«Corruzione e ambiente, noi missionari in prima linea per salvare il Madagascar»

«Corruzione e ambiente, noi missionari in prima linea per salvare il Madagascar»
di Franca Giansoldati
Domenica 8 Settembre 2019, 09:39
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Antananarivo - Il Madagascar è pieno di missionari italiani che tengono in piedi scuole, dispensari, oratori, punti di distribuzione di aiuti dove altrimenti non ci sarebbero altro che baracche e nulla. «La Chiesa è stata l'unico punto di riferimento per tutta la società malgascia. Quando sono arrivato qui nel 1981 mi sono trovato davanti una situazione terribile. Nei villaggi rurali la gente era completamente abbandonata a se stessa, e lo stato era praticamente latitante o si manifestava solo quando aveva interesse a farlo. Purtroppo in questa isola dove abbondano le risorse naturali la ricchezza finisce solo nelle tasche di pochi».
Il vescovo Rosario Vella, siciliano di Canicattì, missionario salesiano, non mette troppi filtri nel descrivere una situazione purtroppo comune a tutti i Paesi africani al centro di reiterate denunce alla comunità internazionale da parte del Papa durante il suo viaggio in Madagascar e Mozambico.
L'allarme del Papa per i popoli dell'Africa «Dietro gli aiuti il pericolo della corruzione»
Papa Francesco ha chiesto maggiore equità, ha puntato il dito contro la corruzione dilagante che nasconde il vero impatto ambientale di un progetto in cambio di favori...
«Qui una trentina di famiglie hanno in mano il grosso del potere economico».
Per questo c'è miseria e così tanti bambini per le strade scalzi, soli e affamati?
«Guardi che nelle campagne è peggio che non in città. Purtroppo la corruzione in Madagascar, come in altre regioni del continente, ha raggiunto i vertici, diffondendosi a tutti i livelli. I motivi? Egoismo. La globalizzazione poi alimenta la ricerca del denaro e del potere. Ed è qualcosa di davvero dilatato a tutte le istituzioni, persino in quelle che dovrebbero arginare il fenomeno».
Mi faccia qualche esempio...
«La corruzione sta inceppando tutto. Se si va a domandare un certificato prima si paga qualcosa sottobanco e poi arriva il servizio. Se vai all'ospedale ma se non dai qualcosa agli infermieri non hai niente. I giovani che non trovano lavoro si lamentano perché tutti i concorsi vengono assegnati in maniera clientelare, anche i posti che dovrebbero essere immuni dalla corruzione. Persino nei concorsi per entrare come magistrato se non si paga non si riceve nulla. Ultimamente il Presidente ha pronunciato un discorso per un piano anti corruzione. Speriamo dia frutti».
Il Papa ha collegato tanta corruzione alle risorse naturali, il cui sfruttamento arriva a distruggere l'ecosistema. Che ne pensa?
«In Africa non è un mistero che Russia, Usa, Francia, Cina, Giappone (e mi fermo qui perché l'elenco sarebbe lungo) stanno spolpando enormi aree. Anche in Madagascar accade la stessa cosa. La colonizzazione per certi versi è continuata in modo differente. Il suolo malgascio è ricchissimo di terre rare, diamanti, oro. La Cina è venuta a prendere le terre, la Thailandia l'oro e così via. Naturalmente con la complicità di chi avrebbe dovuto salvaguardare il Paese».
Perché il Papa insiste tanto nel collegare l'ambiente alla pace?
«L' analisi che Papa Francesco propone e ha esposto in questi anni nei suoi documenti e anche qui in Madagascar è a lunga gittata.

Ha a che fare con il futuro di tutti. Siamo sull'orlo di un burrone ed è chiaro che si deve trovare il modo di uscire da questo circuito malato che danneggia anche l'occidente o chi vive tanto lontano. Ormai siamo tutti interconnessi, è l'ecologia basilare del pianeta ad essere in pericolo. Le foreste che spariscono in Madagascar o quelle che bruciano in Brasile danneggiano l'aria che respirano anche coloro che vivono in Europa o in Canada. Dobbiamo smetterla di vedere il problema spezzettato, parcellizzato. La crisi è generale e occorre una risposta globale».

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