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Giovanni Paolo II, un rapporto getta ombre sul Papa polacco. Il Nyt: «Santo troppo presto»

di Franca Giansoldati
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 16 Novembre 2020, 19:33 - Ultimo agg. : 20:08
4 Minuti di Lettura

Città del Vaticano – Nel 2005, a poche ore dalla morte di Papa Wojtyla, in una via della Conciliazione talmente piena di persone in preghiera che non si poteva attraversare, spuntò un cartello enorme: «Santo Subito». Da quel messaggio partì immediatamente una campagna trasversale e martellante da parte di diversi settori della Chiesa per accelerare l'iter verso la santità del Papa polacco anche se, alcuni cardinali, mostrarono subito qualche perplessità, non tanto per la caratura del pontefice, quanto per le regole fino a quel momento in vigore che richiedevano tempi più lunghi, meditati, prudenti in attesa di mettere a fuoco l'intero pontificato.

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Le cose non andarono così, perchè il cartello che indicava «Santo Subito» effettivamente fu anticipatorio e così nell'arco di dieci anni, dalla morte alla canonizzazione, il pontificato più lungo dopo quello di Pio IX divenne storia. Adesso da più parti, davanti al sospetto di coperture a terribili casi di pedofilia, c'è chi si chiede se quel cartello non fosse inopportuno. Negli Stati Uniti, l'influente quotidiano National Catholic Reporter ha esortato i vescovi a «sopprimere il culto» del defunto Papa. Allo stesso modo anche il New York Times si è posto lo stesso quesito. Non è stato fatto santo un po' troppo presto?

 

«È tempo di fare i conti con le difficoltà. Quest'uomo ha minato la testimonianza della Chiesa globale, ha distrutto la sua credibilità come istituzione, e ha dato un esempio deplorevole ai vescovi nell'ignorare i resoconti delle vittime di abusi» si legge sul National Catholic Reporter.

Nei giorni scorsi è stato pubblicato il terribile Rapporto McCarrick dal quale emerge uno spaccato devastante riguardante un sistema che non funzionava nella vigilanza interna. Tra le pagine dello studio si capisce che Giovanni Paolo di fatto negava il coinvolgimento di McCarrick negli abusi, probabilmente influenzato dalla sua esperienza nella Polonia comunista, quando i servizi segreti continuavano a produrre dossier falsi sul clero per screditarlo.

Lo stesso scetticismo Wojtyla lo avrebbe avuto anche con padre Maciel Marcial Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, pedofilo conclamato, corruttore, morfinomane. Un vero delinquente. Anche in quel caso Wojtyla avrebbe girato la testa dall'altra parte, anche se il suo segretario, il cardinale Dziwisz ha recentemente spiegato che non è mai stato raggiunto da notizie del genere, altrimenti avrebbe agito subito. 

«I problemi che sono sorti per il trattamento di McCarrick da parte del Papa dimostrano che è stato un errore essere stati troppo frettolosi nel canonizzarlo» ha detto padre Tom Reese, gesuita ed editorialista di America. «Sono contrario a canonizzare i papi perché spesso si tratta più di politica della Chiesa che di santità. I santi dovrebbero essere modelli da imitare». 

Quando Papa Benedetto XVI è stato eletto nel 2005 ha avviato la canonizzazione solo poche settimane dopo la sua morte, bruciando i tempi e mandando all'aria le regole prudenziali che fino a quel momento erano state sempre rispettate.

Scrive il New York Times: «Oggi dopo piu' di un decennio di dubbi, la reputazione di Giovanni Paolo II e' caduta. Dopo che lo stesso Vaticano si e' precipitato a canonizzarlo, ha pubblicato questa settimana il rapporto Mc Carrick che ha deposto ai piedi del santo la sua responsabilità per l'avanzamento di carriera del cardinale».

Mc Carrick è stato punito e spretato solo nel 2018 da papa Francesco con la accusa di abusi sessuali, in particolare su minori. Non solo. Il Rapporto «fornisce la prova schiacciante che la Chiesa si e' mossa con velocita' spericolata per canonizzare Giovanni Paolo e ora e' intrappolata nelle sue stesse macerie».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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