La Storia in prima pagina con il Mattino: il decimo episodio della graphic novel

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Nel decimo episodio della graphic novel curata da Giffoni film festival per i 130 anni del «Mattino», prende corpo il decennio 1972-1980. Il giornale alle prese con il periodo successivo ai primi due direttore del dopoguerra (Ansaldo e Ghirardo), ma anche con la sua prima crisi legata alla legge che vietava agli istituti di credito di gestire un quotidiano. E il Banco di Napoli dovette correre ai ripari, attraverso una società di gestione cui affidare Il Mattino di cui restava proprietario. Gli anni del consolidamento nella sede di via Chiatamone.

Estate 1973, esplode la psicosi del colera a Napoli. Il 29 agosto 1973 Il Mattino titola a 4 colonne di spalla in prima pagina: “Sospetti di infezione da vibrione colerico”. Torna un incubo che sembrava rimosso da un secolo, per un'epidemia che evoca le immagini ottocentesche della Napoli da “sventrare” descritta da Matilde Serao. Ma il comunicato del ministero della Sanità, pubblicato dal quotidiano, è rassicurante: dal 23 agosto, tra Ercolano e Torre del Greco si sono manifestati solo 14 casi di “gastroenterite acuta”. Tutti i pazienti sono stati ricoverati all'ospedale napoletano specializzato nelle malattie infettive: il Cotugno. Un milione di dosi di vaccino arrivano in città e i napoletani si metteranno in fila per riceverne in modo ordinato. Il giornale seguirà con attenzione tutta la vicenda, mentre gli inviati calati dal nord non perderanno l'occasione per scrivere pezzi prevenuti contro Napoli e il sud. “Dentro il Cotugno tra gli ammalati” è il titolo di un famoso pezzo di cronaca firmato da Ciro Paglia sul Mattino del 31 agosto 1973. Il giornale schiererà i suoi cronisti migliori del momento: oltre a Paglia, anche Enzo Perez. 

Due anni dopo, viene eletto a Napoli il primo sindaco comunista del dopoguerra. È Maurizio Valenzi. Il 19 settembre 1975 “Il Mattino” titola a centro pagina a due colonne: “Il comunista Valenzi sindaco di Napoli”. Una notizia che, a poco più di tre mesi dalle elezioni comunali, sancisce a Napoli la sconfitta della Dc, azionista di minoranza del giornale che ne influenzava la linea politica. È un evento storico per Napoli: Valenzi è il primo sindaco iscritto al Pci dell'era repubblicana, che guiderà giunte di sinistra per ben otto anni fino al 1983. Senatore, rientrato nel dopoguerra a Napoli dall'esilio, uomo di cultura e artista, Valenzi segnerà la storia cittadina.

I clan della camorra riprendono fiato e si riorganizzano, partendo dalla gestione della borsa nera nel dopoguerra e del contrabbando di sigarette. Emergono figure di capi, come Antonio Spavone, ma dalla metà degli anni '70 si afferma un capo camorra che rivoluzionerà gli equilibri storici dei clan: Raffaele Cutolo. Il primo maggio 1976, in un agguato rischia di morire Antonio Spavone, detto 'o malommo. Si ipotizzò che il mandante fosse stato Cutolo che aveva da poco fondato la sua Nuova camorra organizzata. Ma l'ipotesi non ebbe mai conferma giudiziaria. Il Mattino titola quel giorno in Cronaca di Napoli a sei colonne sul pezzo di Enzo Perez: “Al killer ha tremato la mano: 'O malommo vive ma è sorvegliato da carabinieri armati di mitra”. Il Mattino riuscì a pubblicare cronache puntuali grazie all'intraprendenza dei suoi cronisti. 

Il 10 maggio 1978 è il giorno successivo all'omicidio di Aldo Moro, lo statista democristiano rapito dalla Br il 16 marzo precedente. Dopo una lunga prigionia e inutili quanto drammatiche trattative con i brigatisti, il corpo di Moro fu trovato in via Caetani a Roma nel bagagliaio di una Renault. Era stata un'esecuzione a freddo, dopo un lungo “processo” e una prigionia da cui Moro inviò a più destinatari lettere commoventi. Il Mattino titolò: “Ucciso con 11 colpi al cuore”. Toccò al direttore Orazio Mazzoni il commento di prima pagina, intitolato “E domani?”  Fu proprio il direttore Mazzoni a gestire la prima fase della delicata stagione del terrorismo.

Il 12 ottobre 1978 il giornale fu costretto a dare notizia anche della prima vittima a Napoli dei terroristi: era il criminologo e medico legale Alfredo Paolella. In prima pagina, a otto colonne, Il Mattino titolava “Assassinato al Vomero da quattro terroristi il medico legale del carcere di Poggioreale”. Erano i terroristi di Prima linea, che inaugurarono anche al sud gli agguati mortali, poi proseguiti nei mesi successivi della colonna napoletana delle Br. A Paolella si imputava di aver promosso un progetto di riforma carceraria a favore delle condizioni dei detenuti, interpretato nei comunicati dei terroristi come una forma di schedatura carceraria. “Il terrore come terrore” era il titolo del fondo di commento del direttore Orazio Mazzoni.

Un mese dopo, l'otto novembre del 1978, Mazzoni sarebbe stato avvicendato dalla Rizzoli, azionista di maggioranza nella società di gestione del giornale, che nominò Roberto Ciuni. Il giorno prima, Mazzoni, che era stato il successore di Giacomo Ghirardo, si era dimesso dalla direzione. 

In questo decennio, fu il 1976 l'anno più traumatico per Il Mattino. Per legge, il Parlamento stabilisce che nessun istituto bancario può gestire direttamente un giornale. Il Banco di Napoli, azionista di maggioranza, pur rimanendo proprietario del giornale, ne deve affidare la gestione a una società editrice. Dopo difficili trattative, Il Mattino verrà acquisito in gestione dal gruppo Rizzoli che ha già il Corriere della sera. Settimane di trattative sindacali per salvare gli organici, occupazioni della sede di via Chiatamone, poi la chiusura: il giornale sospende le pubblicazioni il 31 ottobre 1976. Una dura prova per la direzione Mazzoni.

“Una pausa, il Mattino non chiude” dice il titolo a tutta prima pagina dell'ultimo numero prima della sospensione delle pubblicazioni domenica 31 ottobre 1976. E' l'addio alla società Cen per il benvenuto all'Edime con quote di maggioranza della Rizzoli, sancita da un fondo di Orazio Mazzoni. Alla ripresa delle pubblicazioni, con società di gestione Edime, sabato 22 gennaio 1977 Orazio Mazzoni intitolerà il suo fondo “Dicevamo, dunque”. Durerà poco la sua guida ulteriore del giornale, la Rizzoli imporrà alla Dc un nuovo direttore: Roberto Ciuni. La traumatica sospensione delle pubblicazioni era durata 82 giorni.