La risposta del Papa a Salvini: «Cristo ci rende capaci di amare i nemici e perdonare chi ci ha offeso»

La risposta del Papa a Salvini: «Cristo ci rende capaci di amare i nemici e perdonare chi ci ha offeso»
di Franca Giansoldati
Domenica 19 Maggio 2019, 12:33 - Ultimo agg. 17:43
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Città del Vaticano – Il giorno dopo le offese, i fischi contro il Papa (cosa mai accaduta prima durante una manifestazione pubblica) e soprattutto dopo gli slogan scoppiettanti del ministro Matteo Salvini sulla consacrazione della sua vita e dell'Italia al Cuore Immacolato di Maria (con l'ashtag il 26 maggio voto Lega), dal Pontefice non arrivano parole dirette ma solo brani del Vangelo legati alla capacità di chi crede di superare i momenti brutti, di accogliere gli oltraggi con spirito positivo e allargare sempre le braccia al perdono. Dalla finestra del suo studio, prima della recita della preghiera del Regina Coeli, Francesco si è soffermato sull'esempio che Gesù ha lasciato al mondo.

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«Egli ci ha amati per primo, ci ha amati nonostante le nostre fragilità, i nostri limiti e le nostre debolezze umane. È stato Lui a far sì che diventassimo degni del suo amore che non conosce limiti e non finisce mai. Dandoci il comandamento nuovo, Egli ci chiede di amarci tra noi non solo e non tanto con il nostro amore, ma con il suo, che lo Spirito Santo infonde nei nostri cuori se lo invochiamo con fede». Questo significa, ha spiegato andando alle radici dell'insegnamento cristiano, che «l'amore che si è manifestato nella croce di Cristo e che Egli ci chiama a vivere, è l’unica forza che trasforma il nostro cuore di pietra in cuore di carne; ci rende capaci di amare i nemici e perdonare chi ci ha offeso; ci fa vedere l’altro come membro attuale o futuro della comunità degli amici di Gesù; ci stimola al dialogo e ci aiuta ad ascoltarci e conoscerci reciprocamente».

I fischi contro il Papa, gli oltraggi alla sua persona che in questi giorni si sono ascoltati da più parti, persino dagli ambienti cattolici che hanno organizzato la marcia per la vita (e non solo alla manifestazione della Lega di Milano), non hanno scalfito il messaggio di apertura e perdono.

«L’amore ci apre verso l’altro, diventando la base delle relazioni umane. Rende capaci di superare le barriere delle proprie debolezze e dei propri pregiudizi, crea ponti, insegna nuove vie, innesca il dinamismo della fraternità». Chissà se il messaggio arriverà al leader leghista che ieri, ancora una volta, brandiva il rosario ed esaltava la consacrazione al cuore Immacolato di Maria.

Chissà se sapeva che l'ultima volta che si è mai sentito uno slogan simile è stato durante la feroce campagna elettorale del 1948, quando gli italiani furono chiamati a votare e scegliere tra due mondi contrapposti, da una parte la Democrazia Cristiana e dall'altra il Fronte Popolare. Il mondo era diviso in due, c'era la cortina di ferro, le persecuzioni anticristiane erano all'ordine del giorno nei Paesi dell'Est sotto il comunismo, e la campagna elettorale in Italia si giocò tutta sul pericolo 'rosso' e sulla salvezza iscritta nel dna del Patto Atlantico.
L'appello di Salvini al Cuore Immacolato di Maria – con indiretti riferimenti alla profezia di Fatima – forse è un po' fuori tempo.  

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