Festival dell’Economia Civile, un fisco generativo per offrire servizi

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In attesa della seconda edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile – che si svolgerà a Firenze, nella prestigiosa cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, dal 25 al 27 settembre 2020 – si è tenuto un incontro di approfondimento online di preparazione al Festival, dal titolo “La rivoluzione del fisco – Può ridurre le diseguaglianze ed essere ri-generativo?”.

Nato da un’idea di Federcasse (l’Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, Casse Raiffeisen) che lo promuove insieme a Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia Per Tutti) e SEC (Scuola di Economia Civile) e con il contributo di Fondosviluppo, il Festival ha l’obiettivo di rendere concreti e connessi tra loro i modelli di sviluppo sostenibile in Italia.

Il webinar – coordinato e moderato da Lorenza Lei (Prorettore Università e-Campus) – ha trattato argomenti interessanti e di alto livello, inerenti la fiscalità in un’ottica di economia rigenerativa. «Un incontro che si pone l’obiettivo comune di un cambiamento culturale nei confronti della fiscalità» ha dichiarato la stessa Lei.

Erano presenti in collegamento Leonardo Becchetti (Direttore del Festival Nazionale dell’Economia Civile e co-fondatore di Next Nuova Economia per Tutti), Pietro Bracco (Fiscalista e Adjunct Professor Luiss Business School), Ernesto Maria Ruffini (Direttore Agenzia delle Entrate), Sergio Gatti (Direttore Generale Federcasse) e Tonj Della Vecchia (Capo Servizio Legislativo Legale Fiscale di Confcooperative).

«Il cittadino – ha dichiarato Ruffini – deve sentirsi parte di una comunità. La sfida comune è far sì che le istituzioni sappiano comunicare cos’è il fisco, garantendo un rapporto trasparente. Il fisco deve essere percepito come un leale interlocutore. Solo così potranno porsi le fondamenta per un nuovo rapporto con i cittadini.

Il sistema fiscale di un Paese avanzato come il nostro deve essere assoggettato perennemente a riforme. Non c’è un risultato che ci possa permettere di tirare i remi in barca. Dobbiamo avere l’umiltà di sottoporci ad un continuo cambiamento e affinamento delle regole, per essere sullo stesso fuso orario di un mondo che è sempre più veloce nei suoi cambiamenti. Detto ciò – ha precisato Ruffini – il fisco deve comunque dare delle certezze: un punto di riferimento da seguire e con il quale confrontarsi. La sfida che abbiamo davanti è quella di un fisco che non deve essere zavorra, ma che da solo, comunque, non può rappresentare un volano sufficiente. È un comparto che rappresenta una delle più importanti opere pubbliche e, come tale, serve un investimento per farla funzionare al meglio.

La vera rivoluzione, anche culturale, è quella di far capire al cittadino a cosa servono le tasse, che non devono essere viste come una cosa imposta dall’alto e basta. Questo è il ragionamento che va cambiato, anche e soprattutto attraverso un nuovo linguaggio: più semplice e diversificato a secondo dei soggetti a cui ci si rivolge».

«Il fisco – ha dichiarato Bracco – è ancillare allo Stato. Prima capiamo che Stato vogliamo, poi attuiamo il fisco per far parte di un gruppo che deve realizzare un risultato. Come un sarto che fa un vestito che deve sapere su cosa modellarlo. Che Stato vogliamo? Solo rispondendo a questa domanda, possiamo capire il fisco che vogliamo. Inoltre, bisogna anche capire come lo Stato vuole lavorare insieme al contribuente. Il tutto, ovviamente, deve richiamare l’articolo 1 della Costituzione: creare lavoro. Il fisco – precisa Bracco – deve aiutare il cittadino a lavorare e questo si può attuare solamente grazie ad una collaborazione tra Stato, contribuente e legislatore. Solo così si può raggiungere il nostro obiettivo comune.

L’auspicio è quello di una grande collaborazione per portare il nostro Stato all’interno dell’economia mondiale».
Gatti, invece, ritiene che sul fisco ci sia un problema di “percezione”. «E’ questo difatti un indispensabile fattore di crescita e sviluppo, ma la percezione è quella di un grande terreno da recuperare.

Il fisco è da mettere in relazione con i beni comuni strumentali come Ospedali, scuole, ecc - ha detto Gatti - che servono alla collettività e che scopriamo nella loro importanza, come successo nei mesi scorsi, solo quando ne abbiamo bisogno. Senza questa relazione, che deve passare anche attraverso una comunicazione differente, si rischia di circoscrivere il tema al solo aspetto dei doveri.

Come accade per le BCC con il credito – ha detto ancora Gatti – anche il Fisco maneggia quel bene prezioso che è la fiducia; la fiducia è la materia prima che il fisco deve far crescere ed alimentare per questa “rivoluzione”, se si vuole che le persone comprendano come Stato e cittadini siano davvero una cosa sola.

Temi strettamente connessi ad un nuovo approccio su questo tema sono anche l’onestà e la responsabilità. Insieme alla fiducia, infatti, questi sono i fattori sui quali basare la “rivoluzione” possibile.

Il “ricominciare” vede il fattore fisco, sicuramente, come un protagonista. Questo perché la discontinuità su due punti come la tassazione media eccessiva e l’evasione insostenibile, può portare ad una semplificazione dell’intero sistema.

Da oltre 50 anni in Italia non abbiamo una riforma strutturale del fisco. Mi auguro che ci sia il tempo e la volontà politica per rimettere in piedi un codice tributario da aggiornare costantemente, che aiuti lo Stato a migliorarsi. Questa – ha concluso Gatti – è la stagione giusta per “ricominciare”».

«Oggi il fisco deve dare dei segnali con alcune partite fondamentali da giocare, come la transizione ecologica ed il recovery fund; l’Europa, infatti, sta giocando una grandissima scommessa che raccoglie risorse con l’aumento del prelievo fiscale ai propri confini.

Creare un rapporto con il cittadino – ha specificato Becchetti – passa anche per una capacità di comunicazione più evoluta. Far capire, cioè, cosa può essere il fisco grazie al contributo del cittadino, attivandolo; solo così il contribuente aiuta veramente il Paese. Il nostro problema interno è rappresentato dallo storico slogan “pagare meno, pagare tutti”, che richiede una reputazione da parte dello Stato in tema di tasse ed evasione fiscale. Aumentare la reputazione – ha chiosato Becchetti – migliorerebbe anche il rapporto tra fisco e cittadino».

Per Della Vecchia, infine, «una risposta possibile ai problemi legislativi del fisco può venire dalla compiuta attuazione dei principi della Costituzione. Accanto alla dimensione paritaria e di fiducia, occorre recuperare la dimensione di solidarietà. In tal senso, il riconoscimento della funzione sociale svolta dai vari soggetti dell’economia civile può concorrere a rendere il sistema più equo».