Papa Francesco: «Grida vendetta a Dio chi disprezza gli anziani perché deboli e fragili»

L'udienza generale di Bergoglio dopo oltre due anni di restrizioni dovute al Covid è tornata in piazza San Pietro

Papa Francesco: «Grida vendetta a Dio chi disprezza gli anziani perché deboli e fragili»
Papa Francesco: «Grida vendetta a Dio chi disprezza gli anziani perché deboli e fragili»
di Franca Giansoldati
Mercoledì 20 Aprile 2022, 09:42
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Città del Vaticano – Il giro sulla papamobile prima di iniziare a parlare ai fedeli, il tappeto di seggiole suddiviso in settori sulla piazza, le migliaia di turisti e fedeli presenti. L'udienza generale di Papa Francesco dopo oltre due anni di restrizioni dovute al Covid è tornata in piazza San Pietro. Un rapido giro, il saluto alle persone e poi è iniziata la catechesi anche oggi dedicata al tema della vecchiaia, un ciclo di riflessioni che va avanti da un po' di tempo. Stavolta ad essere al centro del discorso è stato l'atteggiamento dei giovani che spesso manifestano nei confronti degli anziani con il disprezzo per la loro debolezza. 

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«Questo disprezzo, che disonora l’anziano, in realtà disonora tutti noi. Il brano del Libro del Siracide, ascoltato all’inizio, è giustamente duro nei confronti di questo disonore, che grida vendetta al cospetto di Dio.

Esiste un passo, nella storia di Noè, molto espressivo a questo riguardo. Il vecchio Noè, eroe del diluvio e ancora gran lavoratore, giace scomposto dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo. I figli, per non farlo svegliare nell’imbarazzo, lo coprono delicatamente, con lo sguardo abbassato, con grande rispetto. Bisogna custodire i vecchi, sono la presenza della storia. Non lasciamoli soli».

Francesco ricorda che il disprezzo strisciante dei giovani verso gli anziani può accadere persino fra le pareti domestiche, nelle case di cura, come anche negli uffici o negli spazi aperti della città. «Incoraggiare nei giovani, anche indirettamente, un atteggiamento di sufficienza – e persino di disprezzo – nei confronti dell’età anziana, delle sue debolezze e della sua precarietà, produce cose orribili. Apre la strada a eccessi inimmaginabili. I ragazzi che danno fuoco alla coperta di un “barbone”, perché lo vedono come uno scarto umano, sono la punta di un iceberg, cioè del disprezzo per una vita che, lontana dalle attrazioni e dalle pulsioni della giovinezza, appare già come una vita di scarto». 

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