Città del Vaticano - L'amore malato non è amore. Papa Francesco declina il più nobile dei sentimenti e, nelle poche parole che pronuncia al Regina Coeli, il suo pensiero corre implicitamente alle troppe violenze sulle donne, al numero dei femminicidi che si susseguono senza tregua in ogni paese, in ogni cultura, frutto di una cultura di sopraffazione patriarcale e maschilista. Affacciandosi dal Palazzo Apostolico, declina così il tema dell'amore fino a evidenziare gli aspetti patologici che sfociano in gravi reati, in azioni tese a sopprimere, a uccidere, a far male.
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«Penso all’amore malato che si trasforma in violenza – e quante donne ne sono vittime oggigiorno.
Il Papa aggiunge poi che amare « significa dire di no ad altri “amori” che il mondo ci propone: amore per il denaro, per il successo, per il potere. Queste strade ingannevoli ci allontanano dall’amore del Signore e ci portano a diventare sempre più egoisti, narcisisti e prepotenti. E la prepotenza conducedo a una degenerazione dell’amore, ad abusare degli altri, a far soffrire la persona amata».
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La senatrice Valeria Valente, presidente della commissione di inchiesta sul femminicidio, commenta le parole del Papa ritenendole «decisive sul rispetto della libertà femminile e contro la violenza sulle donne».
Alla vigilia del decimo anniversario della stipula della Convenzione di Istanbul (che però la Santa Sede non ha mai firmato e si rifiuta di firmare nonostante i reiterati appelli che sono stati fatti in questi anni) la senatrice, in una nota, ripete che «è fondamentale leggere la violenza contro le donne nel modo corretto: una violazione dei diritti umani fondamentali e quindi un crimine contro l'umanità e una causa di arretratezza sociale ed economica».
Nel nostro Paese, in cui ogni 3 giorni c'è un femminicidio.