Becciu, il Pm del Papa (ancora una volta) non deposita gli atti come gli aveva ordinato Pignatone

Becciu, il Pm del Papa (ancora una volta) non deposita gli atti come gli aveva ordinato Pignatone
Becciu, il Pm del Papa (ancora una volta) non deposita gli atti come gli aveva ordinato Pignatone
di Franca Giansoldati
Mercoledì 2 Febbraio 2022, 20:54
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Città del Vaticano - Il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone aveva dato ai Pm del Papa un ultimatum: una settimana di tempo, fino al 31 gennaio, per depositare le parti mancanti negli atti di citazione al processo per il famoso immobile di Londra. Ma ieri, al temine stabilito, l'Ufficio del Promotore di Giustizia non ha depositato nulla di quanto richiesto, solo una memoria di tre pagine (firmata da Alessandro Diddi, Roberto Zanotti, Gianluca Perone) nella quale vengono illustrati i motivi per i quali non lo ha fatto e non lo farà.

«La copia rilasciata alle parti riproduce integralmente il compendio documentale anche di natura informatica prodotto agli atti del giudizio e rispondente al materiale usato ai fini processuali» si legge nella memoria. In pratica i Pm affermano che gli atti già rilasciati e consegnati alle difese sono solo quelli utilizzati a fini processuali. Non ci saranno depositi ulteriori con buona pace di tutti.

Eppure il presidente del Tribunale Pignatone aveva riassunto che di quegli 250 oggetti sequestrati e chiusi a chiave in una cassaforte ne erano stati resi disponibili alle difese «solo copie parziali». Il materiale effettivamente sequestrato è immenso e riguarda decine di dispositivi elettronici, hard disk, cellulari, computer, pennette. 

Durante l'ultima udienza era emerso che solo a monsignor Alberto Perlasca erano stati sequestrati 31 dispositivi informatici - “tablet, hard disk, penne, dvd, telefonini” - ma alle difese sono stati dati contenuti parziali di un solo telefono cellulare e di un indirizzo di posta elettronica. 

L'ennesima doccia fredda per gli avvocati degli imputati (dieci persone tra funzionari vaticani, sacerdoti, finanzieri e un cardinale) che continuano a ripetere l'impossibilità di accedere alle prove e avere garanzie per un giusto processo. Anche per presidente del Tribunale Pignatone suona come l'ennesimo smacco, visto che le sue decisioni, ancora una volta, vengono disattese dalla pubblica accusa vaticana. 

«Questo ufficio ha disposto le opportune verifiche in merito al contenuto all'integrità dei documento informatici depositati e consegnati in copia» si legge nella memoria depositata dal Promotore di Giustizia. 

E ancora: «I documenti informatici in atti rappresentano la totalità del materiale, rinvenuto sui relativi supporti, che questo ufficio ha utilizzato quale fonte di prova, in applicazione di principi e regole di generale osservanza, cosi come, del resto chiarito nella parte conclusiva della ordinanza resa il 6 ottobre».

Nella memoria viene anche spiegato che le eccezioni di nullità di singoli processi verbali di dichiarazione di monsignor Perlasca non ledono affatto il diritto della difesa. Compreso quando, durante un interrogatorio, è stato  tirato in ballo il comico Crozza quale voce corrente per la presunta relazione tra Cecilia Marogna e il cardinale Angelo Becciu (entrambi imputati): «gli assunti difensivi dell'imputato appaiono pretestuosi e contraddittori laddove, da un lato, vorrebbero dolersi del fatto che Perlasca sarebbe stato interrogato su una voce corrente nel pubblico, ma in realtà così non è chiaro essendo il riferimento a fatti specifici e dall'altro lato vorrebbero lamentare che ciò non abbia formato oggetto di integrale annotazione a verbale».

Nel corso dell'ultima udienza i pm della Santa Sede avevano chiesto il rinvio a giudizio per i quattro imputati che erano stati precedentemente stralciati per incompletezza degli atti di citazione. Si trattava del finanziere Raffaele Mincione, dell’ex dipendente della Segreteria di Stato vaticana Fabrizio Tirabassi, dell’avvocato Nicola Squillace e di monsignor Mauro Carlino. I magistrati avevano chiesto anche che il cardinale Becciu fosse rinviato a giudizio anche per subornazione, per aver cercato di condizionare la testimonianza di monsignor Perlasca. Il reato era stato stralciato all’inizio del processo. 

Nel frattempo, proprio oggi, sul finanziere Gianluigi Torzi  il Tribunale del Riesame di Roma ha definitivamente annullato il mandato d'arresto, segnalando la fine delle procedure di estradizione in Gran Bretagna. La decisione del Tribunale del Riesame è un colpo per i procuratori italiani ma anche per quelli vaticani, questi ultimi avevano cercato di riportare Torzi in Italia (visto che il Vaticano non ha un trattato di estradizione con la Gran Bretagna) per essere eventualmente processato in Vaticano visto il ruolo avuto nell'affare immobiliare della Santa Sede a Londra.



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