Finora dagli interrogatori effettuati in aula, in questi mesi, è emerso che quei denari sono ancora sul conto corrente della Caritas sarda, a disposizione del vescovo di Ozieri e che tutto è avvenuto con procedure regolari e autorizzate. Il vescovo di Ozieri, inoltre, reiteratamente, in diversi comunicati, ha ribadito la assoluta trasparenza e correttezza  tanto che anche quest'anno la Cei - assai rigorosa nel finanziare progetti - ha destinato alla cooperativa Spes altri finanziamenti per mandare avanti l'attività benefica della Spes, in una delle zone più povere della Sardegna.

Il cardinale Becciu ha confermato di avere ricevuto la telefonata del Papa, e non ha nascosto la sua gioia ribadendo la sua fedeltà a Francesco. Da parte di Papa Francesco, l'integrazione del cardinale al concistoro di fine agosto, convocato per parlare della nuova costituzione apostolica, si tratta di un implicito mea culpa per uno sbaglio commesso. Alcuni mesi fa intervistato dalla radio spagnola Cope, dopo avere ammesso di sperare nella innocenza di Becciu (suo ex stretto collaboratore), Bergoglio aveva precisato che attendeva il giudizio della legislazione vaticana. «Un tempo i giudici dei cardinali non erano i giudici di Stato come avviene oggi ma il capo dello Stato. Io spero di tutto cuore che sia innocente. Tra l’altro è stato un mio collaboratore e mi ha aiutato molto. È una persona che stimo molto, ossia il mio auspicio è che ne esca bene. Ma, diciamolo, è una maniera affettiva della presunzione d’innocenza. Oltre alla presunzione d’innocenza, ho voglia che ne esca bene. Sarà però la giustizia a decidere». Come avere fatto notare Luis Badilla, direttore del sito paravaticano Il Sismografo, il pontefice in quella occasione si era aggrappato ad una formula un po' criptica, parlando di una «maniera affettiva della presunzione d’innocenza».

Il caso Becciu si è aperto formalmente in Vaticano due anni fa, ben prima dell'avvio del processo, quando il Papa comunicò al cardinale, al termine di una drammatica e brevissima udienza, la sua decisione inappellabile di togliergli i diritti del cardinalato e l'incarico in curia (era prefetto alla congregazione dei Santi). Una punizione maturata  dopo avere letto in anteprima il resoconto giornalistico di un settimanale italiano che anticipava le accuse del pm vaticano, Alessandro Diddi.

In questi mesi questi metodi in Vaticano sono stati ampiamente criticati tanto che ormai sono in molti a chiedersi chi è stato ad ingannare il Papa e a portargli a Santa Marta il servizio giornalistico all'origine della punizione. Il resto è venuto poi da sé. 

Il processo in corso ruota intorno all’investimento della Segreteria di Stato su un palazzo di lusso a Londra, nel frattempo venduto ad una società straniera. Inizialmente l’affare era gestito dal broker Raffaele Mincione, poi sostituito dal broker Gianluigi Torzi. Nel 2016 la Santa Sede dovette rilevare il controllo del Palazzo cercando di trasformare in vantaggioso un investimento che nel frattempo era diventato svantaggioso e che aveva dato a Torzi il controllo totale dell’immobile. Nel frattempo era cambiato anche il sostituto alla segreteria di Stato, e a Becciu era succeduto il venezuelano Pena Parra.

Durante il processo Becciu ha rilasciato una lunga dichiarazione spontanea, durata circa due ore e mezza, in cui ha spiegato il modo di lavorare della figura del sostituto della Segreteria di Stato (ruolo che all'epoca ricopriva). Un incarico assai complesso che implica la gestione di tutti gli affari in corso e che è chiamato a corrispondere con il Papa almeno una volta a settimana. Il sostituto ha autonomia, ha le deleghe del Segretario di Stato, ed è di fatto il vero motore di tutta l’attività della Santa Sede ma le decisioni sono sempre prese in accordo con il Pontefice. 

In questa situazione, aveva spiegato  Becciu, è necessario fidarsi dei collaboratori, specialmente quando si tratta di temi come quelli amministrativi. E lì che il cardinale Becciu ha ricordato che monsignor Alberto Perlasca (suo principale accusatore) era già capo dell’amministrazione della Segreteria di Stato prima che lui fosse nominato Sostituto nel 2011, che di certo era molto competente e che lui si fidava, ma che aveva anche una personalità irascibile e complicata.

Il cardinale ha fatto notare in tribunale che monsignor Perlasca, in quel periodo, era caduto in depressione dopo essere stato allontanato dalla Segreteria di Stato, al punto di voler tentare il suicidio, e che fu proprio Becciu a farsi in quattro per aiutarlo. In questa storia ingarbugliata si era aggiunta una amica di Perlasca, Genevieve Ciferri, che si era mossa in modo scomposto, sottolineando suoi presunti rapporti con i servizi segreti, perché Perlasca fosse ripristinato al più presto in Segreteria di Stato, fino a minacciare lo stesso cardinale di perdere la porpora entro fine settembre 2020 se non avesse aiutato Perlasca. Quest'ultimo, nel frattempo, si è costituito parte civile ed è diventato il principale accusatore di Becciu (e degli altri nove imputati tra finanzieri, sacerdoti, funzionari vaticani e Cecilia Marogna, la donna che dice di essere stata un terminale dei servizi segreti italiani per la liberazione di sacerdoti rapiti dai jihadisti in Africa).

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