Palazzo Londra: «I milioni volavano come delle figurine Panini», ecco cosa descriveva il consulente

Palazzo Londra: «I milioni volavano come delle figurine Panini», ecco cosa descriveva il consulente
di Franca Giansoldati
Sabato 3 Dicembre 2022, 00:50
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Città del Vaticano – «I milioni di euro in Vaticano volavano come se fossero delle figurine Panini». E' uno spaccato sconfortante quello che, con poche battute, ha descritto al maxi processo l'ingegnere e manager Luca Dal Fabbro. Verso la fine del 2018 fu chiamato con urgenza dalla Segreteria di Stato per fare una valutazione e aiutare il nuovo Sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Edgar Pena Parra a trovare il bandolo della matassa. Aveva ereditato una grana enorme e voleva individuare una soluzione poco onerosa per i conti vaticani ad uscire dal pasticcio del palazzo di Londra.

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Il disgraziato investimento immobiliare era, in quel periodo, finito nelle mani del finanziere molisano, Gianluigi Torzi il quale, con un contratto capestro, riuscì a farsi intestare - mdiante regolare contratto dal Vaticano - le famose 1000 azioni con diritto di voto che gli davano il controllo del fondo. Per uscire dall'affare Torzi chiedeva cifre da capogiro. «Sul palazzo di Londra c'era un balletto di numeri sorprendente. Dopo due incontri con il sostituto Edgar Pena Parra non avevo chiarezza neanche di cosa stessimo parlando, e rimisi il mandato».

Luca Dal Fabbro, testimone d'accusa, ha ricostruito i principali passaggi della trattativa col broker Torzi sulla proprietà dell'immobile di Sloane Avenue. Si tratta di una figura non marginale poichè fu colui che rivelò a monsignor Alberto Perlasca, capo dell'Ufficio amministrativo (e grande accusatore del cardinale Angelo Becciu e di altri nove imputati, tra cui Torzi e Raffaele Mincione) dell'esistenza delle famose mille azioni con cui Torzi, malgrado la Segreteria di Stato ne avesse comprate 30 mila, manteneva ancora il controllo dell'immobile. «Quando glielo dissi, in una riunione in Segreteria di Stato, vidi Perlasca accasciarsi sulla sedia, appariva molto provato.

Mi colpì molto la sua reazione. Mi fu chiaro che gli stavo rivelando qualcosa che per lui era una sorpresa». 

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Il «balletto di numeri» a cui fa riferimento in quella circostanza riguardava la disperata ricerca di una soluzione visto che Torzi, per cedere le mille golden share, chiedeva inizialmente 30 milioni di euro, «una cifra che non ritenevo fondata, sui cui non c'era alcun giustificativo». 

«Quando il Sostituto mi chiese di aiutarlo gli feci delle domande: a che titolo si può parlare di cinque, 10, 15 o 300 milioni per Torzi? A che titolo trattare queste cifre con lui? E così mi ritirai». Ai suoi occhi «non erano condizioni accettabili». Alla fine Torzi fu liquidato con 15 milioni di euro, dopo che lo stesso Papa Francesco – investito del problema – scelse di pagare quella cifra altissima e immotivata pur di rientrare in possesso del bene e chiudere quella partita onerosa. 

Il famoso palazzo di Sloane Avenue è stato poi venduto a luglio di quest'anno «con un incasso complessivo di 186 milioni di sterline» (pari a 214 milioni di euro). La vendita è stata fatta a Bain Capital. Per garantire la trasparenzanel processo di valutazione, la Santa Sede si è avvalsa dell'assistenza del Broker immobiliare Savills, selezionato al termine di una procedura di gara avviata a gennaio 2021 sotto la vigilanza di alcuni advisor immobiliari. Nel settembre del 2021 l'Apsa ha ricevuto un primo round di 16 offerte, oggetto di due diligence nei mesi successivi, seguito da un secondo round di 3 offerte.

Nell'ottobre del 2020, il presidente dell'Apsa, monsignor Nunzio Galantino, in una intervista ad Avvenire, aveva anticipato che le perdite per l'affare immobiliare di Londra, oscillavano secondo stime effettuate da esperti, fra un minimo di 66 e un massimo di 150 milioni di sterline (73 e 166 milioni di euro rispettivamente). 

Quella di oggi era la 41esima udienza: il processo è iniziato a fine luglio dell'anno scorso e non si hanno certezze su quando potrà finire. Papa Francesco si è raccomandato che di fare presto ma i tempi vanno per le lunghe anche perchè affiorano ulteriori filoni di indagine. A gennaio ci saranno, infatti, le udienze a Francesca Chaouqui e a Genoveffa Ciferri, le due donne che avrebbero orientato Perlasca – il grande accusatore – a redigere il memoriale che poi è stato all'origine dell'impianto accusatorio del Promotore di Giustizia il quale, nell'udienza di ieri, ha spiegato alla Corte di essere sempre stato all'oscuro di questa triangolazione e di essere una persona corretta. «Potete prendere il mio telefonino e fare una analisi forense per vedere coi vostri occhi se ci sono prove» ha detto Alessandro Diddi piuttosto sconcertato dalla piega che sta prendendo il processo. Da quello che è emerso in questi ultimi giorni la pr Chaouqui, già condannata dal Vaticano nel processo Vatileaks 2, d'accordo con la Ciferri, amica strettissima di Perlasca, avrebbe finto di essere «un anziano magistrato in pensione» che, con i suoi buoni consigli, si muoveva tramite la Ciferri per dare un aiuto allo stesso Perlasca e farlo uscire pulito dal garbuglio finanziario del Palazzo di Londra. 

 In questa triangolazione telefonica, dove le comunicazioni avvenivano via chat, spiccherebbe il raggiro di Perlasca (in aula si è detto convinto di avere sempre avuto a che fare con un “anziano magistrato” per il tramite della sua amica Ciferri), sia del Promotore di Giustizia, ignaro che il memoriale depositato da Perlasca fosse il frutto di questa macchinazione pirandelliana e surreale. 

Alla prima udienza del 2023 – non ancora calendarizzata dal presidente del tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone - verranno interrogate sia la Chaouqui che la Ciferri, con la possibilità, se le versioni divergeranno, anche di un confronto all'americana. Ma chissà se la verità uscirà mai. Nel frattempo la messaggistica che Ciferri ha inviato quattro giorni fa al Promotore di Giustizia sul suo telefonino, rivelandogli di aver fatto parte del complotto dell'anziano magistrato, è stata diffusa agli avvocati totalmente piena di omissis e al momento nessuno è in grado di capire cosa stia accadendo e perchè. Intanto il surreale processo va avanti. 

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