​Marito perseguita la moglie, la figlia: «Mia madre dormiva col coltello sotto il cuscino, aveva paura di lui»

Aula di tribunale
Aula di tribunale
di Maria Letizia Riganelli
Venerdì 24 Marzo 2023, 05:25 - Ultimo agg. 15:19
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«Mia madre dormiva col coltello sotto il cuscino perché aveva paura che mio padre la uccidesse nel sonno». Parte con la testimonianza della figlia 25enne il processo per stalking al viterbese A. O. L’uomo, dopo aver scontato diverse condanne per maltrattamenti nei confronti della moglie (nel frattempo deceduta) avrebbe anche messo perseguitato la vittima, minacciandola di morte.

Per questi fatti è a processo davanti al giudice Ilaria Inghilleri, parte civile la donna. A raccontare la storia, visto che la donna non potrà più farlo, ieri mattina ci ha pensato la figlia. Ricostruendo anni di violenze. «Ho ricordi di lui che picchiava la mamma fin da quando sono piccola - ha affermato la ragazza -. Lo ha sempre fatto, si ubriacava e poi la riempiva di pugni. Le metteva le mani alla gola, le faceva gli occhi neri e spesso finivamo al pronto soccorso. Urlava insulti e minacce. Le diceva che doveva morire, che avrebbe fatto una fossa nel terreno per sotterrarla».

La ragazza, che da quando la madre è morta, vive da sola nella casa familiare e il padre si è trasferito nella capitale continua ad avere paura dell’uomo. «Prima di finire in carcere - ha detto ancora - se ne è andato di casa.

Era il 2018. Ma non è mai sparito. Chiamava tre o quattro volte al giorno, gridava. Io ero spaventata, esattamente come quando viveva ancora con noi e io evitavo di stargli vicino. Anche a me ha sbattuto contro un muro, ed è successo da poco».

L’imputato, secondo quanto ricostruito, avrebbe continuato a perseguitare la moglie perché rivoleva la casa, dove vivevano madre e figlia. «Anche quando la mamma è morta ha continuato - ha spiegato la figlia - è venuto sotto casa a minacciare me. Ha rotto anche una finestra perché voleva ritornare lì. Quella però è solo l’ultima delle volte che ci ha provato. Poco dopo che se ne era andato è ritornato con la scusa di prendere dei vestiti e si è portato via un sacco di documenti senza permesso. Anche in quel caso ha scavalcato una finestra per entrare».

In aula anche l’ex comandante della stazione di Grotte Santo Stefano che il 2 gennaio 2019 raccolse la denuncia della donna. L’ultima prima del decesso. Nella prossima udienza saranno ascoltati altri carabinieri, che sarebbero intervenuti per sedare una lite e la sorella dell’imputato che lo ha ospitato dopo l’allontanamento da Viterbo.

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