Vescovo brasiliano, infanticidi degli indios gravi come gli aborti in occidente

Vescovo brasiliano, infanticidi degli indios gravi come gli aborti in occidente
di Franca Giansoldati
Giovedì 10 Ottobre 2019, 19:35
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Città del Vaticano – Gli infanticidi tra le comunità indigene che vivono in Amazzonia esistono. Si tratta di casi rari. Il tema raccapricciante non è passato inosservato al Sinodo. «In passato i Munduruku (una delle popolazioni indigene brasiliane) avevano l'abitudine di torcere il collo ai bambini che nascevano con handicap, se poi nascevano gemelli uno dei due veniva ucciso, e tutto questo ci lascia atterriti. Ma allora che dobbiamo dire degli aborti dei Paesi civili?» Monsignor Wilmar Santin, vescovo di Iaituba, in Brasile, interviene al briefing dedicato al Sinodo per fare chiarezza e replicare all'insistenza con la quale, in queste ore, su diversi siti di matrice conservatrice, è stata pubblicizzata l'esistenza di questa pratica - l'infanticidio - per screditare e depotenziare le battaglie degli indigeni.

Una giornalista brasiliana, Mirti Medeiros ha spiegato al Messaggero che, in realtà, il tema degli infanticidi è una sorta di refrain politico che ciclicamente viene fatto affiorare dalla destra brasiliana per indebolire le richieste degli indios, ormai minacciati da un genocidio silenzioso. 

Secondo il vescovo, tuttavia, si tratta «di una terribile pratica ormai superata (potrei dire che tra Munduruku non esistono più pratiche di infanticidio)». La sua riflessione si è poi ampliata su quanto accade negli ospedali dei Paesi civili. «Pensiamo a quegli ospedali che sono veri e propri macelli», osserva il vescovo.

Il vescovo ha osservato ancora: «Sentendo quanto avveniva tra queste popolazioni indigene siamo atterriti. E gli aborti dei Paesi civili? Potremmo essere contenti che il lavoro di tante infermiere ha fatto sì che queste pratiche scomparissero e potrei dire che tra i Munduruku non esistono più pratiche di infanticidio ma invito a pensare a quegli ospedali che sono veri e propri macelli».

Un altro vescovo, il colombiano, Vicario Apostolico di Mitù, monsignor Medardo Del Rio ha ricordato come nel tempo «l'accompagnamento della Chiesa ha fatto sì che si creassero rifugi protetti per bambini che rischiavano la fine più atroce come quella di essere lasciati morire tra insetti e formiche. E' partita la formazione delle popolazioni indigene - ha spiegato - per fare capire che dietro un bambino che nasce con malformazioni non c'è uno spirito maligno. Il punto è che lo Stato è assente e manca l'attenzione». 

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