Niente cassa integrazione Covid-19 per i dipendenti delle piccole imprese, due avvocati danno battaglia

Niente cassa integrazione Covid-19 per i dipendenti delle piccole imprese, due avvocati danno battaglia
di Ugo Baldi
Giovedì 9 Luglio 2020, 10:23 - Ultimo agg. 13:22
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Niente cassa integrazione in deroga Covid-19 per i dipendenti delle imprese artigiane della Tuscia e del Lazio sotto i sei dipendenti. A generare questa situazione, secondo gli avvocati Franco Laugeni e Matteo Moscioni di Civita Castellana, è stata la Regione Lazio, che ha ritirato oltre 3.000 decreti di autorizzazione al pagamento a favore di altrettante aziende negando, di fatto, il sostegno al reddito a migliaia di famiglie.

«La vicenda nasce da due ricorsi da noi patrocinati - hanno spiegato i due avvocati - in collaborazione con lo studio associato di consulenza del lavoro D'Angelo-Corinti di Viterbo, proposti davanti al Tribunale del lavoro del capoluogo su istanza di due aziende artigiane (di Ronciglione e Viterbo), le quali hanno citato in giudizio l'Inps a seguito dell'ingiustificato rifiuto da parte dell'istituto di previdenza sociale di erogare la cassa integrazione in deroga a favore dei propri dipendenti. Ciò nonostante fosse stata legittimamente autorizzata dalla Regione Lazio con un accordo quadro tra la stessa Regione e le parti sociali».

Il Tribunale di Viterbo (giudice Isabella Parolari) ha accolto i ricorsi e dichiarato l'Inps obbligata al pagamento della Cassa integrazione, per emergenza epidemiologica, in favore dei dipendenti delle due aziende, così come autorizzate dalla Regione Lazio. A tali pronunce è seguita anche un'analoga resa dal giudice del lavoro del Tribunale di Latina, Angela Orecchio.

«Con incredibile tempestività, la Regione Lazio hanno fatto notare sempre i due legali - in concomitanza con la decisione del giudice del lavoro di Viterbo, con propria determina il 1° luglio ha revocato oltre 3.000 decreti di autorizzazione al pagamento della cassa integrazione in deroga a favore di altrettante aziende artigiane, così negando, di fatto, il sostegno al reddito a circa 12.000 famiglie».

Secondo i due legali, l'atto della Regione sarebbe illegittimo, perché rinnega l'accordo quadro regionale. Inoltre disattende e annulla i tre provvedimenti di condanna emessi dai Tribunali di Viterbo e Latina, Inoltre, sempre secondo Laugeni e Moscioni, le revoche violerebbero «palesemente l'articolo 97 della Costituzione, che obbliga ad assicurare il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione in favore di tutti i cittadini. Imparzialità e buona fede puntualmente disattesi da un atteggiamento insensibile alle necessità del tessuto economico-produttivo della nostra regione costituito in prevalenza da piccole e piccolissime aziende a cui viene tolto dell'ossigeno vitale e che rischiano ora di chiudere».
 
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