Suicidio assistito, il testamento di Mario: la sua voce che spiega perché sceglie di morire

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«Ero la persona più felice del mondo, dopo un anno di sacrifici, indifferenza». Quando Mario ha capito che diventava concreta la possibilità di accedere al suicidio assistito e quindi di morire si è sentito felice. E se vi sembra strano lui spiega perché: «Io mai prima dell'incidente non volevo morire anzi avevo paura, perché la vita sono il primo a dire che è bella e va vissuta. La vita è svegliarsi la mattina e andare a lavoro, la vita è libertà di scegliere ogni giorno cosa fare , chi vedere, la vita è essere autonomi, la vita è anche quando ci sono le giornate no, uscire da soli per farsi una camminata, la vita è la cosa più bella che abbiamo e ne abbiamo una sola, la vita è libertà».

Queste sono le parole di Mario ascoltabili in un video dell'associazione Luca Coscioni divulgato durante il XVIII congresso dell'omonima associazione e di nuovo oggi, durante il XII congresso nazionale dell'associazione italiana avvocati matrimonialisti che si sta svolgendo a Roma. Mario, ma questo non è il suo vero nome che è protetto dalla privacy, è un marchigiano di 43 anni ed è rimasto paralizzato dopo un incidente. Vive imprigionato nel suo corpo da 11 anni.

Perché è diventato famoso? E' il primo italiano ad aver ottenuto l'accesso al suicidio assistito: potrà morire perché lo ha scelto. Il comitato etico dell'Asur Marche ha attestato infatti che Mario possiede i requisiti per l'accesso legale al suicidio medicalmente assistito. Il via libera è arrivato dopo due diffide legali all'Asur e l'aiuto offerto dall'associazione Luca Coscioni. E' il primo italiano che ci riesce dopo la sentenza "Cappato-Dj Fabo" emessa dalla Corte Costituzionale. Mario ha inviato diffide, ha scritto alle massime autorità. «Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni. Sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita. Nessuno - dice in un video - può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni».