Ortodossi e cattolici invocano il “Santo Dottore di Mosca” per un miracolo: fermi la guerra in Ucraina

Ortodossi e cattolici invocano il “Santo Dottore di Mosca” per un miracolo: fermi la guerra in Ucraina
di Franca Giansoldati
Giovedì 3 Marzo 2022, 17:58
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Città del Vaticano – Fiori freschi, candele accese e preghiere per un miracolo. E' il filo della speranza al quale si aggrappa la pace. Nel vecchio cimitero tedesco di Mosca sulla tomba di Frederich Haas, come viene chiamato il "Santo Dottore di Mosca", il flusso dei fedeli è continuo e non manca nemmeno in questi giorni di tempesta. La devozione popolare nei momenti più bui si affida al cielo in attesa di una grazia capace di far tacere i missili e portare notizie meno devastanti dal fronte ucraino. E così su questo monumento nazionale (dai tempi dell'Unione Sovietica) dove è sepolto un eroico medico cattolico, veneratissimo anche dagli ortodossi e conosciuto per dispensare autentiche grazie, non mancano le persone che vanno a deporre fiori. Ci vorrebbe davvero un miracolo per fermare il conflitto.

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Secondo la tradizione la tomba al cimintero monumentale venne costruita con i soldi dei prigionieri delle carceri moscovite, come stanno anche a dimostrare le catene che circondano il sepolcro.

Haas – morto nel 1853 - è stato un ricco medico tedesco che per gran parte della sua vita curò e aiutò i detenuti russi e i criminali di strada che venivano deportati in Siberia, trattandoli con amore e dando loro dignità e diritto a cure mediche adeguate, alleviando le loro sofferenze. La gratitudine dei prigionieri, da allora, ha finito per varcare il tempo e lo spazio. Ora è un eroe condiviso, un santo per cattolici e ortodossi (anche se Haas era cattolico).

Della sua fama si trova traccia persino nell'Idiota di Dostojevskij. Si racconta che quando morì oltre 20 mila persone seguirono il carro funebre, una folla immensa che si radunò spontaneamente per rendergli omaggio. Da allora il suo sepolcro è punto di riferimento della devozione di tutti. «Anche in questi giorni sulla sua tomba ci sono sempre fiori freschi e candele» dice padre Germano Marani, il gesuita che è postulatore della causa di beatificazione allo studio in Vaticano.

I presunti miracoli e le grazie attribuiti al Santo Medico di Mosca sono tantissimi. Uno di questi è all'attenzione della congregazione per l'iter previsto a diventare beato: si tratta di un giovane militare russo che cinque anni fa è stato colpito da una gravissima forma di meningite. I medici lo davano per spacciato quando alcune sue amiche hanno iniziato a pregare il Santo Medico di Mosca. La guarigione è stata immediata e inspiegabile e ha lasciato interdetto persino il personale medico che aveva in cura il ragazzo il quale, dopo solo due settimane, perfettamente ristabilito, ha ripreso la vita di sempre. L'anno scorso il ragazzo – oggi 28enne - si è sposato andando subito dopo a rendere omaggio al Medico Santo. 

Il Patriarcato Ortodosso di Mosca, per il tramite dell'arcivescovo Hilarion, numero due della struttura, ha confermato che Friederich Haas può effettivamente essere considerare a tutti gli effetti un santo pure per la Chiesa ortodossa tanto è radicata la devozione dei loro fedeli. Padre Marani ad Hass ha dedicato una biografia nella quale sono stati raccolti gli scritti (“Il Santo Medico di Mosca, San Paolo, 2006) e dai quali effettivamente traspare l'assoluta misericordia nell'affrontare, senza alcun pregiudizio, il mondo carcerario ottocentesco russo.

Forse questo santo a metà strada tra ortodossi e cattolici potrebbe essere utilizzato in futuro come 'ponte' per rafforzare il dialogo tra Mosca e Roma, un dialogo che in questi giorni mostra criticità per via della guerra. Il Patriarca Kirill ha appoggiato e benedetto il patriottismo del presidente Putin, ignorando (almeno finora) gli appelli disperati degli ortodossi ucraini che lo invocano ad intervenire per far smettere i bombardamenti.

La potenza del Santo Medico di Mosca è altissima e notoria. Nel suo romanzo L’idiota (1868), Dostoevskij scrive: «A Mosca viveva un vecchio, un “generale”, cioè un consigliere di Stato effettivo, che aveva un nome tedesco; aveva passato tutta la sua vita ad andare in giro per penitenziari e criminali; ogni gruppo di condannati che stava per andare a scontare la pena in Siberia sapeva anticipatamente che al carcere di transito delle Colline dei Passeri sarebbe passato in visita il “buon vecchio generale”. Costui svolgeva il suo compito con la massima serietà e devozione; arrivava, passava in rassegna le fila dei futuri deportati, che lo circondavano; si fermava davanti a ognuno di loro, domandava di cosa avesse bisogno; quasi mai e quasi a nessuno leggeva il regolamento, e chiamava tutti “caro”. Donava denaro, inviava gli oggetti necessari: pezze e fasciature per i piedi, pezzi di stoffa; a volte portava libri di edificazione spirituale, distribuendoli a chiunque sapesse leggere, del tutto convinto che li avrebbero letti durante il viaggio e che chi ne era capace li avrebbe letti agli analfabeti. Raramente chiedeva dei loro reati, sebbene ascoltasse con attenzione, se era il condannato che cominciava a parlarne. Per lui tutti i condannati erano alla pari; non faceva differenze. Parlava con loro come fossero fratelli, ma loro per primi, alla fine, lo consideravano un padre. Se notava che tra i condannati c’era una donna con un bambino in braccio, si avvicinava, accarezzava il bambino, faceva schioccare le dita per farlo ridere».

Non è un caso se in queste ore buie la memoria del Santo Medico di Mosca venga rispolverata dai fedeli di MOsca e Roma per chiedere l'intercessione della grazia della pace. 

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