Le Isole Faroe da vedere, da fare e da mangiare: tre esperienze da non perdere nel remoto Nord

Un viaggio “fly & drive” tra scogliere, villaggi fiabeschi e antiche leggende

Un villaggio delle Isole Faroe (foto di Matteo Acitelli)
Un villaggio delle Isole Faroe (foto di Matteo Acitelli)
di Sabrina Quartieri
Martedì 20 Settembre 2022, 13:30 - Ultimo agg. 13:31
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Un susseguirsi di incontri memorabili, dalla prima rotatoria sottomarina, che appare come una gigantesca e colorata opera d’arte, alle pecore più “eroiche del mondo”, incollate a impressionanti scogliere scoscese dove brucano indisturbate; ancora, dal set “da brivido” del film “No Time to die” di James Bond, agli incantati villaggi variopinti dai tetti d’erba, un isolante naturale ideale contro le rigide temperature della stagione fredda. Ma anche delle stravaganti guide locali narranti, abili interpreti e divulgatori di curiose leggende del passato legate alle temibili e fantasiose creature nordiche dei Trolls. Sono solo alcuni dei ricordi più straordinari di una vacanza “fly & drive” alle Isole Faroe, l’arcipelago tra la Norvegia, la Scozia e l’Islanda che appartiene al Regno di Danimarca, pur vantando un governo autonomo. 

Dalla capitale Tórshavn all’isola “set” di James Bond, fino all’home restaurant in fattoria: tre esperienze da non perdere alle Isole Faroe

Sono 18 fazzoletti di terra bagnati dall’oceano Atlantico settentrionale, così piccoli da lontano quanto incredibilmente maestosi da vicino, e si fanno spazio nella geografia delle mete di vacanza naturalistiche, stregando i visitatori fin dal primo istante. Le Isole Faroe, del resto, sono un mosaico di scenari fiabeschi, vantano una storia quasi epica e si distinguono per l’amichevole cordialità della gente del posto, isolana sì, ma ben disposta ad accogliere chi arriva da lontano per visitare il territorio. In particolare le donne e i giovani universitari sono, infatti, dei viaggiatori curiosi e amano conoscere il mondo, anche quello che gli bussa alla porta di casa. Fare gruppo e supportarsi, poi, fa parte della cultura di questo remoto angolo di Nord. Sono il migliore antidoto collettivo alla difficile vita quotidiana. 

1. Alla scoperta dell’antica Tórshavn tra tour “fai da te” e trekking

L’Hotel Føroyar è come un faro per chi, la sera, dall’isola di Vágar, dove si atterra con l’aereo, ha già percorso le serpeggianti strade che conducono a Tórshavn , la capitale delle Faroe.  All’imbrunire, infatti, il paesaggio dai verdi declivi a picco sul mare segnati da rivoli d’acqua e cascate, tipico del luogo, è oscurato da un’inclemente coltre di nebbia che rimanda all’indomani l’appuntamento con tutta la bellezza più nitida del luogo. Il primo incontro sulle isole al risveglio è con le pecore, che non hanno timore di avvicinarsi alle finestre delle stanze dell’albergo, una finestra dopo l’altra affacciata sulla città che appare dall’alto in un sol colpo d’occhio e che si prepara a un lento risveglio. Passeggiare tra le sue stradine al mattino è l’occasione anti-stress per ricaricare le pile dopo il lungo viaggio verso Tórshavn (dall’Italia si vola via Copenaghen con Atlantic Airways). Posteggiata l’auto in uno dei parcheggi vicino al porto, senza dimenticare di inserire sul disco orario il momento dell’arrivo, a sinistra si raggiunge un affascinante faro con una fortezza tirata su per contrastare gli assalti dei pirati turchi e riadattata, durante la Seconda Guerra mondiale, a base difensiva dei britannici contro la Germania nazista che stava occupando il Nord. A destra, invece, si arriva fino a una grande bandiera faroese issata su una penisola rocciosa bagnata dall’oceano, per proseguire con un breve tour a Tinganes. È un agglomerato di edifici rossi con i tetti in erba che ospita da circa mille anni la sede del Governo nazionale, tra uffici del Primo ministro e alcuni dicasteri. Subito dopo, è la volta della favoleggiante Reyni, il distretto antico della Capitale. Qui, un alternarsi di deliziose casette variopinte col prato al posto delle tegole, tutte ben restaurate, regala la sensazione di una passeggiata dentro una favola. Il coffee break – momento irrinunciabile della giornata di un italiano anche se è all’estero – è da Paname, un bistrot con boiserie dalle tinte pastello ospitata all’interno di una libreria e dove i “local” si godono il loro fumante caffè americano con muffin tra chiacchiere, sfide a backgammon e letture al lume di candela, seduti dentro delle deliziose nicchie alla nordica che danno sulla strada.

Un altro assaggio di quotidianità tipica faroese è alla bakery Breyðvirkið, l’unico indirizzo della Capitale dove nelle ore di punta si forma la fila. In questo fornaio sono divini, del resto, e tutti lo sanno, sia i pani biologici a lievitazione naturale sfornati dalle due giovani titolari Friða e Randi, che le leccornie alla cannella e al cardamomo realizzate home made. Ci si allontana dalla città di circa 13 chilometri a sud-ovest, restando sempre sull’isola di Streymoy, per visitare, invece, l’imperdibile sito culturale e religioso più importante dell’arcipelago: Kirkjubøur, casa vescovile nelle isole dal 12esimo secolo fino al 1557, quando arrivò il luteranesimo. Oltre alle rovine della cattedrale di St. Magnus risalente al 1300, in questo placido villaggio si visita una fattoria mantenuta in vita, di generazione in generazione, fin dal lontano 11esimo secolo. Con una minima quota è possibile accedere nelle sale di questa dimora di charme dal sapore di altri tempi. Kirkjubøur è anche la meta finale di un trekking di montagna indimenticabile: si parte da poco fuori Tórshavn in compagnia della guida locale Randi Meitil e si ripercorre un sentiero tipico dei paesaggi celtici, un’occasione per tornare alle origini della storia dell’arcipelago, colonizzato in principio dai monaci irlandesi e solo dopo da pastori e agricoltori provenienti dalla Scandinavia. Appena prima di arrivare a destinazione, inoltre, si incontrano due indirizzi molto importanti per i faroesi: la casa dell’artista locale che ha reso la rotatoria sottomarina una spettacolare opera d’arte; l’edificio, al tempo una misteriosa location, che ha ospitato il ristorante Koks prima che fosse trasferito in Groenlandia, dove ha ricevuto due stelle Michelin. Oggi a Tórshavn resta la sua “sorella minore”, il Roks, ospitata in un’antica casa di Reyni. L’indirizzo dall’accogliente e intima atmosfera, conquista i foodie con una cucina nordica di pesce e verdure ripensata in modo creativo per accostamenti e presentazioni, abbinata a un’interessante carta dei vini studiata da una valente sommelier che si divide tra questo locale segnalato nella Guida Michelin e il più celebre Koks. 

La capitale Tórshavn (foto di Matteo Acitelli)

 

2. In gita sull’isola “set” del film di James Bond

Se l’attrazione più iconica delle Isole Faroe è il lago Sørvágsvatn di Vágar, uno specchio d’acqua che, per un’incredibile illusione ottica, sembra come sospeso su un’altissima scogliera, uno scenario ancora più sensazionale, e totalmente reale, si trova a Est sull’isola di Kalsoy, remota, misteriosa e ricca di fascino autentico. Il tragitto è un’avventura di per sé: ancora prima di iniziare la navigazione tra maestose montagne verdi lambite dall’oceano dove finiscono per nuotare, di sovente, le balene, si incontra, infatti, la rotatoria sottomarina del tunnel dell’Eysturoy sotto il Tangafjørður: fermarsi ad ammirare l’incredibile cerchio spartitraffico rivestito con sculture e luci colorate è vietato, quindi il consiglio è di circumnavigarlo. Raggiunta Klaksvík, si sale sul traghetto che conduce a Kalsoy, un’isola con quattro villaggi, pochi abitanti e moltissime pecore, che è collegata da quattro tunnel monocorsia non illuminati. È bene sapere, a tal proposito, che occorre essere pronti a spostarsi in delle apposite aree di sosta a destra, per lasciar passare eventuali veicolo provenienti nel senso contrario. Il consiglio, in ogni caso, è di lasciare l’auto prima di imbarcarsi e affidarsi a una guida locale munita di mezzo di trasporto. Come Rani Nolsoe, un intrepido e appassionante accompagnatore che ha vissuto nel villaggio più isolato dell’isola: Trøllanes, un pugno di case dove ci si ferma per un prelibato pranzetto tipico locale nella sua dimora, mentre si ascoltano leggende sui Trolls e sugli Hidden men, misteriose creature del folclore nordico. Dopo essersi rifocillati, si intraprende un panoramico trekking alla volta del Kallur Lighthouse, un grande faro abbarbicato sulla montagna, tappa che precede la visita alla lapide di pietra in memoria di James Bond, lasciata nel punto in cui è stata girata la scena finale del film sullo 007 “No Time to Die”. Rani è il compagno di avventure ideale anche per delle foto-ricordo uniche, con scenari mozzafiato non scontati. Ma non bisogna temere le altezze, né tantomeno le inaspettate deviazioni nei tunnel. Come quando con una improvvisa sterzata, ci si ritrova in un tratto di costa segreto, sospesa nel tempo e speciale, con i suoi suoni della natura rimasti invariati rispetto a secoli fa. A quando, cioè, questa impervia terra bagnata dall’Atlantico del Nord era la casa di pochi animali da pascolo, di uccelli migratori che si libravano nel cielo indisturbati e di generazioni coraggiose di pescatori e allevatori che si spostavano via mare e via terra affrontando pericoli e difficoltà.

Come le strade che si dipanavano tra le montagne, o le coste, delle alte pareti di roccia ripide e scivolose dove far approdare il pescato per il sostentamento del villaggio. Beni che si trasportavano a spalla, sostenuti da un bastone per non perdere l’equilibrio e si custodivano in un magazzino di raccolta (come quello di Trøllanes, oggi un airbnb che si chiama Puffin House), accanto alle abitazioni e alle strutture adibite alla conservazione del cibo, fermentato e disidratato dai venti per le scorte invernale. 

Il faro di Kalsoy (foto di Matteo Acitelli)

 

3. Salmone e non solo: cena tipica in una fattoria 

L’esperienza culinaria più autentica alle Faroe è a tavola con Harriet e John nel loro cottage. Una dimora di charme dal design tipico nordico immersa in una fattoria ospitata nel villaggio di Æðuvík (su Instragram si trova come Hanusarstova). Qui, la mattina ci si sveglia felici tra gli animali, se si sceglie di pernottare nella struttura, un bed and breakfast con vista su frotte di oche e di pecore. La sera, invece, optando per l’home restaurant, ci si delizia a suon di prodotti dell’orto e prelibatezze tipiche isolane cucinate da Harriet. La tavola è imbandita ad arte e vanta anche una posizione perfetta per ammirare scenografici tramonti, che d’estate si colorano di rosa grazie allo spettacolare fenomeno del sole di mezzanotte. Tutt’intorno, invece, si fanno notare delle curiose fotografie in vendita che ritraggono, in posa da diva, alcune delle pecore di casa, che sono immortalate dalla talentuosa padrona della fattoria. La cena è a base di invitanti antipasti di pesce e di carne,prosegue poi con la portata principale, in genere uno stufato di agnello da abbinare a delle patate, e si conclude con una torta home made con la marmellata di rabarbaro, che alle Faroe non manca mai. A curare il servizio e a intrattenere i commensali con aneddoti su tradizioni e cultura locali è il John, che non si tira indietro quando arriva la domanda sulla caccia alle balene: “È un’usanza storica per noi, ma non si tratta propriamente di una caccia. I cetacei (che lui chiama “pilot whales”) non li andiamo a cercare, né li catturiamo lontano. Sono coinvolti solo quelli che raggiungono le nostre coste e si avvicinano alla riva. Lo spirito che è alla base di questa attività tramandata da secoli, e che chiamiamo “Grindadrap”, è quello della condivisione. Tutti i faroesi che ne prendono parte - conclude John - hanno diritto gratuitamente a una parte di pescato”. A tavola c’è anche il salmone locale, da abbinare al pane (rigorosamente del fornaio di Tórshavn) spalmato con la crème fraîche. Un pesce che è al primo posto tra i prodotti di esportazione faroesi e che viene allevato in mare in grandi reti a forma di cerchio. Per osservarle da vicino, si prende parte all’escursione in barca alle Cliffs di Westmanna. Un tour sull’acqua dalle inusuali tinte fluo per appassionati di faraglioni e birdwatching, anche se è sempre più raro incontrare le colorate pulcinelle di mare prima più popolose nell’arcipelago. Compensano la loro assenza delle inaspettate pecore eroiche, capaci di brucare su delle impressionanti scogliere scoscese a picco sull’oceano. 

 

Allevamento di salmone alle Isole Faroe (foto di Matteo Acitelli)

 

 

 

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