Guerra Ucraina, il cardinale Parolin: «Non vedo disponibilità a trattare, così il conflitto non si fermerà»

L'intervista al capo della diplomazia vaticana reduce dalla telefonata di ieri con il ministero degli esteri russo, Sergej Lavrov

Guerra Ucraina, il cardinale Parolin: «Non vedo disponibilità a trattare, così il conflitto non si fermerà»
Guerra Ucraina, il cardinale Parolin: «Non vedo disponibilità a trattare, così il conflitto non si fermerà»
di Franca Giansoldati
Mercoledì 9 Marzo 2022, 20:10 - Ultimo agg. 21:35
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Città del Vaticano - Il capo della diplomazia vaticana, il cardinale Pietro Parolin, reduce dalla telefonata di ieri con il ministero degli esteri russo, Sergej Lavrov, sulla guerra appare visibilmente allarmato. In tanti anni non ha mai visto nulla del genere, segno che le diplomazie arrancano, girano a vuoto. Ormai non funzionan on nemmeno gli accordi per i corridoi umanitari. «Bisogna che ci sia una apertura da parte di tutti, solo se c'è una disponibilità a trattare e trovare degli accordi, ma se ognuno si arrocca sulle sue posizioni. Beh allora non c'è niente da fare e la guerra diventerà sempre più micidiale, e con le prospettive che possa allargarsi. Io spero di no».

Il Segretario di Stato Parolin è reduce da una importante lectio alla università Angelicum davanti ai parlamentari cattolici, in prima fila ci sono anche Salvini (tornato dalla disgraziata trasferta polacca), la Meloni, Elena Boschi, Fassina, D'Urso, Gasparri, Paolo Ciani, Sacconi, Menorello, ai quali prima di lasciare l'aula e tornare in Vaticano racconta del colloquio con Lavrov, sottolineando la disponibilità del del Papa ad intervenire in qualsiasi momento come facilitatore benché al momento non vi siano spazi di manovra concreti per nessuno («Non possiamo entrare se non siamo chiamati in causa»). 

Eminenza il sindaco di Mariupol ha informato che è stato distrutto un ospedale civile da 900 posti letto, che ci sono bambini sotto le macerie e un bambino è morto disidratato: cosa ha a che fare tutto questo con l'operazione militare, secondo la definizione dei russi?

«E' una domanda non solo legittima ma doverosa, visto che la prima versione che è stata data di questa guerra è che si trattava di una operazione militare intesa a distruggere le installazioni militari dell'Ucraina e quindi ad assicurare e garantire la sicurezza della Russia ma bombardare un ospedale pediatrico non ha nulla a che fare con questo scopo». 

E' una guerra. Ha avuto rassicurazioni sotto il profilo umanitario quando ha parlato con il ministero degli Esteri russo?

«Lui mi ha ascoltato e poi naturalmente ha fatto presente il suo punto di vista, e cosi siamo rimasti.

Ma non è che lui mi abbia dato garanzie. Tuttavia era importante insistere da part nostra e ripresentare ancora una volta l'appello del Papa che ha fatto sia all'ambasciata russa presso la Santa Sede la scorsa settimana, che in altre occasioni, affinchè ci si possa fermare». 

Quale è il punto di vista di Lavrov, le ha per caso detto quale è l'obiettivo finale, forse la presa di Kiev?

«Lui ha detto che lo scopo che è garantire la sicurezza della Russia, che tutto quello che è avvenuto in questi anni avrebbe messo in pericolo la sicurezza del paese. Ecco, questa è stata la telefonata».

La sento preoccupato stavolta, lei che ne ha viste tante...

«Sono molto preoccupato per quello che sta accadendo. Ora è proprio una guerra a tutto campo». 

Ci sono dei crimini contro l'umanità che stanno avvenendo sotto i nostri occhi, si colpiscono i civili ogni giorno....

«Non diamo definizioni, le daranno gli organismi preposti. Tuttavia è inaccettabile che si bombardi un ospedale. Non ci sono ragioni, né motivazioni per farlo». 

Non vogliono nemmeno corridoi umanitari verso l'Europa, ma solo verso il territorio russo.. 

«Bisogna che ci sia una apertura da parte di tutti, solo se c'è disponibilità a trattare e trovare accordi ma se ognuno si arrocca sulle sue posizioni, allora non ce niente da fare e la guerra diventerà sempre piu micidiale, e con le prospettive che possa allargarsi. E' terribile. Terribile. E io spero di no».

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