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Il Mattino

«Speriamo di tenere ancora per qualche anno Francesco, i suoi successori concluderanno le sue riforme» dice il cardinale Kasper

di Franca Giansoldati
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 11 Dicembre 2022, 12:57 - Ultimo agg. : 15:06
4 Minuti di Lettura

Città del Vaticano – «Il successo dell'attuale pontificato sarà deciso dai successori al papato attuale. Spero solo che il pontificato attuale non sia un incidente ma l'inizio di una nuova epoca» e che «riusciremo a tenerlo ancora per qualche anno». A parlare dell'azione riformatrice che in questi dieci anni ha avviato Papa Francesco e che, sulla carta, è destinata a cambiare il rapporto tra la Chiesa e il Magistero è il teologo tedesco Walter Kasper, uno dei cardinali che maggiormente hanno contribuito a eleggere Bergoglio nel conclave del 2013. La previsione di Kasper si basa su una analisi a tutto campo.

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A suo parere la spinta innovativa che potrebbe modificare la dottrina in fatto di omosessualità, fine vita, aborto, celibato sacerdotale e rappresentatività nella Chiesa non sarà certamente conclusa da Francesco. «Un tale processo di trasformazione non può essere realizzato da un giorno all'altro, ma richiede tempo e un respiro lungo. Non si può fare in un solo pontificato, ci vorranno due o tre pontificati”. Questo perchè il percorso riformatore si presenta accidentato e necessità di tempi lunghi per incidere su un duraturo mutamento culturale. Per Kasper parlare del concetto disinodalità “significa la fine del vecchio clericalismo gerarchico». L' analisi del teologo tedesco è stata fatta al Laterano ad un incontro organizzato dall'Ordine dei Giornalisti del Lazio dedicato al papato di Francesco. «Francesco è un Papa evangelico, non nel senso confessionale ma nel senso originale del termine. La priorità assoluta per lui non è la dottrina, ma il Vangelo, il messaggio vivo di Dio Padre misericordioso, che ci  ha redenti attraverso il suo Figlio ed è permanentemente presente nella Chiesa nello Spirito Santo. Adesso nel Praedicate evangelium il dicastero dell'evangelizzazione ha la precedenza sul dicastero della dottrina della fede. Non predica più il Dio che minaccia, condanna e punisce, ma il Dio che accoglie, accetta, perdona e riconcilia tutti nell'amore. Si tratta di un nuovo tono, che fa bene alla Chiesa, ma che non piace a tutti e talvolta va anche frainteso come relativismo».

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Kasper non nasconde le difficoltà del pontificato e persino degli errori fino ad oggi commessi. La sua speranza è che possa durare ancora qualche anno: «Ogni Papa ha quindi i suoi punti di forza, ma anche aspetti che deve lasciare al suo successore. Ho voluto parlare degli aspetti di forza del pontificato; lascio ai giornalisti parlare dei deficit che pure esistono e diventano ovvii in quanto il pontificato allunga. Nondimeno spero che Dio volente riusciremo a tenere questo Papa ancora per qualche anno». 

PROGRESSISTI

La situazione complessa è data da un insieme di fattori, non ultimo la spaccatura che si è venuta a creare nella Chiesa tra riformatori e conservatori. «Papa Francesco si trova in una situazione difficile. Da una parte i conservatori fondamentalisti, dall'altra i progressisti ideologici, che nel frattempo sono diventati anche critici. Tra i due, c'è un'ampia zona intermedia che è soddisfatta e felice ovvero spesso indifferente. I conservatori fondamentalisti sono stati i critici del pontificato fin dall'inizio. Questo Papa non loro è mai piaciuto. “Non si comporta e non parla come un papa dovrebbe.” Ma la critica allo stile è solo la forma esteriore. Va in profondità: Domandano: Lui è ancora davvero cattolico? Allo stesso tempo, da loro l'essere cattolico assume in parte forme identitarie, si fissa sull'aborto e contro le sfilate gay e gli omosessuali, come ha fatto anche il patriarca Kirill». 

Dall'altra parte, a "sinistra", ci sono i critici progressisti. «Dicono: Questo Papa non vuole riforme. Infatti, fa molte riforme, per la destra pure troppe, ma non vuole tutte le riforme liberali come nel Cammino sinodale tedesco. Non è un riformatore liberale, ma un riformatore radicale che vuole riformare la Chiesa dalla radice (radix), cioè dal Vangelo». 

La Chiesa, secondo il cardinale Kasper si trova davanti a una crisi di identità.«Il cambiamento significa disordine e porta crisi, e sarebbe disonesto non dire apertamente: la Chiesa è in profonda crisi. Si può addirittura parlare di una crisi di identità. Cosa è ancora valido nel processo di trasformazione in cui ci troviamo, cosa deve rimanere valido e cosa deve essere urgentemente riformato? »

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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