Coronavirus, Niente messe: la Cei protesta. Gli esperti: fino al 25 maggio i rischi sono troppo elevati

Coronavirus, Cei si scontra con il governo per il no alle messe nella fase 2, Conte: «Studieremo il caso»
Coronavirus, Cei si scontra con il governo per il no alle messe nella fase 2, Conte: «Studieremo il caso»
di Simone Canettieri e Franca Giansoldati
Lunedì 27 Aprile 2020, 12:52 - Ultimo agg. 28 Aprile, 00:00
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Troppi rischi. Fino «al 25 maggio» azzardare eventi pubblici con assembramenti di persone «è pericoloso». E vale anche per la Chiesa, dunque per le messe. Potrebbero scoppiare nuovi focolai, mettono nero su bianco gli esperti del comitato tecnico scientifico. Quindi gli sforzi degli italiani rischierebbero di essere vanificati, al di là del contesto. Più o meno sacro.

Ma è proprio sulla conferma dello stop alle messe - eccetto che per i funerali ristretti - che scoppia il caso. La Cei attacca il Governo con Pd e Italia Viva che la sostengono. 
Conte sembra tenere il punto salvo annunciare in tarda serata che nei prossimi giorni affinerà un «protocollo» per permettere la libertà di culto. Ma nei documenti ufficiali del Comitato tecnico scientifico le chiacchiere stanno a zero: «La partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose comporta, allo stato attuale, alcune criticità ineliminabili che includono lo spostamento dei fedeli». A partire, per esempio, con il contatto che si può verificare durante la messa nel momento dell'Eucarestia. Uno stop che provoca il fastidio della Conferenza episcopale italiana. 

E dire che al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese la Cei aveva pure fatto avere il filmato di quel poliziotto che, in un paese del Cremonese, aveva interrotto la messa che stava celebrando un parroco con 13 persone in tutto, ben distanziate le une dalle altre. Da quell'episodio era stata avviata una «interlocuzione» con il Governo per vedere come poter gestire la fase 2, quella che prevede la riapertura di negozi, fabbriche, attività commerciali ma non delle chiese. La doccia fredda è arrivata da Conte che ieri sera ha spiegato che sono state decise diverse misure tra cui il semaforo verde per i funerali ma con un massimo di 15 persone, all'aperto e garantendo il distanziamento sociale. Naturalmente si è detto «addolorato» perché per quasi due mesi sono state vietate le messe anche se ha lasciato aperto uno spiraglio sul fatto che forse «nelle prossime settimane sarà possibile allargare» ulteriormente le maglie dei divieti. 

Ma chissà. Intanto per la Cei è una decisione spiazzante. Non se lo aspettava. Il fatto di non potere accompagnare i malati nell'ultimo periodo della loro vita, di escludere i familiari dai riti funebri, impedendo alla gente di elaborare il lutto resterà un vulnus. Persino il mite cardinale Gualtiero Bassetti ha avuto un sussulto e ha autorizzato la pubblicazione di una nota durissima: «I vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l'impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale». 

Quello che secondo la Cei viene meno è «il più ampio esercizio della libertà di culto». I vescovi hanno pochi dubbi sul fatto che in questo modo il governo lede il loro diritto alla libertà di culto. Uno scontro al calor bianco mai visto prima. O forse no. Da una parte la scienza, dall'altra la fede. Nel frattempo continua l'impegno della Chiesa per i poveri e la raccolta di soldi che il Papa ha affidato al cardinale elemosiniere. L'idea di una colletta tra i cardinali ha dato buoni frutti, raccogliendo una cifra importante, ma non tutti i cardinali hanno partecipato e questo è stato sottolineato da Kraiewski: «Chi non lo ha fatto deve maturare». Il conflitto intanto è aperto.

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Ma alla fine, e per fortuna, sembra vincere la ragion laica di Stato. Nonostante il pressing della ministra della Famiglia Elena Bonetti (Italia Viva): «Bisogna rispettare la comunità ecclesiale». Ma anche di Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera, che richiama l'esecutivo ad «ascoltare la Cei». Conte, dopo aver fatto un passo in avanti, prova la via del dialogo. Anche se la decisione di sospendere le messe è motivata. Il timore che un'accelerazione possa far risalire la curva del contagio, che finora ha provocato sofferenze e privazioni a tutti gli italiani, è calcolata dagli scienziati. Il braccio di ferro, comunque, è in corso. E Palazzo Chigi, a partire dal premier Conte, non vuole andare allo scontro diretto con la Conferenza episcopale. Anche se, dopo quasi due mesi di lockdown, cedere a qualsiasi pressione potrebbe passare veramente comunque un peccato. A discapito della collettività. 
 

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