Il politologo Olivier Roy, «La Chiesa si è ridotta a una specie di sindacato»

Il politologo Olivier Roy, «La Chiesa si è ridotta a una specie di sindacato»
di Franca Giansoldati
Mercoledì 13 Maggio 2020, 17:03
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La Chiesa davanti all'epidemia e al lockdown imposto dai governi si è mossa come se fosse una specie di «sindacato dei credenti», incapace di far capire ai politici che il diritto alla libertà di culto è molto più importante che non la necessità ad andare alla partita di calcio o a mangiare un burger da McDonald's. Olivier Roy, politologo tra i più importanti in Europa, esperto delle religioni ha aperto un dibattito accesissimo che dalla Francia si è esteso altrove chiedendosi  – dopo la chiusura di tutti i luoghi di culto – se i credenti non sono diventati dei consumatori come gli altri.



Roy ha pubblicato la sua riflessione su Le Nouvel Observateur. Nel saggio fa notare che la Chiesa cattolica (assieme agli altri culti) non ha parlato «mai in maniera religiosa di questa epidemia». «Parla semmai di conciliare la razionalità medica e il diritto dei credenti, come se presentare un approccio religioso dell'epidemia in termini di senso, (che significa l'epidemia per l'umanità), fosse inaudito. Ma questo alla fine riduce solo il discorso e la sua azione universale. E la Chiesa finisce per comportarsi come una specie di sindacato dei cattolici». 

L'analisi di Roy parte da una domanda che si ritaglia bene anche al caso italiano e include altre fedi. Rabbini, imam, vescovi, la federazione dei protestanti, buddisti e induisti di fatto hanno accettato senza alcuna riserva la consegna del governo e le istruzioni che di fatto hanno sottomesso i fedeli, fino alla riduzione delle feste essenziali come Pasqua, il Ramadan la Pesach. Gli incidenti e le proteste non sono mancati ma sono stati limitatissimi, qualche messa clandestina, qualche raduno tenuto al margini. A cavallo della Pasqua qualche cattolico si chiedeva perché fosse necessario controllare che le chiese restassero chiuse. 



Roy ne deduce che questo quadro porta a rafforzare che lo stato non considera la pratica religiosa come un bisogno essenziale. La Chiesa cattolica si è «accorta con orrore di questa laicità che pretende di rispettare e aver integrato un passaggio contrario, non nella confrontazione ma peggio nell'ignoranza e nell'indifferenza verso la religioni». Un dibattito che si è sviluppato naturalmente anche in Germania. 

Perché non fare la confessione con Skype e ricevere l'ostia consacrata per Amazone? «Le regole dei governi - ha spiegato Roy - hanno messo McDonald davanti alla chiesa, alla moschea o la sinagoga. In Italia il governo ha aperto i musei prima delle chiese come se la religione venisse dopo la cultura, o peggio non avesse niente a che vedere con la cultura». La stessa cosa hanno fatto Macron e la Merkel. 

«Il problema più grave è che la pratica religiosa è vista dai politici e dall'opinione pubblica come facoltativa, individuale e non concerne una comunità di individui. I cristiani sono privati delle messe come i fans de football son privati delle partite. Questa indifferenza è molto vicina alla persecuzione»

 

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