Antonio Panico da Giugliano: vince il premio “Business Coach dell’anno”

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In Italia, seppur indebolita dalla crisi economica, ulteriormente aggravata dalla pandemia, sono sempre più numerosi i giovani che decidono di intraprendere un percorso di tipo imprenditoriale. Tuttavia la reazione alla pandemia da parte del tessuto imprenditoriale è sintomatica di una tendenza a non sfruttare al massimo le proprie potenzialità durante i periodi di crisi. Anche a causa della scarsa cultura manageriale del nostro paese, la probabilità di fallire è superiore al 75%. E se a pesare sono fattori come la burocrazia e la scarsa liquidità, un ruolo fondamentale lo giocano anche le problematiche interne. Il business coach giuglianese Antonio Panico, aiuta da anni imprese italiane e internazionali. 

Chi è Antonio Panico

Antonio Panico è laureato in farmacia e ha maturato una lunghissima esperienza nel campo della vendita e del marketing per aziende nazionali e internazionali, ricoprendo anche varie posizioni in un’importante multinazionale farmaceutica, passando, in breve tempo, da informatore a responsabile della formazione. Appassionatosi alla vendita, approfondisce temi quali self-help, leadership, persuasione, programmazione neuro linguistica, intelligenza emotiva con un approccio scientifico e rigoroso.

Chi è un business coach

«Un business coach è un manager o anche un venditore che lavora nel campo business, conosce le problematiche delle aziende e ha deciso di imparare il coaching, unendo, così, le abilità di coaching con il modello della consulenza dei processi. L'obiettivo è di aiutare gli imprenditori a prosperare. Il business coach aiuta le persone non solo ad affinare e potenziare le tecniche di vendita, ma anche a rafforzare la loro autostima».

Come si è innestata la scintilla del business coaching

«Mi sono accorto che amavo lavorare con le persone. Questo progetto nasce in seguito alle richieste fatte dai miei clienti, richieste di aiuto pratico e concreto verso gli obiettivi. In seguito si sono innescati una serie di meccanismi che poi hanno portato al successo attuale del mio business. Gli imprenditori, i manager non hanno bisogno di essere indottrinati o formati, ma necessitano di un aiuto concreto nello sviluppo delle attività. Così nasce il progetto di Business Coaching che mette a disposizione degli imprenditori un team di business coach con esperienze reali di imprenditoria e con esperienza manageriale». 

Chi si approccia alla sua accademia di business coaching

«Io gestisco progetti di training per aziende di vari settori, dalle telecomunicazioni, alle energie rinnovabili, al web marketing. I tre ambiti principali sono la vendita, la leadership e lo sviluppo delle risorse umane. Coloro che si approcciano alla mia accademia sono principalmente manager, imprenditori o anche coach che vogliono migliorare la propria impresa e il loro modello di business».

Insignito del premio “Business Coach dell’anno” al “Ceo Today Management Consulting Awards” edizione 2021, anno segnato dalla pandemia, come ha lavorato la sua azienda in questo periodo e quanto è importante la tecnologia nell'attività imprenditoriale e nell'attività di un'azienda in generale

«Di fronte all'emergenza sanitaria pochi imprenditori italiani hanno gestito la crisi aggredendo il mercato in maniera proattiva: chi lo ha fatto, promuovendosi e cercando di consegnare il proprio prodotto o servizio recuperando notorietà presso il target di riferimento, ha subito beneficiato della ripartenza del mercato, posizionandosi in vantaggio rispetto alla concorrenza, inclusa quella estera. Chi non lo ha fatto, invece, sta perdendo la cosiddetta “share of voice, all'interno del proprio settore di riferimento. Velocità di reazione, capacità di ascolto e una struttura interna solida con ruoli ben delineati, permettono di gestire in modo ottimale il proprio business, anche nei periodi più complessi e travagliati. Ho sempre utilizzato la tecnologia, soprattutto in questo periodo, garantendo anche una riduzione dei costi per il cliente ma aumentando di conseguenza il mio fatturato». 

Veniamo al panorama italiano, si può fare impresa al sud. Nella sua esperienza nazionale e internazionale quali sono le condizioni geografiche favorevoli per la messa in opera e lo sviluppo di un'attività

«Uno dei limiti principali e più comuni a buona parte dell'imprenditoria italiana, è la scarsa propensione a sistematizzare i processi aziendali. L'intero peso dell'impresa, in altre parole, è caricato esclusivamente sulle spalle dell'imprenditore, che è spesso molto restio a creare processi organizzati che consentano una delega e di conseguenza una vera scalabilità sostenibile a livello di business. A questo si lega anche la difficoltà a gestire positivamente il team facendolo lavorare con una buona leadership, guidandolo verso l'ottenimento dei risultati. Si può fare impresa al sud, assolutamente il sud è ricco, ci sono delle aziende eccelenti che sono di nicchia e che rispetto al nord Italia sono anche meno indebitate. Il problema del sud, non sono le condizioni geografiche, ma la grave carenza delle infrastrutture».

Cosa potrebbero e dovrebbero fare le amministrazioni per incentivare l'imprenditoria e la conseguente crescita economica anche al sud Italia

«Il grosso limite sono le infrastrutture, l'alta veocità ad esempio si ferma a Salerno. Arrivare in Basilicata è complicatissimo. Le città ben collegate da un punto di vista infrastrutturale, con l'alta velocità, con autostrade efficaci, consentono uno sviluppo economico maggiore, questo è un limite grosso di asset strategico, che pesa molto soprattutto sulle aziende del sud Italia. Se questi e molti altri problemi, tra cui quello delle banche e dei finanziamenti, fossero risolti, allora si potrebbe fare impresa al sud. Impresa che competa a livello internazionale, perchè al sud Italia ci sono delle vere e poprie perle. Dobbiamo ricordarci che un sud florido, è un'Italia florida. Ormai non dobbiamo più ragionare come sud e nord, ma come un paese unitario».

Fondatore e Ceo dell'impresa Business Coaching Italia, una delle più grandi e strutturate realtà a livello europeo nel campo del coaching e del miglioramento aziendale, ringrazia le sue origini per il suo successo professionale

«Sono un giuglianese. Il legame con le mie radici è molto forte, nonostante il percorso professionale mi abbia portato lontano da Giugliano. Ci sono delle caratteristiche del popolo napoletano, giuglianese e del sud Italia in generale che sono parte dei miei successi lavorativi. Determinazione, testardaggine e un filo di aggressività. Tratti peculiari che nel corso della mia crescita personale e professionale ho imparato a sfruttare e mitigare per diventare più diplomatico nei rapporti umani. Non è stata tuttavia una sfortuna dover andare via dalla mia terra, poichè ho acquisito competenze che gli altri non hanno. Amo Firenze e vivo bene qui. Non rinnego le miei origini anche se spesso penso di ritornare a Napoli».

In un'Italia già fiaccata da una congiuntura economica che perdura ormai da anni, ulteriormente aggravata dalla pandemia, sono sempre più numerosi i giovani e meno giovani che, posti di fronte alla crescente difficoltà nel trovare un lavoro dipendente, decidono di intraprendere un percorso di tipo imprenditoriale, lei che consiglio sente di dare a questi giovani

«C’è un consiglio che mi sento di dare: l’imprinting dell'italiano e soprattutto del meridionale, unito a rigore, etica e disciplina può aiutare ad arrivare lontano. Occorre solo impegnarsi, darsi da fare, sapersi confrontare e aprire gli orizzonti, soprattutto studiando il business, facendo pratica nelle vendite e facendosi supportare da un bravo manager. I tempi sono radicalmente cambiati, oggi evolvere per sopravvivere è fondamentale».