Il cardinale Becciu indagato anche per lo shopping di “Lady Vaticano”: elargizioni e omessa vigilanza

Il cardinale Becciu indagato anche per lo shopping di “Lady Vaticano”: elargizioni e omessa vigilanza
Il cardinale Becciu indagato anche per lo shopping di “Lady Vaticano”: elargizioni e omessa vigilanza
di Valentina Errante
Giovedì 29 Ottobre 2020, 00:09 - Ultimo agg. 30 Ottobre, 09:55
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L’elargizione dei fondi e l’omessa vigilanza. Sarebbe questa l’ultima accusa del promotore di giustizia Vaticano, Gian Piero Milano, a carico di Angelo Becciu, cardinale, senza più diritti. Dopo le ipotesi di peculato per le somme e i favori, assicurati dalla sua posizione, ai fratelli Tonino e Mario, gli accertamenti sui soldi volati in Australia durante il processo al suo “nemico” George Pell, le indagini sull’associazione a delinquere che ha gestito dissennate operazioni finanzieria, la magistratura della santa Sede, come era già emerso, contesta a Becciu le spese della sedicente 007 Cecilia Marogna. La trentanovenne che millantava rapporti con i servizi segreti e si autodefiniva esperta di geopolitica. La signora, che sostiene di avere trattato la liberazione di alcuni religiosi sequestrati, ha speso almeno 200mila euro, dei 500mila che le sono stati accreditati per la presunta attività di intelligence, in beni di lusso. Detenuta a San Vittore, su mandato della magistratura Vaticana, ieri, Marogna si è presentata davanti alla Corte d’Appello di Milano, che dovrà pronunciarsi sulla sua scarcerazione. La procura generale ha dato parere contrario e la decisione arriverà entro cinque giorni.

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L’UDIENZA
Indagata per appropriazione indebita aggravata e peculato (in concorso con Becciu) Marogna si è presentata ieri davanti alla quinta Corte d’Appello, presieduta da Franco Matacchioni, alla quale i suoi legali, in attesa della conclusione del procedimento per l’estradizione, hanno chiesto la scarcerazione. La procura generale ha dato parere negativo, ravvisando il pericolo di fuga e la mancanza di un indirizzo preciso tra Milano e la Sardegna, un elemento che ostacola anche l’eventuale attenuazione della misura cautelare con la concessione dei domiciliari. Mentre il difensore, Fabio Federico, ha contestato «alla radice» l’arresto, convalidato per altro dalla stessa Corte con conseguente misura cautelare. Secondo il legale, che ha citato l’articolo 22 dei Patti Lateranensi, Cecilia Marogna «non poteva essere arrestata dato che l’accordo tra Italia e Vaticano consente l’estradizione dal Vaticano all’Italia, ma non quella dall’Italia al Vaticano». Inoltre, l’avvocato ha lamentato di non avere avuto modo di leggere il mandato di cattura, che non è neppure a disposizione dei pm milanesi. 
Il legale ha precisato che le notizie circolate «si basano su ciò che ha scritto il promotore di giustizia del Vaticano al Ministero della Giustizia per sollecitare l’estradizione, ma non sulle accuse contestate nel mandato di cattura». Le carte, ha ribadito, «qui non sono ancora arrivate». Infine, altro punto evidenziato dalla difesa, non sussiste nemmeno «il pericolo di fuga», dal momento che l’arresto è avvenuto «sotto casa mentre stava andando al supermercato. Il pericolo di fuga riguarda chi sta cercando di scappare». Non così per il sostituto pg Giulio Benedetto che ha formulato il parere scritto e per la collega Laura Gay, intervenuta in udienza e che ha replicato al legale sostenendo che in genere le convenzioni bilaterali internazionali sono reciproche e le estradizioni sono possibili «in entrambi i sensi». 
LE ACCUSE
Marogna, che qualche giorno fa non ha dato il consenso all’estradizione, secondo la ricostruzione della magistratura di Oltretevere, avrebbe usato parte del mezzo milione ricevuto per operazioni segrete umanitarie in Asia e Africa, per l’acquisto di borsette, cosmetici e altri beni di lusso. I soldi, in realtà sarebbero il doppio rispetto a quelli contestati, oltre ai 500mila euro accreditati sul conto di una società slovena, alla Marogna sarebbero arrivate anche 500mila sterline attraverso una società inglese. 
 

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