La Cina conferma che l'arresto del cardinale Zen è un messaggio per chi «cospira con Stati stranieri»

La Cina conferma che l'arresto del cardinale Zen è un messaggio per chi «cospira con Stati stranieri»
di Franca Giansoldati
Giovedì 12 Maggio 2022, 17:25 - Ultimo agg. 19:20
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Città del Vaticano – Il segnale che Pechino ha fatto arrivare a Papa Francesco è piuttosto chiaro. L'arresto dell'anziano cardinale di Hong Kong, Joseph Zen Ze-Kiun che da anni protesta con il coraggio di un leone contro le misure antidemocratiche introdotte dal regime di Xi, a molti fa temere un imminente giro di vite nella ex colonia britannica. Il giorno dopo l'arresto del porporato (liberato dietro cauzione e la consegna del passaporto) e di altri attivisti, la Cina è intervenuta ufficialmente per spiegare che nessuno si può ritenere al di sopra della legge. «Le persone interessate agli arresti sono sospettate di cospirazione per collusione con Paesi stranieri o forze straniere per mettere in pericolo la sicurezza nazionale, un atto di natura grave» ha affermato l'Ufficio commissariale che rappresenta il ministero degli Esteri cinese a Hong Kong. 

La Gran Bretagna ha commentato con durezza l'accaduto. «La decisione delle autorità di Hong Kong di prendere di mira figure di spicco a favore della democrazia, tra cui il cardinale Zen, Margaret Ng, Hui Po-keung e Denise Ho, in base alla legge sulla sicurezza nazionale, è inaccettabile», ha dichiarato il ministro britannico James Cleverly in una dichiarazione al Parlamento.

Zen è la voce libera che da tempo sostiene la causa democratica  sia a Hong Kong che nella Cina continentale, e anche recentemente si è espresso contro il crescente autoritarismo del presidente Xi, soprattutto osservando cosa sta accadendo in diverse aree della Cina continentale dove i cattolici che si rifiutano di iscriversi alla associazione patriottica subiscono pressioni e fastidi. 

L'autonomia di Hong Kong, ex colonia britannica, era stata garantita dall'accordo "un Paese, due sistemi" sancito da una dichiarazione congiunta sino-britannica risalente al 1984. La Gran Bretagna ha accusato la Cina di aver violato tale accordo con la legge sulla sicurezza che punisce reati come la sovversione con l'ergastolo, utilizzata ovviamente per frenare il dissenso. 

Mentre la Gran Bretagna ha parlato con sdegno di quanto successo, il Vaticano, evidentemente preso in contropiede, si è limitato a manifestare “preoccupazione” attraverso un timido comunicato emesso nella serata di ieri. A questo si aggiunge il fragoroso silenzio della diocesi di Hong Kong che non si è voluta pronunciare in merito all'arresto del cardinale.

Ieri sera era intervenuta anche Karine Jean-Pierre, vice portavoce della Casa Bianca che in un briefing con la stampa aveva rimarcato che «libertà di espressione è fondamentale per società prospere e sicure» Chiedendo alla Repubblica Popolare Cinese e alle autorità di Hong Kong «di rilasciare immediatamente coloro che sono stati detenuti e accusati, ingiustamente, come il cardinale Joseph Zen».

Con l'attuale pontificato il cardinale Zen, per le sue posizioni anti-cinesi, è finito in un cono d'ombra. In Vaticano, dopo che il Papa ha firmato un accordo sperimentale con Pechino per le nomine dei vescovi, il cardinale è stato praticamente emarginato. Zen, nel frattempo, non ha mai smesso di criticare l'accordo sino-vaticano per la normalizzazione delle nomine episcopali considerandolo di fatto una trappola per la Chiesa cattolica clandestina, da sempre fedele a Roma. Una struttura che ha sopportato eroicamente sacrifici immani durante le persecuzioni dei decenni passati. 

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