Vaticano, cardinale Marx: i retroscena sulle dimissioni: la Chiesa tedesca sfida Roma

Vaticano, cardinale Marx: i retroscena sulle dimissioni: la Chiesa tedesca sfida Roma
Vaticano, cardinale Marx: i retroscena sulle dimissioni: la Chiesa tedesca sfida Roma
di Franca Giansoldati
Sabato 5 Giugno 2021, 07:09 - Ultimo agg. 8 Giugno, 13:43
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Tanto tuonò che piovve. Con una mossa tanto inattesa quanto sorprendente Reinhard Marx, potentissimo arcivescovo di Monaco e membro del Consiglio dei cardinali, ha lanciato il guanto di sfida verso Roma e, automaticamente, verso Papa Francesco pur di non fare arrestare il cammino di riforme avviato in Germania dai cattolici progressisti. Sul piatto Marx ha messo le sue dimissioni (volontarie) giustificando questo drammatico passaggio come un atto d'accusa all'intero sistema per come sono finora stati gestiti gli abusi. In una lettera resa pubblica ieri - previa autorizzazione di Francesco che ha incontrato due settimane fa - Marx ha parlato esplicitamente di «catastrofe», di comune «fallimento» e di una Chiesa che (almeno in Germania) sarebbe arrivata ad un «punto morto». Praticamente il capolinea.

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Scisma

Le conseguenze di questo gesto sono al momento imprevedibili perché potrebbero costituire l'anticamera di uno scisma benché Marx non abbia di certo la statura di Lutero.

Quello che chiede e di cui si fa portavoce è un distacco dalle rigidità dottrinali di Roma. Non a caso ieri, in Vaticano, c'era chi ricordava una sua frase sibillina che durante il sinodo sulla Famiglia,ripeteva negli inner-circle: «La Chiesa in Germania non può sempre essere una filiale di Roma».

 


Il fatto è che da oltre due annila ricca Chiesa tedesca principale finanziatrice della Santa Sede - è in subbuglio, squassata al suo interno tra chi è favorevole a dare spazio alle riforme e chi, al contrario, si oppone a stravolgere la dottrina. Il Comitato dei laici cattolici un peso da novanta vorrebbe arrivare in tempi brevi al matrimonio dei preti, al sacerdozio femminile, alla inter-comunione con i luterani, alla gestione trasparente delle finanze ma, soprattutto, a stabilire una volta per tutte le responsabilità del passato dei vescovi nella devastante gestione degli abusi. Un tema, quest'ultimo, che a Roma resta tabù. Chi tocca muore. E così nonostante l'approvazione di nuove regole anti-pedofili e nonostante gli aggiornamenti normativi (l'ultimo fatto alcuni giorni fa con la revisione del Libro VI del Codice Canonico) l'applicazione omogenea delle rigorose leggi in tante zone del mondo fa ancora acqua. Spesso è subordinata alla tentazione delle conferenze episcopali a proteggere più il sistema che non le vittime.

Di conseguenza le cose non procedono come dovrebbero. In Italia, per esempio, la gestione degli abusi resta ancora lacunosa. Alcune diocesi, come quella di Reggio Emilia o di Bolzano per esempio - avanzano spedite mentre in altri casi la situazione resta opaca: basta vedere anche l'ultimo caso salito alla cronaca. A Piazza Armerina è (solo) grazie alla polizia che è stato stanato un prete pedofilo e mandato in carcere. Il vescovo aveva preferito trasferirlo in una diocesi del Nord (a contatto con dei minori) piuttosto che sottoporlo ad un processo canonico, togliendogli l'abito sacerdotale.

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Tensione

In Germania l'attenzione sulla lotta alla pedofilia - anche grazie ad una opinione pubblica inflessibile - resta altissima. Tuttavia di recente un episodio ha di nuovo fatto esplodere la polemica. Nella diocesi di Colonia è finito sotto accusa il cardinale Woelki per essersi rifiutato di pubblicare l'elenco dei preti condannati in passato. Alla fine il Papa ha dovuto mandare in loco degli ispettori. Marx ha precisato: «Voglio assumermi la corresponsabilità di quanto e' successo nella Chiesa, che dovrebbe essere il luogo della guarigione e della speranza». Un modo per tenere in pugno Roma e anche sugli altri temi della riforma.

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