Papa Francesco, alla messa in Bahrein la minoranza cattolica si commuove

Papa Francesco con il grande Imam di Al Azar, Al Tayyeb
Papa Francesco con il grande Imam di Al Azar, Al Tayyeb
di Franca Giansoldati
Venerdì 4 Novembre 2022, 20:23 - Ultimo agg. 5 Novembre, 07:22
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Manama (Bahrein) – L'accesso nell'area è sovrastata da una scritta gigantesca, in lingua inglese, ben visibile da lontano. Invita semplicemente ad entrare. Non ci sono sbarre, né ostacoli, né cancelli: «Benvenuto nella cattedrale di Nostra Signore d'Arabia». E' impossibile, arrivando in auto, non notare all'orizzonte le inconfondibili sagome di alcune trivelle che pompano petrolio. La più grande cattedrale esistente nel Golfo Persico è una specie di miracolo, considerando che dista meno di mezz'ora dal confine con l'Arabia Saudita, il sacro suolo islamico, vietato ai cattolici ancora considerati cittadini di serie B. La visita di Papa Francesco in questo avamposto della fede - dove l'appartenenza al Vangelo si misura a occhio, basta solo vedere con quanta devozione, raccoglimento ed entusiasmo i fedeli ascoltano la messa o si accostano ai sacramenti – è percepita come un dono del cielo. Gioia e commozione sono palpabili. Per vedere il Papa di Roma sono arrivati anche dalla vicina Arabia, probabilmente in incognito, perché lì la libertà religiosa resta un miraggio nonostante le promesse e le timidissime aperture finora fatte da MBS, Mohamed Bin Salman, il principe trentasettenne che svolge grosso modo le funzioni di primo ministro e amministra tutto. 

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Costruita in mezzo al deserto su un terreno di 9 mila metri quadrati - donato alla Chiesa cattolica dal re del Bahrein – la cattedrale si presenta un edificio imponente, di pietra serena, travertino e vetro, capace di ospitare oltre duemila persone.

Ricorda una tenda per evocare simbolicamente le tribù di Israele. E' stata progettata da un gruppo di architetti italiani guidati da Mattia del Prete, vincitori di un concorso internazionale.

Nell'allestimento interno, per la parte liturgica e artistica, la mano è quella di Kiko Arguello, il fondatore dei Neocatecumentali. «Per noi è un grande conforto la visita del Papa. I fedeli qui qualche volta si sentono dimenticati. Essendo un piccolo gregge, di circa 161 mila cattolici e venti sacerdoti su una popolazione di milione e mezzo di abitanti ci riempie di gioia e orgoglio» spiega monsignor Paul Hinder, l'Amministratore apostolico del vicariato dell’Arabia del Nord (che comprende anche Kuwait, Qatar e formalmente Arabia Saudita dove però non solo ammessi culti diversi dall’islam). Provengono soprattutto dalle zone asiatiche, filippini e indiani in testa, emigrati nel Golfo per lavorare. In Bahrein i cristiani non hanno bisogno di nascondersi come in Arabia, perché  godono di libertà di culto. La prima chiesa fu costruita alla fine degli anni Trenta.

Alla messa che ha celebrato il Papa in un tripudio di bandierine, fiori e decorazioni, c'è anche il principe della casa reale al Khalifa che svolge il ruolo di ministro della Giustizia. «Grazie della vostra presenza che ci onora» lo saluta Francesco. «Essere qui come piccolo gregge di Cristo, disseminato in vari luoghi e confessioni, aiuta ad avvertire il bisogno dell’unità, della condivisione della fede» è il commento del Papa che di seguito si è chiesto come la Chiesa possa trovare unità e armonia, poi ha ricordato i tanti martiri cristiani che in Medio Oriente hanno dato la vita per le proprie convinzioni religiose. «Chiediamoci, ora che stiamo pregando insieme per la pace: siamo davvero persone di pace? (…) non si può testimoniare davvero il Dio dell’amore se non siamo uniti tra noi come Egli desidera». 

E' la prima volta che un pontefice mette piede in Bahrain anche se Francesco è la seconda volta, nell'arco di pochi anni, che va in un paese del Golfo, dietro invito delle autorità locali. Nel 2019 è stato storico il passaggio negli Emirati Arabi Uniti con la firma del documento sulla Fratellanza con il “suo fratello”, il Grande Imam del Cairo, Al Tayyeb a capo del maggiore centro teologico sunnita. Il filo rosso che lega questo cammino è la normalizzazione dei rapporti con il mondo musulmano.

All'incontro con i musulmani Francesco ha lodato Al Tayyeb per il coraggioso passo fatto in mattinata, porgendo un rametto d'ulivo agli sciiti, da sempre spaccati con i sunniti. «Oggi sei stato molto coraggioso quando hai parlato di dialogo tra gli islamici». Al Tayyeb ha rinnovato la collaborazione con i cristiani denunciando poi la crisi del mondo moderno e condannando l'omosessualità. A suo parere vi è «una crisi morale e di fede e la maggior parte dei problemi che l'uomo si trova ad affrontare ne sono conseguenze. Non sorprende assistere agli effetti di questa deviazione dall'etica, sia nelle società troppo aperte, sia come risposta agli appelli che cercano di imporre l'allentamento e la deviazione dalla morale. Ci sono ora deviazioni come la diffusione dell'omosessualità e del terzo sesso, anche in società conservatrici, dove la religione e la morale costituiscono una componente integrale e fondamentale della loro civiltà, cultura e tradizioni, il tutto con il pretesto della libertà e dei diritti umani, secondo la filosofia della modernità e dell'illuminismo».
 

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