Coronavirus, il videomessaggio di speranza del vescovo: «Dopo la notte verrà l'aurora»

Coronavirus, il videomessaggio di speranza del vescovo: «Dopo la notte verrà l'aurora»
di Massimo Chiaravalli
Venerdì 13 Marzo 2020, 18:00
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«Dopo la notte verrà l’aurora». Il vescovo Lino Fumagalli cita il libro del profeta Isaia per rassicurare sacerdoti e fedeli nei giorni del Coronavirus. In un videomessaggio diffuso sulle pagine social della Diocesi invita alla preghiera e al rispetto delle regole, benedice tutti e conclude con l’antica invocazione della città: «Gesù mio, misericordia. Madonna de La Quercia, salvaci».

E’ un invito alla speranza, quello diffuso dal vescovo. Questo l’incipit. «Miei cari sacerdoti e carissimi fedeli – dice - il momento che stiamo vivendo, con le restrizioni che ci sono state date, rischiano di creare in noi e nelle nostre famiglie incertezza e paura. Mai come oggi è attuale quanto il Signore ci dice, ed è il suo ultimo messaggio prima di salire al cielo: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. E’ con noi in questo momento di difficoltà».

E per rendere il messaggio ancora più esplicito, recita un passaggio contenuto nel libro del profeta Isaia, in cui «viene chiesto: “Sentinella, quante ore mancano al giorno?”. Risponde la sentinella, ed è la voce di Dio: “Dopo la notte verrà l’aurora”. E’ questa la speranza che dobbiamo condividere: dopo il tunnel tenebroso che stiamo vivendo – continua monsignor Fumagalli - tornerà la luce. E mi auguro che sia la luce della Pasqua».

Poi invita a riscoprire la preghiera personale e in famiglia: «Recitate ogni sera almeno un mistero del rosario, concludendo la preghiera con l’antica invocazione di Viterbo: “Gesù mio, misericordia. Madonna de La Quercia, salvaci». L’ultimo passaggio del video è anche una raccomandazione. «Non lasciamoci scoraggiare. Da parte mia invito tutti a rispettare le norme che ci sono state date – conclude - e considerarle come un atto di amore per noi stessi e gli altri. Assicuro la mia preghiera. A tutti la mia benedizione».
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