La video testimonianza di Mimmo Lucano a Equologica 2020

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(Agenzia Vista) Roma, 12 dicembre 2020 La video testimonianza di Mimmo Lucano a Equologica 2020 “Per tanti anni sono stato un militante politico, ho condiviso quel sogno delle utopie sociali, e quel senso di comunità di abitare i luoghi , di fare convergere quelle idealità che in quegli anni davano la spinta. E poi quando sono stato lontano dalla Calabria, dal mio paese, mi stavo facendo vincere dal senso di nostalgia, non per il paesaggio o per altro, ma proprio perchè da lontano immaginavo la mia terra come quel luogo che senza accorgermene avevo immaginato nelle rivendicazioni, nel tentativo di costruire quella polis solidale . E invece non mi rendevo conto però che quella Riace dopo il dominio del latifondismo agrario, quella realtà di braccianti, di contadini, di artigiani aveva catturato il mio fascino. Era quello che cercavo. E poi, come posso dire, uno tentativo per rapportare le varie idee politiche in un contesto di concretezza, di vissuto quotidiano, di un processo sociale.” Inizia così la testimonianza video di Mimmo Lucano ai lavori di Equologica, l’evento digitale nazionale promosso da una rete di esperienze di sinistra, ecologiste e civiche, nel corso del panel dedicato alle città per un nuovo municipalismo. “E poi ripartire dalle periferie: le nostre realtà sono le estreme periferie dell’Italia, quella Calabria ionica condizionata dal dominio delle mafie. E quindi per me accoglienza e un attivismo sociale contro le mafie erano le facce di una stessa medaglia, perchè comunque alla base c’era il tentativo di riscattarci dall’oppressione. Ho condiiviso l’arrivo dei rifugiati che sono venuti da noi in fuga da guerre, dalle persecuzioni e anche dalla povertà, in ogni caso un tentativo di riscatto . Questi due elementi hanno fortemente caratterizzato il mio impegno sociale e politico ,e da sindaco di Riace non ho fatto altro che tentare di dare un contributo di giustizia sociale, quella che spesso una sinistra immaginaria magari non riesce a livello di governance nelle piccole città come nelle metropoli non riesce a trovare spazi e a far passare il messaggio che accende il nostro entusiasmo solidale, e che non viene mai meno a prescindere dai ruoli. Ero sindaco ora non sono niente, però l’entusiasmo dentro rimane immutato, lo stesso. Ad un certo punto io credo , in base anche a quello che ho passato, alle esperienze fatte, alla storia di Riace con il tentativo portato avanti di utopia sociale, ecco quando la sinistra è autentica, quando il tentativo concreto è quello di costruire un’eguaglianza sociale, questo concetto è centrale rispetto ai nostri ideali. Se si smarrisce quel senso non ha significato. Io alla fine come sindaco ho condiviso il riscatto delle persone che sono arrivate a Riace, e che sono state considerate nella comunità, in un piccola comunità solidale,considerate uguali agli altri cittadini del luogo, senza alcuna differenza. Lo prevede la Costituzione italiana, non ci possono essere discriminazioni, chi viene prima o chi viene dopo. Mi hanno fatto poi un processo: le idee quando sono autentiche fanno male a qualcuno, può darsi che destabilizzano, può darsi che disturbino qualche potere forte, magari alla massoneria, magari a qualche potere deviato all’interno dello stesso Stato. Quello Stato che nel nostro caso prima aveva chiesto una grande disponibilità di accoglienza e questo coincideva con la mission locale di rispetto della dignità di tutti gli esseri umani, e Riace allora risolveva i problemi. E poi ad un certo tutto diventa una storia di illegalità. Ma io da sindaco avevo giurato sulla Costituzione, e oggi farei lo stesso tutto di nuovo. / Equologica Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev