Ecobonus e bonus facciate, la truffa di Avellino: lavori falsi ma soldi veri

Non solo imprese inesistenti, ma anche immobili inesistenti, che venivano in alcuni casi indicati in comuni italiani inesistenti

Ponteggi su palazzi per la ristrutturazione delle facciate
Ponteggi su palazzi per la ristrutturazione delle facciate
di Alessandra Montalbetti
Giovedì 23 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. 16:34
5 Minuti di Lettura

Una rete di truffatori che, utilizzando prevalentemente prestanome, tra cui persone senza fissa dimora, insomma clochard, percettori di reddito di cittadinanza, persone decedute o con precedenti penali, aveva creato un numero imprecisato di imprese inesistenti per riscuotere crediti di imposta fittizi per «Ecobonus» e «Bonus Facciate» per 1,7 miliardi di euro. Non soltanto imprese inesistenti, ma anche immobili inesistenti, che venivano in alcuni casi indicati in comuni italiani inesistenti. Il tutto per accedere ai benefici del 110%. Di imprese e imprenditori nemmeno l'ombra.

Sul Bonus edilizio scatta la morsa della Guardia di Finanza, due i sequestri record effettuati in Campania e in Piemonte. Con il doppio sequestro sono stati bloccati oltre 3 miliardi di euro grazie alle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza in collaborazione con l'Agenzia delle Entrate. L'indagine principale è stata coordinata dalla Procura di Avellino riguardante una maxi truffa messa a segno con i bonus per l'edilizia, «Ecobonus» e «Bonus Facciate». Bloccati nei cassetti fiscali degli indagati crediti d'imposta fittizi, per circa 1,7 miliardi di euro, dagli agenti della Guardia di Finanza di Avellino e di Napoli. Quello effettuato ieri è uno dei sequestri di crediti d'imposta più alto di sempre. Nell'arco della giornata di ieri sono state effettuate decine di perquisizioni nelle province di Napoli, Avellino, Salerno, Milano, Lodi, Torino, Pisa, Modena e Ferrara nei confronti di 21 indagati accusati di reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato. Raggiunti dall'informazione di garanzia Giuseppe Speranza, Kevin De Vito, Giuseppina Monetti, Vincenzo Ferrante, Carmine Antonio Troise, Rita Coretta, Maria Teresa Di Paolo, tutti di Avellino e provincia, Bahaa Said di Cinisello Balsamo, Giorgio Diotto di Moncalieri, Mauro Fogli di Fiscaglia, Ana Alconcher Contreras di Modena, Antonio L'Incesso di Volterra, Hassan Elbamby Hassan Mohamed di Lodi, Antonio Megna di Modena, Antonio Ciccone di Milano, Mario Greco di Napoli, Stefanina Stellato di Salerno, Rosa Improta di Scafati, Sabato Vivone di Eboli, Alfonso Ferrara di Angri e Fortunata Scafa di Salerno.

A dare il via all'indagine - che la Procura di Avellino ha delegato ai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli e del Gruppo di Avellino - è stata un'analisi di rischio del Settore Contrasto Illeciti dell'Agenzia delle Entrate.

Ad Avellino sarebbero state presentate le comunicazioni per la cessione dei crediti inesistenti e dall'Irpinia sarebbero stati lanciati gli alert su diverse società intestate all'indagato Giuseppe Speranza, sottoposto al decreto di perquisizione e sequestro anche dei timbri aziendali.

Dai controlli effettuati dagli agenti delle fiamme gialle sono emersi fattori di rischio nelle comunicazioni di cessione in quanto erano state intestate a persone senza fissa dimora, persone decedute e ancora gravate da precedenti penali. Sono state inoltrate istanze anche per immobili inesistenti, senza fatture assenti oppure riportanti importi incoerenti. Dunque errori marchiani che non sono sfuggiti ai controlli incrociati degli agenti della guardia di finanza. Stando alle indagini effettuate dagli inquirenti come si legge nel decreto di perquisizione e sequestro i 21 indagati avrebbero posto in essere un'associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di delitti di truffa aggravata per il conseguimento di contributi a carico dello Stato relativi ai bonus edilizi.

In particolare gli indagati stando a quanto sostenuto dagli inquirenti avrebbero conseguito i contributi per interventi di riqualificazione energetica eco-bonus con possibilità di recupero di una percentuale, variabile tra il 50 e l'85 % a seconda del tipo di intervento e delle caratteristiche di zona, delle spese sostenute per i lavori e delle possibilità di cessione del credito generato. I contributi da bonus edilizi venivano creati con le trasmissioni all'agenzia delle entrate del modello previsto per la comunicazione dei lavori, in realtà mai eseguiti o addirittura riguardanti immobili catastalmente inesistenti e contestualmente ceduti a sé stessi, in qualità di fornitori di beni e servizi relativi agli interventi agevolati.

Ma quella di ieri è stata una giornata importante sul fronte delle indagini in quanto è stata scoperta un'altra maxi-frode nei bonus edilizi dalla Guardia di Finanza di Asti. In questo caso sono state eseguite misure di custodia cautelare, disposte dal gip del tribunale di Asti, nei confronti di 10 persone, accusate a vario titolo dei reati di associazione a delinquere, truffa nei confronti di Enti Pubblici, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Gli agenti hanno dato seguito ad un decreto di sequestro ai fini della confisca, di crediti fiscali, profitti illeciti, immobili e altre disponibilità per oltre un miliardo e mezzo. Le indagini coordinate dalla procura di Asti sono partite tra agosto e settembre 2022 su una truffa messa in piedi da un gruppo radicato tra la Campania e il Veneto che vedeva coinvolte 37 persone e 68 società. L'enorme quantità di crediti fiscali che la banda poteva vantare era «stata generata solo sulla carta spiegano i finanzieri astigiani innanzitutto grazie all'opera di un commercialista con studio al Vomero a Napoli, e a un suo stretto collaboratore, cittadino albanese, con studio a Schio, in provincia di Vicenza». Il professionista sfruttava partite Iva intestate a prestanome, che accumulavano nei cassetti fiscali dati falsi.

Video

«Non si può parlare di imprenditori, dato che le società esistevano soltanto sulla carta e in qualche caso erano da tempo non operative», sottolinea il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Avellino, Salvatore Minale, che insieme alle Fiamme Gialle di Napoli, ha disarticolato l'organizzazione (il coordinamento è stato del procuratore della repubblica di Avellino, Domenico Airoma) che nel corso degli ultimi mesi e su base quotidiana ha inviato alla Agenzia delle Entrate un elevatissimo numero di comunicazioni di cessione del credito di imposta. Qualcosa come 18 mila istanze sono state presentate in pochissimo tempo soltanto all'agenzia delle entrate di Avellino. Un pool in procura con funzionari dell'Agenzia e magistrati ha passato al vaglio la documentazione per accedere ai crediti fiscali. Il risultato dlele indagini è relativo ai documenti presentati prima dell'entrata in vigore del decreto legge anti fronde del 2021 che ha poi imposto il controllo delle agenzia delle entrate e degli intermediari professionali. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA