Crollano le entrate a San Pietro, il cardinale Comastri decurta i compensi dei canonici della basilica

Crollano le entrate a San Pietro, il cardinale Comastri decurta i compensi dei canonici della basilica
di Franca Giansoldati
Lunedì 18 Maggio 2020, 09:59
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Città del Vaticano – Tempi duri per le casse della basilica vaticana. Con una lettera datata 22 aprile che riflette lo shock collettivo per la chiusura al pubblico di San Pietro, il cardinale Angelo Comastri, firmatario di una missiva destinata a tutti i canonici, parla di un crollo dei flussi di cassa e, di conseguenza, è stato costretto a ridurre i compensi («emolumenti») ai canonici a partire da questo mese. Nonostante sia improprio parlare di cassa integrazione visto che in Vaticano non sono contemplati gli ammortizzatori sociali, specie se si tratta dei compensi destinati ai sacerdoti, il passaggio amministrativo deciso da Comastri fa pensare a qualcosa di molto simile poiché ora i soldi delle retribuzioni provengono da un Fondo di Solidarietà che era stato istituito e alimentato negli anni con accantonamenti progressivi. 

Comastri, ormai prossimo alla pensione, riflette sullo stato delle cose. Il fatto che l'incertezza introdotta dalla crisi non consenta di fare previsioni a breve termine, ha indotto a modificare qualche passaggio. Da ora in poi gli emolumenti dei canonici e degli altri sacerdoti, visto che è venuta meno la liquidità ordinaria, «vengono prelevati da un Fondo di Solidarietà fortunatamente e prudentemente accantonato» scrive.

«Di conseguenza a partire dal mese di maggio non sarà più preparata e consegnata la busta finora usata con la distinta delle varie voci poiché si tratterà esclusivamente di un atto di solidarietà». Inoltre, aggiunge, per questo motivo contingente e per «la mancanza di fondi si provede alla distribuzione degli emolumenti con una piccola detrazione per ciascuno». Naturalmente Comastri invita a continuare a fare opere di carità, come è nella volontà di Papa Francesco. 

Nella lettera si parla di una «situazione surreale» venutasi a creare con la pandemia che ha comportato la sparizione dei massicci flussi turistici che ogni giorno, da ogni parte del mondo, si mettevano in fila pazientemente per entrare a san Pietro, salire sul cupolone, visitare le grotte e le tombe dei santi e il museo annesso, fermandosi inevitabilmente a comprare souvenir nello shop interno. Era un fiume di denaro che quotidianamente si riversava nelle casse della basilica vaticana.

Il cardinale non fa mistero che il Covid è stato un disastro per le economie di San Pietro. «Ha comportato la perdita totale degli introiti che venitvano dal ingresso del museo e dai punti vendita degli oggetti». Ora - con la riapertura della basilica - la speranza è che con l'apertura della basilica qualche introito ricominci a tornare.

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