Luoghi del mistero lungo la verde valle del Fiora: dall'Eremo di Poggio Conte a Ponte San Pietro

Eremo di Poggio Conte
Eremo di Poggio Conte
di Maria Serena Patriarca
Lunedì 7 Settembre 2020, 16:58
3 Minuti di Lettura

Ci sono luoghi che evocano mondi lontani e misteriosi. L’Eremo di Poggio Conte, gioiello nascosto della Tuscia viterbese lungo il corso del fiume Fiora, è uno di questi. Arroccato fra boschi e grotte nella vasta cavità tufacea dove sgorga una piccola cascata, è una delle mete più amate per chi adora itinerari non convenzionali e di grande suggestione storico-naturalistica. Si tratta proprio di uno dei “romitori” più interessanti dell’area del Fiora.
 

 

Innanzi tutto è bene sapere che questo fiume dalle acque verdi, ovvero l’etrusco Armine, è lo storico fiume di Vulci, che scorre attraverso forre profonde scavate nel travertino e nelle rocce vulcaniche dal suo corso millenario. Siamo nel comune di Ischia di Castro, e proprio in questo territorio dallo scenario monumentale e imponente alcuni monaci dell’Alto Medioevo scavarono le loro dimore, per sfuggire alle tentazioni del mondo e contattare il divino attraverso la pratica spirituale della preghiera e del silenzio.

Questa è l’origine dei numerosi eremi (o romitori) rupestri comprendenti sia le celle degli eremiti sia le cappelle dedicate al culto.  Sembra che l’Eremo di Poggio Conte, scavato nella località denominata “Chiusa dell’Armine” sia stato meta anche di monaci profughi greci e armeni, scampati alle persecuzioni iconoclaste. Questo spiegherebbe in parte il sapiente ingegno con cui è stata scavata la roccia che ha dato vita all’Eremo, e i motivi orientaleggianti che ne abbelliscono il soffitto e le colonne.

Se gli ambienti delle abitazioni dei monaci sono quasi del tutto franati, in questo luogo di silenzio e spiritualità millenaria si conserva la meravigliosa piccola chiesa composta da due ambienti quadrangolari, con le tracce di un affresco raffigurante due santi mitrati, probabilmente San Savino e San Colombano. Gli studiosi sostengono che l’ingresso fosse ulteriormente abbellito da affreschi del XIII secolo. Poggio Conte, come gli eremi vicini, dipendeva dall’abbazia benedettina di San Colombano, già esistente nel IX secolo e ormai scomparsa da tempo. E' tradizione che ogni visitatore che passa di qua lasci un omino di pietre alla base della cavità rocciosa lungo la quale scorre la cascata.

Dopo la visita all’Eremo si può sostare su una delle spiaggette lungo il corso del fiume Fiora, per poi magari proseguire in direzione della Toscana (siamo proprio al confine fra il Lazio e la Toscana) e fare una sosta fotografica per immortalare il bellissimo Ponte San Pietro, altro punto panoramico di rara bellezza nella Valle del Fiora. Il Ponte fu eretto agli inizi del XV secolo e serviva a collegare non soltanto le due sponde del Fiume, ma anche due Stati: il dominio del Papa e il territorio di competenza senese, rispettivamente il Patrimonio di San Pietro in Tuscia e la Repubblica di Siena.

Nei pressi del Ponte, se siete appassionati di civiltà ancora sconosciute, c’è la Necropoli Rinaldoniana, frutto del misterioso popolo che si insediò nella zona durante l’Età del Rame, per 1500 anni a partire dal 3500 a.C.
Qui tutto parla di mistero e di enigmi antichissimi: pensate che perfino le rocce fra cui scorre il fiume Fiora, sotto Ponte San Pietro, sono così antiche che risalgono addirittura al Triassico: una vera “chicca” per i geologi, anche stranieri, che hanno studiato l’area.

© RIPRODUZIONE RISERVATA