Papa Francesco a colloquio con Zelensky che lo invita a Kiev: per ora il viaggio non è all'orizzonte

Papa Francesco a colloquio con Zelensky che lo invita a Kiev: per ora il viaggio non è all'orizzonte
Papa Francesco a colloquio con Zelensky che lo invita a Kiev: per ora il viaggio non è all'orizzonte
di Franca Giansoldati
Martedì 22 Marzo 2022, 11:41 - Ultimo agg. 11:42
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Città del Vaticano - Papa Francesco stamattina ha nuovamente avuto una conversazione con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, proprio nel giorno del discorso in videoconferenza a Montecitorio. Nel corso del colloquio telefonico il presidente ucraino ha invitato, nuovamente, il Papa a recarsi a Kyev ma al momento non sembra che vi siano le condizioni. Zelenski in un Tweet ha spiegato di aver parlato con il pontefice della situazione umanitaria e del blocco dei corridoi umanitari, poiche le truppe russe continuano a bombardare i civili. «Il ruolo della Santa Sede per far finire queste sofferenze è apprezzato. Grazie per le preghiere per la pace e per l'Ucraina» ha scritto.

L'invito a realizzare un viaggio simbolico (proprio come il Papa fece anche in Centrafrica, quando infuriava la guerra civile) è stato reiteratamente sollecitato anche dai vescovi ucraini, dal sindaco di Kyev e da altri esponenti della società civile ucraina. L'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andryi Yurash ha commentato che la telefonata di stamattina è «un nuovo visibile gesto di sostegno da parte di Papa Francesco: solo pochi minuti fa il Santo Padre ha chiamato il presidente Zelensky e ha avuto un colloquio molto promettente. Il Papa ha detto che sta pregando e facendo tutto il possibile per la fine della guerra. Zelensky ha ripetuto che Sua Santita' e' l'ospite piu' atteso in Ucraina». 

Finora un viaggio a Kiev è sempre stato accantonato dal Vaticano per diverse ragioni. L'ipotesi era stata presa in considerazione anche prima dello scoppio della guerra, quando c'erano già all'orizzonte le prime avvisaglie di un attacco russo. Francesco però aveva declinato gli inviti spiegando che non vi erano le condizioni e che non sarebbe stato nemmeno troppo utile dal punto diplomatico, visto che un viaggio del genere avrebbe determinato un peggioramento nelle relazioni della Chiesa cattolica con il Patriarcato di Mosca e, di conseguenza, con il Cremlino. Un aspetto centrale che serve a capire il perchè di tanta prudenza, considerando che in questo caso politica e religione sono strettamente intrecciate. 

Papa Francesco, inoltre, ha firmato con il Patriarca Kirill un accordo nel 2015, durante il viaggio a Cuba, in cui in un punto viene concordato esplicitamente di limitare e contenere gli interventi religiosi in Ucraina, un territorio considerato da Mosca canonicamente di sua stretta competenza. 

In questo frangente Papa Francesco è stretto tra due fuochi, con la spada di Damocle sulla testa, relativa alle possibili ritorsioni che il Cremlino (legato a doppio filo con il Patriarcato) potrebbe fare alla minuscola comunità cattolica presente in Russia. L'esempio di quello che accadde nel 2002 resta bene impresso: Papa Wojtyla solo per avere 'osato' riordinare la presenza della Chiesa cattolica in Russia, creando quattro diocesi, originò una brutta crisi che andò avanti anni, e che portò i missionari ad avere difficoltà per i permessi di ingresso. Un precedente eloquente che è stato rispolverato in Vaticano in queste ore. 

Il presidente ucraino Zelensky ha iniziato il suo discorso a Montecitorio riassumendo la sua telefonata con il Papa: «Ha detto parole molte importanti: Capisco che voi desiderate la pace, capisco che dovete difendervi, i militari difendono, le persone civili difendono la propria patria, ognuno la difende. E io ho risposto: il nostro popolo è diventato l'esercito, quando ha visto che male porta con sé il nemico».

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