Paesaggi selvaggi fra bosco e mare: alla scoperta della Riserva naturale regionale di Tor Caldara

La solfatara di Tor Caldara
La solfatara di Tor Caldara
di Maria Serena Patriarca
Domenica 29 Novembre 2020, 19:49 - Ultimo agg. 1 Marzo, 10:40
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Il bosco e il mare in magica alchimia: benvenuti nella riserva naturale Tor Caldara (situata sul litorale tirrenico nel territorio del Comune di Anzio), regno di ricci, asinelli, testuggini palustri, volpi, ma anche di numerose varietà di uccelli, tra cui gruccioni, anatre e aironi cenerini, e di una grande varietà di farfalle, come le bellissime Vanessa dell’Ortica, screziata di arancione, Icaro, di colore celeste chiaro e Aurora, gialla, bianca e nera. L’ingresso alla Riserva è gratuito ed il percorso agevole e ben indicato anche per chi andasse con bambini piccoli in passeggino. Per capire a fondo il particolare ecosistema che caratterizza quest'area naturale di grande fascino non dimentichiamo che fino al secolo scorso la piana costiera a sud della foce del Tevere, fino al Circeo, era occupata da enormi foreste come la Selva Laurentina, la Selva di Nettuno, la Macchia di Cisterna e la Macchia di Terracina.

 

I quaranta ettari circa della macchia di Tor Caldara fanno parte della zona denominata Selva di Nettuno. Nell'area di Tor Caldara sono stati rinvenuti reperti dell'età del bronzo, e al periodo romano risalgono le strutture di una villa marittima (databile fra il primo e il terzo secolo d.C.) che occupava gran parte del promontorio, tornata alla vita dopo gli scavi archeologici del 1999. Tor Caldara, con la sua solfatara che ricorda i paesaggi africani del Parco Tsavo in Kenya, è oggi uno degli ultimi esempi di foreste delle pianure costiere laziali. Lo scenario cambia radicalmente se dalla solfatara ci si addentra nel bosco: qui imponenti sughere e lecci fanno da cornice ad un ricco sottobosco con varietà di felci e di funghi, tra cui la “mazza di tamburo”. Passeggiando in direzione del mare, ecco banchi di sabbia e arenarie plioceniche che formano piccole falesie, in un tripudio di lentisco, mirto e fichi d’India. L'area di Tor Caldara deve il nome proprio alla torre di avvistamento che ospitò un cantiere estrattivo dello zolfo.
 

La macchia mediterranea tipica di questa zona è l’habitat di coleotteri e scarabei, mentre nelle aree più umide e palustri del bosco vivono la raganella, la rana verde, il rospo comune e il rospo smeraldino.

Zona molto amata da chi fa birdwatching, la Riserva ospita inoltre una moltitudine di pettirossi, capinere, cinciallegre, verdoni, scriccioli, fringuelli, cardellini e usignoli. Una curiosità: recentemente è stata riscontrata la presenza del tasso, che ha ricolonizzato l'area dopo l'estinzione locale avvenuta negli anni Sessanta. La zona della solfatara è caratterizzata dalle sabbie colorate di giallo per via dello zolfo, appunto. Qui è consigliato non sostare a lungo, per via delle esalazioni dello zolfo stesso. Continuando il cammino sul sentiero principale si arriva alla torre circolare, posta sul punto più rilevato e panoramico dell'area: l'edificio risale al Medioevo e fu costruito a difesa dalle incursioni di pirati saraceni ed ottomani. Dalla Torre si può ammirare il panorama del litorale di Anzio, che è diventato un punto cardine nella storia italiana, visto che fu la spiaggia dello sbarco degli Alleati nel corso della seconda Guerra Mondiale.

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