Papa Francesco: non chiamate amore quello “malato” e patologico che porta alla violenza sulle donne

Papa Francesco, non chiamate amore quello “malato” e patologico che porta alla violenza sulle donne
Papa Francesco, non chiamate amore quello “malato” e patologico che porta alla violenza sulle donne
di Franca Giansoldati
Domenica 9 Maggio 2021, 12:23 - Ultimo agg. 15:53
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Città del Vaticano - L'amore malato non è amore. Papa Francesco declina il più nobile dei sentimenti e, nelle poche parole che pronuncia al Regina Coeli, il suo pensiero corre implicitamente alle troppe violenze sulle donne, al numero dei femminicidi che si susseguono senza tregua in ogni paese, in ogni cultura, frutto di una cultura di sopraffazione patriarcale e maschilista. Affacciandosi dal Palazzo Apostolico, declina così il tema dell'amore fino a evidenziare gli aspetti  patologici che sfociano in gravi reati, in azioni tese a sopprimere, a uccidere, a far male.

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«Penso all’amore malato che si trasforma in violenza – e quante donne ne sono vittime oggigiorno.

Questo non è amore. Amare come ci ama il Signore vuol dire apprezzare la persona che ci sta accanto e rispettare la sua libertà, amarla così com’è, gratuitamente. In definitiva, Gesù ci chiede di abitare nel suo amore, non nelle nostre idee, non nel culto di noi stessi; di uscire dalla pretesa di controllare e gestire gli altri, ma di fidarci e donarci agli altri» afferma.

Il Papa aggiunge poi che amare « significa dire di no ad altri “amori” che il mondo ci propone: amore per il denaro, per il successo, per il potere. Queste strade ingannevoli ci allontanano dall’amore del Signore e ci portano a diventare sempre più egoisti, narcisisti e prepotenti. E la prepotenza conducedo a una degenerazione dell’amore, ad abusare degli altri, a far soffrire la persona amata». 

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La senatrice Valeria  Valente, presidente della commissione di inchiesta sul femminicidio, commenta le parole del Papa ritenendole  «decisive sul rispetto  della libertà femminile e contro la violenza sulle donne».

Alla vigilia del decimo anniversario della stipula della Convenzione di Istanbul (che però la Santa Sede non ha mai firmato e si rifiuta di firmare nonostante i reiterati appelli che sono stati fatti in questi anni) la senatrice, in una nota, ripete che «è fondamentale leggere la violenza contro le donne nel modo corretto: una violazione dei diritti umani fondamentali e quindi un crimine contro l'umanità e una causa di arretratezza sociale ed economica».

Nel nostro Paese, in cui ogni 3 giorni c'è un femminicidio.

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