Bullicame e Zitelle, ancora degrado e ritardi. L'appello a prefetto e commissario: «Intervengano»

La callara invasa dalle erbacce
La callara invasa dalle erbacce
di Massimo Chiaravalli
Mercoledì 5 Gennaio 2022, 06:10 - Ultimo agg. 14:30
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Sembrava salvo, dopo la chiusura del pozzo San Valentino, che l’ha tenuto a secco per sette anni. E invece «se non si interviene subito, il Bullicame rischia di essere condannato a morte». Acqua fredda, manutenzione zero: a lanciare l’allarme è Giovanni Faperdue, ex presidente dell’associazione che prendeva il nome dal sito citato da Dante nella Divina Commedia. Ce n’è anche per le Zitelle, che avrebbero dovuto essere chiuse da minimo sei mesi. E ora arriva l’appello a prefetto e commissario.

Sul tema il ritardo è grave, anche perché va avanti da anni. «Sulla Zitelle – dice Faperdue - si sarebbe dovuto procedere da mesi e mesi, invece continuano a buttare 12 litri al secondo in un fosso». A gennaio del 2021 infatti, giusto un anno fa, erano stati impegnati i fondi: 360 mila euro per questo e per la chiusura del pozzo San Valentino, se non fosse intervenuta la Gestervit, che aveva causato il danno. Il pozzo è stato chiuso, subito dopo sarebbe dovuto toccare alle Zitelle, tanto che l’ex sindaco Giovanni Arena il primo aprile scorso assicurava a Il Messaggero che «lo faremo entro giugno: ci sono già sia il progetto che il direttore dei lavori». Tra una crisi e l’altra però non è successo nulla.

E si arriva al Bullicame. «I volontari che fanno la guardia pulivano le vasche – continua Faperdue - mantenendo un certo decoro. Poi è arrivato l’ordine di astenersi fal fare ogni tipo di pulizia: mancherebbe l’assicurazione». Adesso «il Bullicame giorno dopo giorno è sempre più in declino». Da chi è giunto l’ordine? «Dalla precedente amministrazione».

Lunedì Faperdue ha incontrato il direttore di miniera, Giuseppe Pagano, cui ha chiesto lumi. «La callara è una giungla, l’orto botanico sostiene che le piante autoctone, tra cui il giunco, non si possono toccare. E a togliere le altre il Comune non ha mandato nessuno, per cui lì se non si interviene diventerà una foresta».

Non solo: alla callara ora l’acqua c’è, «è piena, ma le vasche sono fredde, perché nel canale si è creato un dosso di travertino. Sono sei mesi che nessuno anche in questo caso interviene. Il tubo che porta l’acqua alle Terme dei Papi si è incrostato e ne lascia passare un quantitativo minimo. Se si intervenisse sul dosso l’acqua andrebbe tutta a beneficio delle vasche e non dello stabilimento termale». Il dubbio di Faperdue è che non si faccia nulla «in attesa che con l’idrogetto non si pulisca il tubo».

Faperdue ha già informato il prefetto Giovanni Bruno e ora lancia l’appello a lui e al commissario Antonella Scolamiero: «Li prego di risolvere questi problemi, non si capisce perché non si riesca a fare. Chiudere le Zitelle è un lavoro complesso e richiederà mesi, ma per togliere un dosso di travertino ci vuole un quarto d’ora. Se no così il Bullicame è condannato a morte». A proposito, Faperdue ha scritto al senatore Umberto Fusco riconsegnando l’incarico di responsabile del dipartimento termalismo del partito. Il cui ultimo assessore era proprio della Lega: Claudio Ubertini.

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