Nursultan (Kazakhstan) - «Non siamo impiegati del Papa: i vescovi sono suoi fratelli e la fraternità ogni tanto comporta, nel rispetto e nell'amore, anche qualche critica. Altrimenti si rasenta l'adulazione o un rapporto che è quello che gli impiegati hanno col proprio boss. Non è così, questa è la vera collegialità». Seduto in cattedrale tra i vescovi kazaki c'è il vescovo ausiliare di Nursultan, Athanasius Schneider, la capitale del paese a maggioranza musulmana in cui vive una piccola minoranza di cattolici. Il suo nome è ormai piuttosto conosciuto perchè subito dopo l'arcivescovo ribelle Carlo Maria Viganò - il prelato che da quattro anni evidenzia le incongruenze del pontificato - è uno dei pochissimi vescovi in carica a parlare chiaramente e con coraggio, manifestando contrarietà verso alcune decisioni teologiche. Per esempio sulla questione dei divorziati risposati, sul tema dell'unicità della religione cattolica, sui rapporti con l'Islam e sulle questioni morali legate all'omosessualità. A suo parere il mainstream e la mancanza di dibattito resta un «pericolo per tutta la Chiesa».
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Sulla visita di Francesco in Kazakhstan fa una analisi a luci e ombre.
In passato Athanasius Schneider ha dato parecchio del filo da torcere al Vaticano per avere chiesto una correzione alla linea del Papa per la dichiarazione ufficiale di Abu Dhabi che Francesco ha firmato con l'Imam di Al Azhar - secondo cui la «diversità delle religioni» è «voluta da Dio». La dichiarazione di Abu Dhabi sembra stia proclamando «un nuovo Vangelo, un Vangelo che non è quello insegnato dal Verbo di Dio incarnato, che è stato lealmente predicato dagli Apostoli e trasmesso alla Chiesa». Un documento controverso, dice, che finisce per cozzare con alcune parti del Vangelo. «San Paolo oggi direbbe a proposito della controversa formulazione della dichiarazione di Abu Dhabi: Ma se noi, o un angelo dal cielo, vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema (Galati 1:8-9)».
In passato il vescovo kazako ha consegnato al Papa una lettera in cui gli chiedeva di revocare la formulazione sulla diversità delle religioni. Papa Francesco gli ha risposto dicendo che nel documento di Abu Dhabi, l'espressione «è voluto da Dio» significa «volontà permissiva di Dio». Schneider per niente soddisfatto ha riscritto al Papa pregandolo di ripetere pubblicamente questa tesi che stava causando enorme confusione tra i fedeli. Ma dal Vaticano non sono più arrivate risposte né chiarimenti pubblici. E questo, a suo parere, continua a creare confusione.
Nella cattedrale di Nursultan, dove è presente anche Athanasius, Papa Francesco ripete alla minoranza cattoliche che la fede «non è stata trasmessa di generazione in generazione come un insieme di cose da capire e da fare, come un codice fissato una volta per tutte. No, la fede è passata con la vita, con la testimonianza che ha portato il fuoco del Vangelo nel cuore delle situazioni per illuminare». NOn è un insieme rigido di codici e norme, ma un percorso da costuire assieme.