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Il Mattino

Il vice parroco che ha lasciato la chiesa per una donna: «Mi è bastato rivederla e mi sono innamorato»

di Michele Milletti e Walter Rondoni
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 15 Maggio 2021, 06:21 - Ultimo agg. : 17:50
3 Minuti di Lettura

Uno sguardo, qualche parola, un sentimento forte che gli abiti sacri non hanno potuto soffocare. È nato così il caso di Città di Castello, con il parroco della chiesa di San Pio X, don Samuele Biondini, e il vicario don David Tacchini che hanno abbandonato l'abito talare per amore di due donne. Amore a seconda, almeno per David che ha confessato agli amici: «Quando l'ho rivista me ne sono innamorato di nuovo».
Pioggia, vento, nuvole basse e nere: un venerdì da giudizio universale in città, e i fedeli che frequentano la chiesa parrocchiale di giudizi sulla vicenda ne danno eccome. Inevitabile. Come inevitabile che siano divisi tra pro e contro. Anche se il pensiero di fondo è comune: «Siamo dispiaciuti, ma dobbiamo rispettarne le volontà, augurando loro una vita felice, sono stati eccezionali». Sempre pronti ad accogliere, sempre pronti a dare cibo ed alloggio. Sempre pronti all'elemosina.

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LA RICOSTRUZIONE - Il primo a mostrare cedimenti è stato don David, tifernate doc, 40 anni il 16 aprile, ordinato nel 2014, uno zio prete, volontario in Kosovo ed in Congo, un periodo nella comunità ecclesiale nella vicina Citerna. «Una bellissima persona fuori e dentro» nel giudizio di un giovane parrocchiano. «Già da diversi mesi aveva annunciato di prendersi una pausa di riflessione e non si vedeva più in parrocchia, ci aveva spiegato che doveva fare chiarezza con se stesso, poi abbiamo saputo che aveva trovato l'amore», ricordano sul sagrato. Una volontaria laica, conosciuta prima di entrare in seminario. È per lei che avrebbe deciso di lasciare. «A qualcuno don David confidò che quell'incontro, dopo tanto tempo che non si vedevano, aveva fatto scoccare la scintilla» sostiene una donna. «L'amore è più forte di tutto, penso sia giusto far sposare i sacerdoti, possono avere famiglia ed essere pastori della comunità. Siamo esseri umani, abbiamo tutti bisogno d'amare».


La pioggia, dopo una pausa, torna a cadere fitta ed insistente. Dal portone spalancato della chiesa arriva, smorzata, la cantilena dei vespri che mezza dozzina di donne recita nella penombra. Il quartiere, uno dei più grandi e popolosi di Città di Castello, è come sospeso nel tempo, consapevole di vivere momenti che segneranno per sempre l'intera comunità. Marciapiedi deserti. Si contano sulle dita di una mano i clienti al Circolo Enal.
Lontano da qui, nella frazione di Lerchi, a casa dei genitori, don Samuele Biondini cerca di sfuggire al clamore. «Non ho niente da aggiungere a quanto comunicato dal vescovo», avverte affacciandosi dal terrazzo mentre chiede di «non essere ripreso o fotografato». Intanto, di lui si parla.

LE PAROLE - «Ognuno fa quello che vuole, ma ci siamo rimasti male, dicono che la sua compagna sia in dolce attesa», mormora uno. «Ha scritto al vescovo di incontrare i parrocchiani per spiegare i motivi della sua scelta», gli fa eco un amico. Nato nel 1970 a Tradate, nel Varesotto, ordinato sacerdote nel 1997, appassionato di canto, don Biondini ha esercitato il proprio ministero a Trestina, sempre nel Tifernate, prima di arrivare a San Pio X, a ridosso del centro di Città di Castello. Responsabile della pastorale giovanile, gli viene riconosciuto il merito d'aver «riacciuffato molti ragazzi». Ad un certo punto è stato lui, ad aver avuto bisogno di un aiuto, di un braccio dove appoggiarsi. L'ha trovato in un'infermiera. E da lì, pian piano, sarebbe sbocciato l'amore. «Mia figlia gli ha telefonato, dicendogli quanto fosse dispiaciuta, lui le ha risposto che lo è altrettanto ma che è felice così», conferma una donna. Che aggiunge: «Hanno fatto la loro scelta e l'hanno annunciata».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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