«Se non paghi ti strappo le ossa dal corpo», sei persone nei guai per spaccio ed estorsione

Carabinieri
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di Maria Letizia Riganelli
Mercoledì 21 Luglio 2021, 06:55
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«Se non paghi ti strappo le ossa dal corpo». Droga, minacce ed estorsione: sei persone nei guai. I carabinieri del comando provinciale di Viterbo hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip del Tribunale di Viterbo. I sei indagati sono accusati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione. Il leader del gruppo sarebbe C. F. 25enne di Roma, ristretto nel carcere di Lanciano. Ai domiciliari invece S. A. 25enne originario di Viterbo e residente a Roma e M. R. 28enne di Aprilia. Tre le persone di Vetralla sottoposte all’obbligo di presentazione: E F e S C, madre e figlio che avrebbero agito insieme nella fase di spaccio e riscossione e B.L. 
In totale, i sei indagati, in poco più di un mese gli indagati avrebbero preteso con maniere forte oltre 100mila euro, per droga venduta durante il periodo delle restrizioni da Covid. «L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Viterbo, è stata avviata - spiegano i carabinieri - a dicembre scorso dai militari del Nucleo investigativo, a seguito di denunce sporte da diverse persone, vittime esauste di ripetute gravi minacce estorsive, che si sono rivolte anche presso i comandi dell’Arma di Montefiascone, Bolsena e Vetralla». Le attività svolte dai carabinieri hanno consentito di documentare che l’indagato C. F. era solito vendere sostanza stupefacente nel viterbese, facendo credito agli acquirenti di “fiducia”.

Se questi, però, non saldavano quanto dovuto iniziavano le richieste e l’intimidazione per regolare i conti. “Te massacro di botte, ti spacco la testa”, “Tu non c’hai rispetto e quindi io te devo imparà… te devo addrizzà”, “qualcuno al posto tuo paga”, questi alcuni dei messaggi che quotidianamente venivano inviati alle vittime.

A capo del gruppo c’era il romano C. F., nome che i complici utilizzavano per impaurire ancor di più le vittime che non saldavano immediatamente il debito di droga. «Ascoltami bene ho parlato adesso con C. ha detto che se entro mezz’ora non sei a Viterbo ti strappa le ossa dal corpo… non ti rimangiare le cose perché ti giuro ti strappo la lingua e la do in pasto ai lupi!».

Tra le vittime del gruppo anche uno degli arrestati per la rapina all’ufficio postale di Canino. Gli indagati non potendo più riscuotere direttamente da lui il debito di droga si sarebbero rivolti alla madre chiedendo 8mila euro. Non solo, avrebbero anche violato le restrizioni Covid per andare a prelevare un creditore. Il colpo non sarebbe andato a buon fine per l’intervento dei carabinieri. «Vabbè - scrivono gli indagati alla vittima - hai fatto piglià pure otto piotte (riferito alla contravvenzione per violazione delle norme Covid n.d.r.), io non so quante botte dovrai piglià giù pe Viterbo”. In queste ore i sei verranno sottoposti agli interrogati di garanzia.

«Nell’odierna fase esecutiva, che rappresenta un primo epilogo dell’attività di indagine - affermano i carabinieri - sono stati sequestrati 70 grammi di cocaina e 700 grammi di hashish casa di F.C. e sono state eseguite anche altre perquisizioni a carico di 2 indagati residenti nell’Orvietano, accusati di spaccio di sostanze stupefacenti. E’ fondamentale che le vittime trovino la forza di sporgere denuncia, mettendo in condizione i militari dell’Arma di tutelarle e tirarle fuori da situazioni disperate, che appaiono senza uscita».

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