Centrali nucleari, Papa Francesco «preoccupato» ma ancora niente condanne

la centrale nucleare di Fukushima
la centrale nucleare di Fukushima
di Franca Giansoldati
Lunedì 25 Novembre 2019, 07:52 - Ultimo agg. 08:42
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Tokyo (Giappone) – Centrali nucleari? Ni. Se da qualche tempo i vescovi del Giappone hanno espresso una posizione nettamente contraria all'uso civile del nucleare dopo il disastro di Fukushima, il Papa a proposito dell'uso dell'energia pulita è stato più possibilista, pur accogliendo le ragioni dell'episcopato. Da lui non sono arrivati giudizi di condanna totale. «Oltre alle preoccupazioni scientifiche o mediche, c’è anche il lavoro immenso per ripristinare il tessuto della società. Fino a quando i legami sociali non saranno ristabiliti nelle comunità locali e le persone avranno di nuovo una vita sicura e stabile, l’incidente di Fukushima non sarà completamente risolto. Ciò implica – come hanno ben sottolineato i miei fratelli vescovi del Giappone – la preoccupazione per il prolungarsi dell’uso dell’energia nucleare, per cui hanno chiesto l’abolizione delle centrali nucleari».

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I vescovi giapponesi, invece, insistono sulla chiusura delle centrali a causa delle conseguenze che dal 2011 in poi si sono manifestate. In Giappone c'è anche una polemica enorme per la possibilità che le acque radioattive della centrale Daiichi, danneggiata da terremoto e tsunami del 2011, possano essere riversate nell'oceano Pacifico. Ad annunciarlo a settembre era stato il ministro giapponese dell'Ambiente, Yoshiaki Haradasollevando un autentico putiferio.

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Papa Francesco nell'incontro avuto con le vittime a Tokyo, nel suo terzo giorno di visita al Giappone, ha ascoltato molto impressionato il racconto di alcuni sopravvissuti al disastro nucleare. Matsuki Kamoshita, 16 anni, portavoce dei ragazzi di Fukushima ha preso la parola per descrivere la sua esperienza. «Sono nato nella città di Iñaki. Quando avevo 8 anni, avvenne l’incidente nucleare e fummo evacuati a Tokyo per sfuggire alle radiazion mio padre ci affidò alla mamma e lui tornò a Fukushima. Faceva l' insegnante ed oltre a noi c’erano degli studenti da proteggere. Per anni sono stato vittima di bullismo nei luoghi dove eravamo sfollati e ogni giorno era così doloroso che volevo morire. Alla fine mio padre si ammalò mentalmente e fisicamente e smise di lavorare. Malgrado tutto, penso ancora che noi siamo stati fortunati perché siamo stati in grado di fuggire. Il paese ha rinunciato a preoccuparsi degli sfollati». Per certi versi somiglia al racconto dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki che, nelle loro testimonianze, non nascondono di essere stati trattati come appestati dopo la guerra perchè considerati radioattivi.

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Francesco anche ieri, a Hiroshima, aveva affrontato indirettamente l'argomento relativo al nucleare pronunciando una condanna netta e decisa delle armi. Ma si era limitato a parlare solo di energia atomica a scopo bellico. «Con convinzione desidero ribadire che l'uso della energia atomica per fini di guerra oggi è piu che mai un crimine non solo contro l'uomo e la sua dignità ma contro ogni possiblità di futuro nella nostra casa comune. È immorale. Così come il possesso delle armi atomiche». 

La posizione della Santa Sede sull'uso di nucleare per scopi civili è legata a quella della comunità internazionale ed è stata ben illustrata recentemente all'Onu dall'Osservatore Permanente, Bernardito Auza, il quale aveva manifestato apprezzamento per il lavoro del Comitato scientifico delle Nazioni Unite sugli effetti delle radiazioni atomiche (Unscear) degli incidenti nucleari di Chernobyl in Ucraina e Fukushima. «Incidenti che – affermava l'Osservatore Permanente – fanno capire che l'uso dell'energia nucleare non è privo di rischi, a volte molto gravi. «È quindi della massima importanza che la comunità internazionale adotti una grande precauzione nell'uso dell'energia nucleare per scopi pacifici». 


 

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