Appello dei Gesuiti alle donne abusate da padre Rupnik: «Inviateci le vostre denunce», non si ferma il terremoto in Vaticano

padre Marko Rupnik
padre Marko Rupnik
di Franca Giansoldati
Lunedì 19 Dicembre 2022, 11:00 - Ultimo agg. 17:16
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Città del Vaticano – L'orribile caso Rupnik si sta rivelando un autentico terremoto per il Vaticano e la Compagnia di Gesù. Dopo le prime sconclusionate ammissioni del Generale dei Gesuiti, padre Arturo Sosa, è stato lanciato un appello alle vittime di abusi di farsi avanti senza paura per denunciare padre Marco Rupnik responsabile di violenze spirituali, sessuali e psicologiche su diverse donne. La Congregazione per la Dottrina della Fede lo aveva formalmente scomunicato nel maggio del 2020 per il grave reato canonico dell'assoluzione del complice anche se, qualche tempo dopo, la pena gli venne tolta probabilmente da Papa Francesco in circostanze ancora tutte da chiarire. Il fatto è che Rupnik da decenni gode di solide amicizie e legami importanti in curia, tra cardinali e vescovi, avendo lavorato alla realizzazione di santuari, cappelle e chiese, compreso il santuario di Padre Pio, la cappella del Gemelli, quella del seminario al Laterano e del Palazzo Apostolico.

DENUNCE

La Compagnia di Gesù ha diffuso un comunicato in diverse lingue per riassumere la dolorosa vicenda relativa a «due indagini condotte sul ministero di don Rupnik.

Una riguardava una questione relativa al sacramento della riconciliazione (e dunque all'assoluzione del complice ndr); l'altra un abuso su una donna. Le informazioni condivise hanno suscitato molte domande» si legge.

Il portavoce dei Gesuiti ha invitato «chiunque desideri a presentare un nuovo reclamo o discutere di reclami già presentati a contattarmi. Vi assicuro che sarete ascoltati con comprensione ed empatia. Già da qualche mese abbiamo creato un team di persone, donne e uomini, provenienti da varie discipline e con diverse competenze per affrontare queste situazioni. Sono disponibili, e lo sono stati, ad ascoltare, sostenere e aiutare. La mail di questo servizio è: teamreferente.dir@gmail.com e le persone possono scrivere in inglese, francese, italiano, spagnolo, olandese e tedesco».

FRANCIA

Nel frattempo in Francia, nella diocesi di Versailles, è stato annunciato che i lavori artistici avviati da Rupnik nella chiesa di Saint-Joseph-le Bienveillant, la cui costruzione era iniziata alcuni mesi fa, sono stati interrotti con decorrenza immediata rompendo «la collaborazione con l'artista. Questa decisione congiunta è stata presa l'8 dicembre. Abbiamo informato gli interessati». 

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«Questa necessaria decisione, comunicata ai parrocchiani l'11 dicembre, non mette in discussione né la costruzione della chiesa di Saint-Joseph-le-Bienveillant, né la nostra motivazione a fare di questo cantiere una fonte di unità e di slancio missionario. Nel prendere questa decisione, è alle persone che possono aver subito questi abusi che dobbiamo innanzitutto pensare ed è per loro che preghiamo» ha spiegato il vescovo Luc Crepy.

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SCOMUNICA REVOCATA 

La cronologia del Rupnik-gate inizia nell'ottobre del 2018 con le prime accuse che riguardano l'assoluzione di complice di una donna abusata sessualmente dal gesuita-artista. La testimonianza della vittima era arrivata al delegato delle Case Internazionali dei Gesuiti a Roma. Da lì è partita la prima investigazione interna. Nel Maggio 2019 il dossier venne mandato alla Congregazione della Fede poichè  le indagini effettuate in prima battuta dentro la Compagnia di Gesù erano risultate tutte veritiere e credibili. Nel Giugno 2019 furono immediatamente poste delle restrizioni a padre Rupnik. Gli venne vietato di predicare esercizi spirituali, tenere conferenze, confessare e nello stesso tempo fu avviato un processo penale canonico che portò, nel gennaio 2020 ad una condanna per assoluzione di complice. Nel maggio del 2020 fu emanato un decreto dalla Congregazione della Fede che puniva il gesuita con la scomunica ma poco dopo, con un atto straordinario preso dall'autorità, la scomunica della Congregazione fu revocata. Per casi del genere l'unica autorità che può agire - in questo modo e in queste circostanze - è il Papa benchè dal Vaticano finora non siano arrivati né commenti, né conferme ufficiali. Sicuramente l'imbarazzo regna sovrano e la trasparenza inesistente.

VATICANO

Tra gli aspetti più bizzarri di questa storia che racconta di come padre Rupnik abbia goduto di protezioni in alto loco e di amicizie imporanti, è la decisione del Vaticano di mantenere come emblema ufficiale dell'incontro mondiale delle famiglie (celebratosi in Vaticano quest'anno) una opera di padre Marko Rupnik in cui è raffigurato «l’amore sacramentale tra uomo e donna». L’opera, intitolata «Questo mistero è grande» aveva come sfondo le nozze di Cana di Galilea e fu scelta come logo della kermesse quando già il religioso era stato condannato.


 

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