Ordine di Malta, l'ex Gran Maestro: «Indagavo sui conti, per questo ero una minaccia»

Ordine di Malta, l'ex Gran Maestro: «Indagavo sui conti, per questo ero una minaccia»
di Franca Giansoldati
Lunedì 30 Aprile 2018, 16:19 - Ultimo agg. 12 Novembre, 21:07
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Il nobiluomo inglese che fino all'anno scorso ricopriva la carica a vita di Gran Maestro dell'Ordine di Malta, Fra' Matthew Festing, rompe il lungo silenzio iniziato con le dimissioni forzate richiestegli da Papa Francesco. Alla base un ingarbugliato caso legato alla distribuzione di profilattici nelle zone di guerra che ha lasciato strascichi e uno scontro interno in piena regola tra diverse visioni.

Com'è la sua vita dopo che ha lasciato Roma?
«Vivo in una piccola casa accanto alla residenza di famiglia abitata da mio nipote. Ho riannodato i fili della vita che ora scorre com'era prima che venissi eletto Gran Maestro, nel 2008. Dedico ore a pregare per il bene della Chiesa e dell'Ordine. Il mio habitat è nelle campagne del nord dell'Inghilterra, vicino al famoso Vallo di Adriano. Confesso che per come si sono messe le cose al Palazzo Magistrale, sede di governo dell'Ordine, sono molto più felice qui di quanto potrei esserlo a Roma».

Tra poco ci sarà l'elezione dei vertici: con che spirito osserva questo passaggio?
«Diciamoci la verità, l'elezione del 2 maggio è meno importante di quella che si terrà nel 2019 quando potrebbe esserci un cambio di governo nell'Ordine».

Com'è avvenuto il suo licenziamento?
«Sono stato convocato da Papa Francesco e mi ha chiesto di dimettermi da Gran Maestro. È stato gentile anche se non mi ha dato alcuna spiegazione circa la richiesta; posso supporre che la Santa Sede mi abbia vissuto come un ostacolo, altra spiegazione non trovo. Come buon cattolico e come religioso ho immediatamente accettato la volontà del Papa. Sono tenuto all'obbedienza. Avevo l'impressione che la Santa Sede non fosse felice della mia insistenza sull'ortodossia, né del mio desiderio di indagare sul denaro dell'Ordine. Per alcuni probabilmente ero una forma di minaccia. Quando ne saprò di più avrò l'obbligo morale di usare ogni mezzo per far sapere».

Un giudizio pesante. Ma allora perché ha firmato le dimissioni?
«La mia coscienza è pulita dinanzi al Signore e a me stesso. Quando mi fu chiesto un passo indietro non avevo dubbi sul da farsi. Sono un ex soldato abituato a fare ciò che gli viene ordinato dai superiori. Quando il Papa mi disse che voleva le mie dimissioni, accettai senza contrastare la sua decisione».

Lei è davvero stato allontanato per aver impedito la distribuzione di condom del Malteser International in zone di guerra?
«Da cristiano era mio dovere impedire quella distribuzione. Quando l'attuale Gran Cancelliere, Albrecht Von Boeselager, era Grande Ospedaliere, l'Ordine distribuiva contraccettivi anche se questo era contrario ai precetti cattolici. Esistono prove che la prassi andava avanti da parecchio nonostante l'articolo 9 della carta costituzionale dell'Ordine. Dal momento che non voleva conformarsi alle regole, era chiaro che avrebbe dovuto offrire le sue dimissioni. Von Boeselager ha rifiutato di farlo per ben tre volte. Io sono un inglese e nel mio Paese questo comportamento è considerato inaccettabile».

Sta descrivendo una specie di congiura di palazzo...
«Era impossibile governare l'Ordine con il braccio destro non disposto a cooperare nonostante la promessa di obbedienza dovuta al Gran Maestro».

Lei ha governato fino al 2017. In 11 anni cosa ha fatto di significativo?
«Del mio meglio per rafforzare il carattere religioso dell'Ordine. Durante questo periodo c'è stato un notevole aumento delle vocazioni alla vita religiosa. Quando sono stato eletto ho ereditato una serie di problemi finanziari particolarmente gravi, in relazione all'Ospedale della Magliana e alla gestione delle tenute agricole. Ho incoraggiato a mettere queste aree in ordine. Ho avviato negoziati che hanno portato alla costituzione di un centro di studio permanente e ho attivato un sistema di formazione per i cavalieri e i novizi. Un percorso inesistente a partire dal XVIII secolo».

Poi c'è il caso del fondo svizzero di centinaia di milioni di euro ricevuto in eredità?
«Un tasto dolente. Io non ero affatto contento di quei soldi. C'era un contenzioso legale molto complesso. Appena ho avviato un'indagine interna chiedendo al Gran Tesoriere della provenienza mi è stato chiesto di farmi da parte per i vari interessi personali che circoscrivevano quei denari. Posso dire che una parte di quei fondi erano anche di interesse della Santa Sede che, a sua volta, nominò una commissione composta in gran parte da persone coinvolte con il fondo medesimo».

Considera la sua gestione una disfatta?
«No. Quasi tutto ciò che fa l'Ordine è eccellente ma dobbiamo rimanere sempre vigili per assicurare che le attività siano fedeli agli insegnamenti della Chiesa, come è stato confermato anche dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Si tratta di un Ordine religioso completo, il che significa che si devono incoraggiare i Cavalieri di Giustizia (coloro che fanno i voti religiosi) e sono il polmone dell'Ordine che non è un'organizzazione umanitaria o una ong come molti vogliono far credere. Io rimango sempre a disposizione del Santo Padre, della Santa Sede dell'Ordine di Malta per la verità».

 

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