La Chiesa in Francia trema per il dossier dei 3 mila preti pedofili, in Italia ancora nessuna operazione verità

La Chiesa in Francia trema per il dossier dei 3 mila preti pedofili, in Italia ancora nessuna operazione verità
di Franca Giansoldati
Lunedì 4 Ottobre 2021, 10:51 - Ultimo agg. 11:00
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Città del Vaticano – In Francia la Chiesa trema e si prepara ad accusare l'onda d'urto della pubblicazione del mastodontico dossier sulla pedofilia frutto di due anni e mezzo di lavoro da parte di una commissione indipendente (finanziata dall'episcopato). Dalle carte esaminate ci sono stati tra 2.900 e 3.200 preti pedofili dal 1950 ad oggi, ha detto Jean-Marc Sauvé, presidente della commissione che indaga sugli abusi sessuali. Una indiscrezione che testimonia la grande preoccupazione dell'episcopato d'Oltralpe per le conseguenze sulla immagine della Chiesa. Tema decisamente scottante e al centro di un lungo faccia-faccia tra Papa Francesco e i vertici dell'episcopato due giorni fa. 

«È una stima minima» basata sul censimento e sull'analisi degli archivi della Chiesa, della magistratura, della polizia giudiziaria e della stampa, così come sulle testimonianze ricevute dalla commissione, ha aggiunto Sauvè, autorevole magistrato e presidente dell'organismo che ha firmato il dossier di 2500 pagine.

La cifra si riferisce a una popolazione totale di 115.000 sacerdoti e religiosi durante gli ultimi 70 anni. La Chiesa francese sotto la spinta dell'opinione pubblica tre anni fa aveva autorizzato l'analisi dei propri archivi dando modo ad un gruppo di esperti (giuristi, sociologi, storici) di ricostruire il quadro completo e aiutare a comparare la violenza sessuale nella Chiesa con quella individuata in altre istituzioni, per esempio le associazioni sportive, le scuole e le violenze maturate nell'ambito famigliare.

Il lavoro della commissione si è spinto anche a formulare una serie di percorsi per arginare questa piaga. «Le vittime non sono facili da ascoltare, le storie che hanno raccontato sono spesso raccapriccianti, durissime, impensabili. Parlano di sesso, di abusi, di sacro, di morte. E' stato davvero un ascolto sconvolgente per noi tutti» ha spiegato Antoine Garapon, uno dei membri della commissione. 

La pubblicazione di questo rapporto fa affiorare il progressivo cammino di trasparenza fatto da diverse conferenze episcopali (Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo, Spagna, Stati Uniti, Canada, Polonia). Il cammino finora fatto dalla Chiesa italiana, se paragonato a quello di altre realtà europee, appare certamente indietro. La Cei è restia ad aprire i propri archivi, a dare ascolto alle associazioni delle vittime, a fare luce sui vescovi che in passato hanno insabbiato casi di abuso e protetto sacerdoti. 

La scorsa settimana si è concluso un incontro internazionale in Svizzera tra decine di gruppi di vittime di tutta Europa. Da questa iniziativa partirà a breve una mozione al Consiglio d'Europa affinché i casi di abuso vengano affrontati a livello paneuropeo. L'unico gruppo di vittime italiane presenti (Rete l'Abuso) ha ricordato che in Italia l'argomento resta ancora tabù, persino sotto il profilo politico.

L'unica interrogazione parlamentare che sia mai stata fatta in materia risale al 2017 e ad oggi non ha mai avuto risposte. Venne promossa dal deputato grillino Mantero che chiedeva al Premier, ai ministri dell'Interno, della Giustizia, degli Esteri quali iniziative prendere per prevenire e reprimere il fenomeno. Chiedeva, inoltre, di estendere l'obbligo di richiedere il cosiddetto certificato antipedofilia per tutte le categorie oggi esenti che vengono a contatto con minori, anche per attività di volontariato. Domandava di avere elementi statistici sui procedimenti ancora pendenti nelle procure che vedono indagati o imputati ministri di culto, infine, chiedeva  di istituire un fondo per i risarcimenti a favore delle vittime dei reati di molestie e abusi sessuali perpetrati da ministri di culto in Italia.

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