Operazione Underground, corriere internazionale della droga incastrato dalle intercettazioni

Operazione Underground
Operazione Underground
di Maria Letizia Riganelli
Sabato 10 Aprile 2021, 05:50 - Ultimo agg. 14:34
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​«Era lui il corriere di stupefacenti per gli albanesi arrestati nell’operazione Underground». E’ ripreso ieri mattina il processo per l’unico del sodalizio di albanesi che ha scelto il rito ordinario.

Erjion Collaku, 38enne, fu arrestato all’aeroporto di Barcellona, grazie a un mandato di cattura europeo, dopo essere riuscito per un soffio a scampare al blitz dei carabinieri di Viterbo. Collaku è considerato parte dalla banda di albanesi e italiani arrestati nell’ambito dell’operazione Underground. L’accusa è associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico.  
A spiegare i dettagli dell’operazione “Underground” uno dei carabinieri che ha seguito tutte le attività di indagine svolte. Secondo gli inquirenti gli indagati, in maniera organizzata, importavano cocaina dal Belgio, e poi, attraverso una rete di pusher, la immettevano sul mercato di Viterbo e di alcuni centri della Provincia, come Canepina e Vignanello. A far scattare l’inchiesta, a settembre 2015, la denuncia di un cittadino macedone. 
Durante le indagini i carabinieri avrebbero appurato che l’attività di occultamento e preparazione della droga per lo smercio era particolarmente sofisticata. Lo stupefacente, infatti, giunto a Viterbo, veniva tagliato, suddiviso in dosi e posto in barattoli di vetro, con all’interno riso per preservarlo dall’umidità. I contenitori veniva occultati sottoterra in zone di campagna.

«Collaku arriva all’aeroporto di Fiumicino il 10 giugno 2016 da Tirana - spiega il maresciallo -, ad aspettarlo gli amici albanesi. Sappiamo di tutti gli spostamenti perché l’auto utilizzata era intercettata e aveva un gps» 
Collaku si ferma a Viterbo solo pochi giorni.

Ma tanto basta per incastrarlo. Durante i tre giorni di permanenza i carabinieri controllano tutti gli spostamenti e gli incontri. Gli albanesi di Underground per paura di essere intercettati utilizzavano poco il telefono, ma aveva l’abitudine di parlare in casa e in auto. Posti che i militari avevano imbottito di cimici.

«Si muovevano per tutta la notte con l’auto - ha detto ancora il carabinieri -. Tramite il gps istallato sulla loro autovettura potevano seguirli e segnare ogni spostamento. E’ così che abbiamo intercettato la cocaina. La notte dell’11 giugno arrivano a strada Palanzanella, qui fanno brevi soste. Probabilmente per prendere e occultare la droga. Droga che la mattina dopo abbiamo sequestrato. Cocaina purissima».
Collaku era in auto e poteva vedere tutto. Durante una delle soste chiede agli altri: «Come fai a ricordarti questo posto?».

Gli albanesi nascondevano tra la vegetazione la droga e per ricordarsi segnavano il punto sul cellulare e facevano foto. «Che sia stato coinvolto è chiaro - dice ancora il carabiniere - , la notte prima della sua partenza per Marsiglia i due capi della banda gli consegnano 5mila euro. “Prendili sono i tuoi“, gli spiegano. E non solo il 14 giugno quando ormai Collaku è partito i sodali tornano a recuperare la droga nascosta e non la trovano più. E affermano:«Ma non è che è stato Erion?». 

In realtà la droga era nelle mani degli investigatori. Ma tanto basta per far affermare all’accusa che Collaku non poteva non sapere.

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