Covid, a Bologna la protesta contro la Dad

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(LaPresse) - “La scuola a scuola” è lo striscione che Anna Marchi, docente di inglese all’Università di Bologna, ha appeso insieme a sua moglie fuori dalle finestre di casa sua. Hanno due figli, il più grande ha sei anni ed è tornato in dad da martedì, il più piccolo tornerà alla didattica a distanza da sabato. «Lo striscione significa che questa casa non è una scuola e bisogna dare una definizione di scuola per capire cosa ci stiamo perdendo perché la scuola, per un bimbo di sei anni, è socialità, collettività e comunità», dice la professoressa Marchi. «Stamani ho letto - e ne sono rimasta sgomenta - che ancora una volta il ministro Bianchi ha detto che la scuola non si è mai fermata e mai si fermerà. La scuola però è ferma da un anno. Il segretario delle Nazioni Unite ha detto che siamo davanti a una catastrofe generazionale. Chi ha ragione?», aggiunge ancora Anna Marchi ai microfoni di LaPresse. La professoressa Marchi è stata l’ideatrice dello sciopero della Dad, sciopero poi sposato da Priorità alla scuola. «Io mi sono stufata, e magari sarò impopolare, di questa situazione in cui si dice che i genitori devono andare a lavorare: non è questo il punto. Il punto è che i bambini devono andare a scuola, non è solo un diritto, ma un bisogno essenziale», dice ancora. «Siamo due mamme, posso parlare bene per le donne. Siamo tutte e due in smart e io faccio lezione con i bimbi che cercano di rimanere il più silenziosi possibili. Mia moglie lavora a casa da novembre e ci siamo dovute far prestare un computer da mia madre perché non è così scontato che in ogni casa ci debba essere un pc per ogni genitore e per ogni bambino. La situazione non è buona», conclude.