Il vescovo Camisasca a un anno dal lockdown, «il materialismo ateo avanza» e compone una preghiera per la fine della pandemia

Il vescovo Camisasca a un anno dal lockdown, «il materialismo ateo avanza» e compone una preghiera per la fine della pandemia
di Franca Giansoldati
Venerdì 5 Marzo 2021, 13:49 - Ultimo agg. 19:00
4 Minuti di Lettura

Città del Vaticano - Il Covid ha stravolto la natura delle relazioni umane fino ad assumere «volti sempre nuovi e misteriosi». In poche parole quello che si sta perdendo collettivamente è anche il filo che unisce a Dio.  E' un bilancio che colpisce al cuore quello fatto dal vescovo di Reggio Emilia, monsignor Massimo Camisasca ad un anno dall'inizio della tragedia. Camisasca ha analizzato gli effetti della crisi nazionale sotto diversi punti di vista, mettendo a fuoco il livello (scarso) della speranza che risiede nel cuore della gente. 

La pandemia è arrivata a scuotere «le nostre esistenze, segnarci con la malattia e la morte, spesso lontana e isolata, di molti nostri famigliari e amici».

Non solo. La pandemia «ci allontana gli uni dagli altri».

In una lettera indirizzata ai fedeli sono stati elenati i mali concreti,materiali, tangibili per poi fare presente che questo stato di dolore ha prodotto l'allontanamento dalla fede e dalla capacità di sperare. 

«Ha obbligato la chiusura di tante nostre imprese. Ha allontanato i nostri ragazzi dalla scuola e dai loro amici. Ha provocato nuove, gravi povertà. Ha creato disagi psichici di gravissima portata che necessiteranno di lungo tempo per poter essere curati. Soprattutto ha indebolito la nostra speranza. Per molti, purtroppo, tutto ciò ha rappresentato una ragione sufficiente per allontanarsi dalla vita quotidiana della Chiesa, dalla catechesi, dalla celebrazione eucaristica» si legge.

Accanto a tutto questo, precisa Camisasca, «si è insinuata nelle nostre menti una forma subdola di materialismo ateo che ci ha fatto rivolgere alla scienza come all’unico approccio possibile per l’affronto del male. Mentre rinnoviamo il nostro grazie agli scienziati e ai ricercatori e li invitiamo a continuare nella loro opera, siamo assieme consapevoli che la scienza non detiene le chiavi ultime della vita: esse stanno in Dio, nostro Padre, che segue, guida e corregge la nostra esistenza. Benché Egli non sia l’origine del male, in questo mondo imperfetto, segnato dal peccato e dalla morte, Dio si serve del male per la nostra conversione, per richiamarci a ciò che è essenziale, a ciò che resta, alla vita che non finisce».

Il vescovo chiede con una preghiera da lui composta la fine della pandemia e la conversione del cuore della gente per poter avere la capacità di cogliere i raggi di luce anche nel buio. 

Ecco il testo della preghiera: «A Te, Signore Onnipotente e Misericordioso,

rivolgiamo la nostra supplica:

allontana da noi il peccato

che ha fatto entrare la morte nel mondo.

Conduci a te i nostri cuori

e liberaci dalla pandemia che affligge le nostre esistenze

e quelle di tanti nostri fratelli e sorelle.

Ridonaci la gioia dell’incontro,

la fatica del lavoro,

la certezza della vita che non finisce.

Riaccendi in noi la sete e la gioia per i sacramenti

della Riconciliazione e dell’Eucarestia.

Aiutaci ad essere vicini a chi soffre.

Guarisci i nostri malati,

assisti in modo particolare i nostri ragazzi e le loro famiglie.

Dona a tutti la conoscenza di Te, Padre Creatore,

del tuo Figlio Salvatore

e dello Spirito Santo Consolatore.

Per l’intercessione di Maria Santissima

e di san Giuseppe, patrono della Chiesa,

ottienici presto questa grazia

che ti chiediamo con animo fiducioso e filiale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA