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Vaticano, tensione in Aula sul giusto processo per il palazzo di Londra: danni al Papa per 217 milioni

di Franca Giansoldati
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 28 Febbraio 2022, 18:02 - Ultimo agg. : 18:28
4 Minuti di Lettura

Città del Vaticano – Il processo in Vaticano per la compravendita del palazzo di Londra con i fondi della Segreteria di Stato avanza in un clima sempre più arroventato «da 7 mesi e un giorno» (come ha fatto notare l'ex ministro della Giustizia ed ex presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick nei panni di avvocato di parte civile dell'Apsa). Ora però la fase preliminare è terminata ed è arrivato un bivio importante. Lo scioglierà domani mattina il presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone con una ordinanza dalla quale si capirà se e come vuole procedere.

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Anche nell'udienza di stamattina – l'ottava – sono volate parole grosse tra accusa e difesa e sono state nuovamente sollevate una raffica di eccezioni di nullità sostanzialmente incentrate sulla impossibilità a che in Vaticano si celebri un processo giusto. 

Critiche che il Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi ha rimandato al mittente («sono basito»), affermando di avere fatto finora tutto quanto di «umanamente possibile» per andare incontro alla richiesta delle difese e, al contempo, fornendo in aula il dato aggiornato del presunto danno alle finanze del Papa per la compravendita del palazzo di Sloane Avenue, acquistato nel 2014 tramite una complicata rete di società e passato da un finanziere all'altro. Con un ammanco di 217 milioni di euro. 

La principale battaglia – punto di importanza cruciale - ruota attorno al materiale sequestrato (si è parlato di oltre 2 milioni di documenti e decine di terabyte di materiale), utilizzato in parte dal pm vaticano per formulare l'impianto accusatorio ma, ancora oggi (nonostante due ordinanze totalmente disattese) non è mai stato depositato integralmente. Tanto che i difensori intervenuti stamattina, Gian Domenico Caiazza (difesa Mincione), Domenico Aiello (Squillace), Massimo Bassi (Tirabassi) hanno affermato che «si tratta di un sequestro nel sequestro, di una incredibile brutalità, il tribunale assicuri che tale idea non abbia cittadinanza dello Stato del Vaticano». Inoltre sono state fatte anche notare incongruenze nelle notifiche per l'interrogatorio di un imputato (l'avvocato Squillace), arrivate a un indirizzo non in uso da anni, o al sequestro di materiale di terze persone che non c'entrano con questo procedimento e ad oggi mai restituito. 

Il Promotore di Giustizia si è lamentato perché molte delle questioni a suo parere sono solo «un tentativo di strumentalizzare, lanciare segnali e distogliere l'attenzione dal merito dei fatti. Vorremmo confrontarci con le difese sulla distrazione dei fondi, ma c'e' un tentativo di non confrontarsi sul merito». Immediata la reazione delle difese. «Ci offende». Quello di Alessandro Diddi - avvocato del Foro di Roma ma Promotore di Giustizia in Vaticano - è stato un  articolato intervento anche se non è mai entrato nel dettaglio del mancato deposito degli atti.

Le difese hanno continuato a martellare sulla richiesta di garanzie per un processo giusto, all'interno del quale sia possibile svolgere la difesa come previsto dagli ordinamenti moderni. 

Nel caso in cui il processo vada avanti, Pignatone dovrà fissare gli interrogatori degli imputati. In aula dei dieci imputati c'era solo il cardinale Angelo Becciu, rinviato a giudizio per peculato e al quale Papa Francesco ha tolto le prerogative cardinalizie nel settembre del 2020, agendo preventivamente, senza attendere la fine del processo vaticano.

Per il professor Giovanni Maria Flick, che assiste come legale l'Apsa, la linea del Promotore di Giustizia è legittima e condivisibile. Ha poi difeso la legittimità dei quattro Rescritti: atti normativi (semi segreti) firmati da Papa Francesco su richiesta del Promotore di Giustizia per agevolare le attività investigative in deroga a qualsiasi normativa in vigore (intercettazioni telefoniche, sequestri). «Il Papa può intervenire su qualsiasi causa civile e penale» ha detto Flick. E ancora. «La produzione degli omissis è stata giustificata dal Promotore di Giustizia per preservare l'attività investigativa. Per noi non sussiste alcuna ipotesi di nullità». 

Il difensore del cardinale Becciu, Fabio Viglione «contrariamente a quanto affermato oggi dal Promotore di Giustizia» ha ribadito che ad oggi «non siamo stati in grado di accedere agli atti nella loro integralità come condizione minima di legalità per praticare un diritto di difesa effettivo e non certo per sottrarci al processo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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