Ucraina, spari su convoglio umanitario con l'inviato del Papa a Zaporizhia. Il cardinale Corrado Kraiewski: «Non sapevo dove fuggire»

Ucraina, spari su convoglio umanitario con l'inviato del Papa a Zaporizhia. Don Corrado: «Non sapevo dove fuggire»
Ucraina, spari su convoglio umanitario con l'inviato del Papa a Zaporizhia. Don Corrado: «Non sapevo dove fuggire»
di Franca Giansoldati
Sabato 17 Settembre 2022, 18:46 - Ultimo agg. 18 Settembre, 11:10
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Città del Vaticano – Don Corrado Kraiewski, l'elemosiniere di Papa Francesco, stavolta ha avuto paura. «Per la prima volta nella mia vita non sapevo dove fuggire... perché non basta correre, bisogna sapere dove».

Nel tragitto per tornare a Zaporizhia, dopo avere toccato Odessa e Kharkiv, nel cuore del conflitto tra russi e ucraini, il convoglio umanitario sul quale viaggiava l'inviato del Papa assieme ad altri sacerdoti e vescovi per portare aiuti alle popolazioni in difficoltà, in una delle aree più difficili, è stato raggiunto da una serie di colpi d'arma da fuoco. Tutti indossavano l'elmetto e il giubbotto antiproiettile, conoscevano perfettamente i rischi che correvano, ma a un tratto, alla raffica di eplosioni,  l'auto si è dovuta arrestare e ognuno ha dovuto cercare il modo di mettersi in salvo. Momenti certamente drammatici che ha raccontato il cardinale Kraiewski alcune ore dopo a Vatican News, rassicurando così tutti stavano bene e che non era accaduto fortunatamente nulla.

La quarta missione umanitaria dell'inviato papale ha rischiato di finire male. Papa Francesco ha voluto inviare il cardinale elemosiniere nelle zone di guerra visto che per il momento non può andare in Ucraina, da quello che si dice vorrebbe andare anche nelle zone del Donbass e di Lugansk ma è tutto altamente sconsigliato sia per problemi di sicurezza, sia per la sua malattia al ginocchio, e così anche stavolta ha mandato a Kiev il  il polacco Kraiewski che non è nuovo a missioni umanitaria ad alto rischio.

Il prefetto del Dicastero per il Servizio della Carità stava così seguendo il percorso previsto con l’intenzione di raggiunge Kharkiv.

Con chi lo ha raggiunto al telefono ha persino cercato di cambiare discorso: «Oggi è un giorno particolare perché sono nove anni da quando il Santo Padre mi ha scelto come Elemosiniere e da quando sono stato ordinato vescovo». Poi però incalzato dalle domande spiega che davanti a questa «tragedia assurda della guerra» il Papa lo ha mandato in missione. In quel momento era assieme «a due vescovi, uno cattolico e uno protestante, e accompagnato da un soldato». Avevano appena caricato il  pulmino di viveri e si stavano inoltrando in una zona ad altissimo rischio dove «oltre ai soldati non entra più nessuno» perché i colpi si fanno più fitti. «Ma è proprio lì che la gente ha più bisogno e aspetta una mano amica, aiuti e viveri».

Nonostante il pericolo le vetture del convoglio hanno continuato il percorso. Hanno incontrato le persone e hanno scaricato i viveri, ma alla seconda delle tappe previste è accaduto che il gruppo è stato raggiunto da colpi d’armi da fuoco e il cardinale, insieme agli altri, si è dovuto mettere in salvo. Tutto si è consumato in poco tempo. Poi, una volta che la situazione ritornava sotto controllo, hanno ripreso il tragitto. «Tutto alla fine è andato bene e gli aiuti sono stati consegnati fino all’ultimo, anche i rosari benedetti dal Papa: chi li riceveva subito li metteva intorno al collo». Il cardinale insiste nel dire che «mancano le lacrime e mancano le parole” per descrivere la distruzione dell'UCraina. Oggi, «ribadisce, si può solo pregare e ripetere: Gesù confido in te»

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