«Cappella Sistina, diritti venduti e il Vaticano non lo sa». La maxi-truffa: furto high-tech di opere d'arte. Il Papa apre un'inchiesta

Il mese scorso il Papa ha incontrato il vicedirettore dei Musei per un'udienza privata, probabilmente organizzata per informare la Santa Sede dell'inchiesta in corso

Musei Vaticani, furto high-tech di opere d'arte: maxitruffa dal valore inestimabile
Musei Vaticani, furto high-tech di opere d'arte: maxitruffa dal valore inestimabile
di Franca Giansoldati
Mercoledì 14 Dicembre 2022, 16:13 - Ultimo agg. 15 Dicembre, 10:50
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Papa Francesco avrebbe fatto partire una inchiesta per capire se le riproduzioni ad altissima risoluzione della sterminata collezione dei Musei Vaticani vengono vendute all'estero senza la necessaria licenza della Santa Sede, legittima titolare di tutti i copyright.

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La scoperta dell'avvocatessa di New York

A scoprire quasi casualmente che forse qualcosa non andava è stata una avvocatessa di New York che per conto di un cliente si stava occupando dei permessi necessari per l'utilizzo di alcune immagini delle opere vaticane già pubblicate da una casa editrice di Bologna che aveva appena edito un libro di pregio sulla Cappella Sistina, mostrando gli affreschi michelangioleschi nei minimi dettagli. “Volevamo assolutamente avere l'opportunità di avere queste immagini il prima possibile” ha spiegato Sarah Rose Speno al Daily Wire, il giornale che ha fatto partire l'inchiesta vaticana.

La casa editrice italiana - Scripta Maneant - avrebbe chiesto al cliente americano dell'avvocatessa 550 mila dollari per i diritti, sostenendo che una parte sarebbe poi stata versata al Vaticano per il tramite di monsignor Paolo Nicolini, direttore dei Musei Vaticani. La strana procedura ha fanno nascere ulteriori dubbi quando i responsabili della casa editrice “hanno richiesto un primo bonifico in contanti dell'importo di 82.500 dollari” aggiungendo che nel frattempo avrebbero ottenuto l'approvazione del Vaticano per la mostra di cui si stava occupando. “Abbiamo interrotto e chiuso il rapporto quando nessuno è stato in grado di fornirci il consenso documentato del Vaticano".

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I documenti riservati

Alcuni anni fa la casa editrice italiana aveva ottenuto l'accesso esclusivo alla Cappella Sistina con il permesso di fotografarla a distanza ravvicinata per una pubblicazione numerata e unica al mondo. I documenti esaminati però parlano solo dell'autorizzazione a scattare immagini ad alta risoluzione delle opere d'arte del Vaticano ma non la cessione a terzi. “Non sono stati forniti diritti esclusivi, illimitati e mondiali, né sono stati concessi diritti di sub-licenza delle foto delle opere d'arte dei Musei Vaticani a terzi” si è difeso monsignor Paolo Nicolini, chiarendo che ogni passaggio all'epoca della pubblicazione del libro era stata fatta in modo chiaro e trasparente, secondo le solite procedure applicate.  Nel frattempo l'avvocata Speno ha espresso le sue preoccupazioni al cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici che le assicurato che avrebbe riferito tutto alla Segreteria di Stato. Nel frattempo lo scorso 7 novembre Papa Francesco ha incontrato in una udienza monsignor Nicolini ma nulla è trapelato. L'unica cosa che è filtrata è che è stata fatta partire una inchiesta interna per capire quale sia stato il ruolo dei Musei Vaticani.

LA DIFESA 

Nel frattempo la società Scripta Maneant ribadisce che «nulla di quanto è stato raccontato risponde a verità! La nostra Società si propone sui mercati internazionali con prodotti editoriali di alta qualità e recentemente anche nella produzione di mostre immersive perché, al momento, risulta essere l’unica società italiana che ha chiesto e ottenuto dal MISE un apposito brevetto riguardante gli shooting fotografici riservati alle opere d’arte. Dal marzo 2022 ha trattato con la società MMI  per una mostra virtuale (“immersive exhibition”) relativa a I Maestri del Rinascimento in Italia, mostra della quale solo una minima parte riguardava opere conservate presso i Musei Vaticani. Scripta Maneant non ha mai dichiarato e mai dichiarerà di poter cedere a chiunque alcuna immagine o alcuna licenza di immagine, né per questo tipo di attività né per attività di carattere più squisitamente editoriale. Nella fattispecie, noi avremmo dovuto produrre una serie di video destinati a dare vita alla sopra citata virtual exibition. Tali video vengono poi da noi commercializzati attraverso una ”licenza d’uso” che prevede che l’utilizzo venga fatto secondo dettagliatissimi accordi: luoghi, città, musei, ecc., o meglio, ovunque il nome nostro e dei Musei, non solo dei MV quindi, e delle opere d’arte conservate presso questi musei, citati e rappresentati in queste mostre, possano in alcun modo essere lesi o sminuiti».

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