Papa Francesco rimanda ancora il viaggio a Kiev, ma il dolore al ginocchio è solo una scusa: la confessione ai nunzi apostolici

E' il Papa stesso ad aver confermato ai suoi circa 200 nunzi apostolici - convocati in Vaticano dieci giorni fa - che al momento non vuole fare nessun viaggio a Kiev e preferisce aspettare tempi migliori per avere più possibilità di portare avanti il dialogo con Mosca.

Papa Francesco rimanda ancora il viaggio a Kiev, ma il dolore al ginocchio è solo una scusa: la confessione ai nunzi apostolici
di Franca Giansoldati
Martedì 20 Settembre 2022, 10:55 - Ultimo agg. 11:11
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Città del Vaticano – E' il Papa stesso ad aver confermato ai suoi circa 200 nunzi apostolici - convocati in Vaticano dieci giorni fa - che al momento non vuole fare nessun viaggio a Kiev e preferisce aspettare tempi migliori per avere più possibilità di portare avanti il dialogo con Mosca. Durante l'incontro ha aggiunto, che per fortuna il male al ginocchio di cui soffre da tempo lo aiuta ad accampare delle scuse plausibili per spostare in avanti il viaggio in Ucraina. Questa indiscrezione sul colloquio a porte chiuse avvenuto in Vaticano con i rappresentanti diplomatici della Santa Sede, e confermato da diverse fonti, ha iniziato a circolare dopo che sul volo di ritorno dal Kazakhstan ha annunciato che il suo prossimo viaggio internazionale sarà in Barhein, a novembre e che è allo studio un progetto per i primi mesi dell'anno prossimo di tornare in Africa, in Congo e Sud Sudan. 

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La gonalgia di cui soffre al ginocchio costringe Francesco ad organizzare trasferte che comprendono una agenda di impegni istituzionali non così fitta come avveniva nel passato, anche se la formula che è stata trovata - e testata sia in Canada che in Kazakhstan – dimostra di essere sufficientemente accettabile visto che non sembra limitarlo troppo negli spostamenti. E' stato, infatti, introdotto l'uso della carrozzina, per salire in aereo si fa uso di un ascensore, il cerimoniale è stato ritoccato e a causa di questa limitazione fisica resta spesso seduto e limita lo sforzo di camminare in pochissime occasioni.

Il modulo nuovo dei viaggi papali in pratica ha dimostrato che Francesco se vorrà potrà continuare a girare il mondo, portare la sua voce agli ultimi, predicare il Vangelo attraverso visite apostoliche internazionali. 

Durante il volo verso Nursultan, la capitale kazaka, Francesco ha anche voluto percorrere l'intera lunghezza del corridoio dell'aereo con il bastone, camminando lentamente, senza l'ausilio di alcun supporto per salutare come ha sempre fatto i giornalisti. A metà percorso le fitte al ginocchio erano però evidenti e si capiva da come si muoveva che si stava sottoponendo ad un grandissimo sforzo di volontà. Una giornalista vedendolo tanto affaticato gli ha sussurrato: Santità forse non si dovrebbe sforzare così tanto. Francesco un po' stizzito le ha risposto che era, invece, una cosa che bisognava fare: «Voi lavorate tanto e non vi risparmiate mai e anche io devo farlo. E poi non sono così disciplinato come era Giovanni Paolo II che seguiva sempre il consiglio dei medici». Un'altra giornalista, mentre passava, le ha suggerito: «Santità forse lei si dovrebbe operare» ma non ha avuto alcuna replica, il Papa ha tirato dritto.

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L'annuncio del suo prossimo viaggio in Barhein per i primi di novembre, a fronte della raffica di rifiuti che hanno incassato gli ucraini in questi sei mesi, ovviamente non poteva passare inosservato. Sin dai primi giorni dell'attacco russo la Chiesa greco cattolica ucraina ha implorato il pontefice di visitare Kiev. Lo stesso invito lo hanno formulato a più riprese politici ucraini, il presidente Zelenski, diversi ambasciatori ma pure leader di altri paesi europei. Ma a Kiev Papa Francesco è ormai chiaro che preferisce non andare per mantenere aperti canali di dialogo con Mosca, benché finora Putin li abbia praticamente ignorati. Le richieste di fare da mediatore, di sbloccare lo stallo della acciaieria di Azofstal, di cessare il fuoco sono rimaste sempre in un angolo. In Ucraina il Papa ha però spedito diverse volta il cardinale elemosiniere con aiuti da distribuire alle popolazioni. Il polacco Konrad Kraiewski anche in questi giorni è sulla linea del fronte dove, nei giorni scorsi,ha rischiato tantissimo: ad un tratto si è trovato nel bel mezzo di una sparatoria. «Non sapevo più dove fuggire». Fortunatamente tutto si è concluso senza danni, il carico di beni di prima necessità e di medicinali è stato scaricato a destinazione e Kraiewski, accompagnato da altri vescovi, è riuscito a ripartire per Odessa. Proprio ieri ha fatto visita a Izyum pregando davanti ai corpi gettati in una delle più grandi fosse comuni trovate finora in Ucraina. 

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Ieri il vescovo Sviatoslav Shevchuk ha rilasciato una dichiarazione piuttosto allarmata per l'attacco missilistico contro la centrale nucleare “Pivdenno-ucrainska”. «Il missile è caduto a 300 metri dal reattore nucleare. Vediamo come la Russia sia davvero impegnata nel ricatto nucleare dell'Ucraina e del mondo, ed è un vero miracolo che di notte non sia accaduto un altro disastro nucleare. Inoltre, oggi sono diventate note informazioni inquietanti che la Russia sta inviando in Ucraina criminali, che scontano la pena negli istituti penitenziari, con le armi in mano a combattere. Desidero fare un appello a tutte le persone di buona volontà: facciamo il possibile insieme per prevenire questo tipo di disastri, in modo che non ci sia un'altra Chernobyl in Ucraina, molto più spaventosa e più grande». Ma la visita del Papa a Kiev non è al momento nei progetti papali. Il male al ginocchio ormai funziona un po' come la foglia di fico. 

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