Città del Vaticano – Franco Battiato non aveva di certo paura della morte. «La morte per lui era trasformazione, era viaggio nel nuovo». Lo dice padre Guidalberto Bormolini, il religioso amico che domani celebrerà il funerale in forma strettamente privata, secondo i desideri della famiglia (e dell'artista contrario a trasformare il rito in una spettacolarizzazione). Padre Bormolini a Vatican News tratteggia il percorso spirituale di un cantautore sui generis, che alla ricerca musicale ha affiancato un progressivo cammino di ricerca spirituale, una riflessione poetica e soprattutto filosofica grazie alla collaborazione - negli anni novanta - con il filosofo Mario Sgalambro.
Battiato, com'è morto? La malattia misteriosa e quel post dell'amico che svelò la sua condizione
«Nel periodo in cui abbiamo lavorato insieme al docufilm era molto interessato anche alle teorie tibetane.
Racconta anche che Battiato ha avuto un suo percorso interiore molto ricco e che «si era aperto moltissimo alla mistica cristiana, contento di averne scoperto degli aspetti significativi. Poi aveva la passione di fare comparazioni, per cui notava delle peculiarità che trovava, magari, in altre esperienze mistiche di altre religioni. Questo faceva parte proprio del suo modo di ricercare. Era affascinato dalla tradizione della mistica cristiana. Ovviamente, visto il personaggio, manteneva chiaramente il suo pensiero un po' anticlericale, un po' antistituzionale».
Battiato viene definito dal religioso un «sincero ricercatore spirituale. Non è una caratteristica poi così comune oggi. Va di moda una sorta di spiritualità un po’ fai da te, un po’ da supermercato, mentre lui è sempre stato un onesto e sincero ricercatore spirituale e cercava il divino»