Coronavirus, positivo il vicario del Papa, cardinale De Donatis: quattro vescovi in quarantena

Coronavirus Vaticano: positivo il cardinale vicario di Roma, diocesi del Papa
Coronavirus Vaticano: positivo il cardinale vicario di Roma, diocesi del Papa
di Franca Giansoldati
Lunedì 30 Marzo 2020, 20:29 - Ultimo agg. 31 Marzo, 16:21
4 Minuti di Lettura

Tutto è iniziato alcuni giorni fa con qualche linea di febbre e un po' di tosse persistente. Visto che non era niente di preoccupante, il cardinale ha subito pensato ad un malessere stagionale e ha tirato dritto con gli appuntamenti e le cose da sbrigare. La giornata del cardinale vicario è sempre piena di impegni e visite. Poi però quelle poche linee di febbre, nei giorni a venire, non scendevano e su suggerimento dei medici ha deciso di sottoporsi al tampone e fare il test per capire se per caso fosse il micidiale Covid-19. La risposta del tampone è stata positiva. Così il cardinale Angelo De Donatis è il primo porporato del collegio cardinalizio ad essere colpito dal coronavirus. Una notizia che ha sorpreso molti, anche perché in questi giorni lo hanno visto e non mostrava problemi di sorta. 

LEGGI ANCHE Coronavirus contagioso fino a 8 giorni dopo la scomparsa dei sintomi

Naturalmente di questo passaggio ha informato Papa Francesco, e successivamente ha dato disposizioni perché fosse diffuso un comunicato attraverso l'ufficio stampa. Poche righe: «Dopo la manifestazione di alcuni sintomi, è stato sottoposto al tampone per il Covid-19 ed è risultato positivo. Il cardinale è ora ricoverato al Policlinico Gemelli. Il primo bollettino medico non fa di certo rientrare il suo caso tra quelli preoccupanti: «Ha la febbre, ma le sue condizioni generali sono buone, ed ha iniziato una terapia antivirale». La solita cura che viene prescritta a tutti i malati in queste circostanze: antiretrovirali e antibiotici. A qualche stanza di distanza dal cardinale De Donatis c'è anche il monsignore della Segreteria di Stato vaticana che vive a Santa Marta. 

La scorsa settimana era stato trovato positivo mentre andava a fare un banale controllo al Fas, in Vaticano. Anche per lui le condizioni sono buone e non desta alcuna preoccupazione. L'aspetto che invece desta qualche grattacapo è che dopo l'accertamento positivo del cardinale vicario sono iniziate immediatamente le procedure protocollari su tutto il palazzo del Vicariato anche per capire quanti e quali altri collaboratori del cardinale potrebbero essere stati infettati, e se l'infezione è partita da lui o da altri, cosa che ora i medici cercheranno di stabilire analizzando gli spostamenti e i contatti che ha avuto De Donatis in queste ultime settimane. 

LEGGI ANCHE Coronavirus, Conte da Papa Francesco: al centro tema povertà

Tanto per cominciare tutti i suoi più stretti collaboratori sono in «autoisolamento in via preventiva», ha informato il Vicariato. Il che significa che tutti e quattro i vescovi ausiliari sono a casa, in una sorta di clausura coatta, così come i segretari, gli addetti stampa e gli impiegati del Vicariato che lo hanno incontrato in questi giorni, i canonici della basilica lateranense, i sacerdoti. Non è da escludere che De Donatis abbia contratto il virus andando a fare visita nei conventi di religiosi e religiose, dove spesso si annidano focolai. «Sto vivendo anche io questa prova, sono sereno e fiducioso ha fatto sapere dal Gemelli il cardinale -. Mi affido al Signore e al sostegno della preghiera di tutti voi, carissimi fedeli della Chiesa di Roma! Vivo questo momento come un'occasione che la Provvidenza mi dona per condividere le sofferenze di tanti fratelli e sorelle. Offro la mia preghiera per loro, per tutta la comunità diocesana e per gli abitanti della città di Roma!».

Proprio ieri De Donatis ha celebrato una messa (a porte chiuse come ormai accade in tutte le chiese italiane) al santuario del Divino Amore. Nel video postato sul sito del Vicariato appare sereno anche se un po' pallido; nell'omelia parla del tema del dolore che vivono ogni giorno i familiari e i malati di coronavirus. «La costatazione smarrita di chi ogni giorno è in terapia intensiva». Poi prosegue la predica incoraggiando «i fratelli e le sorelle malate» a vivere la propria sofferenza e pensare che nel dolore vi è sempre uno scambio fecondo con Dio, «tra chi ama e chi si lascia amare. E che ogni prova non porta la morte ma è la gloria di Dio». E che ogni «limite è lo spazio della unione tra noi e Dio e questa unione è l'unica che fa sorgere la speranza e la fiducia». 
 

 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA